Centrare la diagnosi con un colpo di Balestri
Da qualche settimana ho occasione di ascoltare la trasmissione radiofonica pomeridiana di Marco Balestri (radio 101), nella quale si affrontano temi delicati e personali (alcuni argomenti sono stati: i comportamenti autodistruttivi, l’uso di droghe o le rivincite della vita). Circa una settimana fa una ascoltatrice è stata contattata telefonicamente per parlare della sua storia e del suo Disturbo Bipolare. Marco Balestri ha informato gli ascoltatori riguardo la natura di questo disturbo, definendolo, con la sicurezza di un esperto, “Schizofrenia”. La ragazza al telefono non ha fatto precisazioni e ha lasciato parlare, e mi ha fatto una tenerezza infinita. Dati i temi trattati, penso che questo programma venga ascoltato da persone “sensibili”; per questo motivo credo che gli interventi (in alcuni casi banali e disinformati e “disinformanti”) di questo conduttore, effettuati con l’atteggiamento di un professionista della psiche, possano diventare poco tutelanti per chi ascolta e chi partecipa al programma raccontando la sua storia.
Lettera firmata
TRASMISSIONE RADIOFONICA ANDATA IN ONDA IL 13/06/2011 SU RADIO 101
Link alla registrazione della puntata:
http://www.r101.it/radio/podcast_dettaglio.php?numpodcast=5&id=5745
COMMENTO REDAZIONALE DELLA DR.SSA MANUELA MATERDOMINI
Non avevo ancora avuto il piacere di imbattermi nel programma radiofonico di Marco Balestri che va in onda su Radio 101, dal titolo accattivante “Molto personale”, fino a quando, qualche giorno fa, non è giunta alla Redazione la segnalazione di una collega sulla puntata andata in onda il 13 Giugno, dal titolo LE GRANDI IMPRESE. Quale occasione migliore, mi sono detta, per conoscere la trasmissione? Digitavo su google le parole Marco Balestri – Radio 101 – Molto Personale e intanto pensavo al Ponte sullo Stretto di Messina e all’ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria. Un paio di click dopo la faccia di Balestri mi sorrideva dallo schermo ed io, cuffiette alle orecchie, mi sintonizzavo concentrata sul podcast. In diretta telefonica da Rimini, una signora sulla quarantina è invitata a raccontare la sua personale grande impresa e cioè, cito testualmente Balestri: “vincere (una) delle malattie che spesso sono reputate incurabili…una malattia che riguarda sempre più persone: il Disturbo Bipolare, meglio noto come Schizofrenia nell’evoluzione della malattia…”. Nonononono. Un momento. Torno indietro con il cursore per riascoltare il file, ma realizzo con sgomento di aver sentito chiaro. Vado avanti nell’ascolto e la puntata si trasforma in un coacervo di strafalcioni e luoghi comuni di bassa lega. Marco Balestri, e insieme con lui gli autori del programma, commettono degli errori di contenuto molto grossolani, maneggiando codici nosografici con una disinvoltura così imbarazzante da far scappare una risata. Sappiamo bene, infatti, che il Disturbo Bipolare appartiene alla classe diagnostica dei Disturbi del Tono dell’Umore e che esso non si trasforma magicamente lungo il decorso in Schizofrenia che, invece, rientra nella classe delle Psicosi. Non sappiamo, invece, sulla base di quali fonti epidemiologiche Balestri ad un certo punto asserisca che il disturbo bipolare riguarda sempre più persone (in Italia o nel mondo?). Il difetto però risiede anche nella forma che sa tanto di qualunquismo spicciolo, perpetrato sicuramente con le migliori intenzioni: far sentire la signora in buona compagnia: “Siamo tutti un po’ borderline in questa società schizofrenica”; consolarla addirittura, quando la signora esprime il desiderio che si parli di più, a livello mediatico, delle forme di disagio mentale e dell’isolamento sociale che spesso affligge chi ne soffre, perché c’è chi sta peggio di lei: “Vuoi mettere la tua schizofrenia con quella dei media, che un giorno dicono una cosa e il giorno dopo ne dicono un’altra?”. A voler essere proprio pessimisti, l’entità del danno procurato dalla diffusione di informazioni così errate e confuse potrebbe essere direttamente proporzionale al numero degli ascoltatori della trasmissione. A voler essere ottimisti, invece…pure.
PARERE DEL PROF. GIORGIO BLANDINO
In merito alla trasmissione radiofonica pomeridiana condotta da Marco Balestri su Radio 101, nella quale si affrontano temi delicati e personali – dopo averla risentita in podcast su segnalazione della redazione di OPM, in funzione di un commento – posso dire che ben si comprende lo stupore e la stizza che suscita in qualunque psicologo, anche appena laureato, per la sequela di strafalcioni e confusioni diagnostiche (disturbo bipolare e schizofrenia, equiparate in base al fatto che sono entrambe psicosi, come se si equiparasse la leucemia col cancro alla prostata per il fatto che sono entrambi tumori); di confusioni disciplinari (tra medicina e psicologia), di giudizi irresponsabili (mi sembri risolta).
Ma devo dire anche che, non trattandosi di cosa seria, non meriterebbe la nostra attenzione.
E tuttavia non si può non sottolineare la presunzione di un conduttore – già distintosi per precedenti trasmissioni di tipo sadico quali “scherzi a parte” – che, con lo scopo apparente di discutere di problemi umani e rassicurare il problematico ascoltatore di turno, si mette a far dello psicologismo da strapazzo finendo per infilare una sequela di banalità e luoghi comuni quali ad esempio: “siamo tutti borderline in questa società schizofrenica” (mancava solo aggiungesse: “perché non ci sono più le mezze stagioni”). Commenti che fanno venire in mente un vecchio personaggio di Alto gradimento, la trasmissione radiofonica di Arbore e Boncompagni che i meno giovani ben ricorderanno, dove un tal professor Aristogitone, dopo aver fatto un elenco interminabile dei suoi titoli d’onore, concludeva dicendo: “e sono anche socio Aci fin dal 1919”. Ecco quando Balestri afferma spensieratamente: in fondo siamo tutti un po’ schizofrenici e borderline (a parte che verrebbe da dirgli: “parla per te”, visto che dice di conoscere i problemi “da vicino”) dimentica di aggiungere: “ e soci Aci fin dal 1919”. Ma forse il nostro credeva di essere ancora su scherzi a parte.
Dunque? “Non ti curar di loro, ma guarda e passa e più non dimandare”.
Purtroppo Però, anche questa sequenza di puri fonemi, rimanda a problemi di fondo ben più importanti.
Infatti se affermazioni come quelle del Balestri venissero fatte rispetto a problematiche mediche – poniamo che il conduttore avesse detto, per rifarmi all’esempio di prima: “lei ha un cancro alla prostata cioè ha la leucemia” – immediatamente protesterebbero non solo i medici (se non addirittura l’ordine dei medici) contro questo quasi abuso della professione medica, ma addirittura gli stessi ascoltatori. Perché, rispetto alle tematiche mediche, così come anche rispetto a tematiche – che so? – di astrofisica o di giurisprudenza o di chimica organica, nessuno si permetterebbe mai di fare affermazioni gratuite, senza una competenza specifica e certificata. Invece, per quanto le tematiche psicologiche, non solo qualunque presentatore, ma anche qualunque passante, in qualunque trasmissione radiotelevisiva, si permette di lasciarsi andare a commenti qualunquisti.
Allora il vero problema che si staglia sullo sfondo è: come si può fare per contrastare usi così distorti e antipsicologici della psicologia?
Forse, in una certa misura è impossibile poiché sulle tematiche psicologiche chiunque si ritiene in diritto di dire il proprio pensiero, essendo che le medesime riguardano tutti noi.
Purtroppo tali abusi danneggiano l’utenza prima ancora che gli psicologi. Infatti, in casi come quello che qui è in questione, se davvero un interlocutore sofferente prendesse sul serio ciò che il conduttore dice, come minimo gli verrebbero i sudori freddi sentendosi definire pubblicamente e allegramente schizofrenico (come dicesse: biondo, bruno o castano), salvo rassicurarsi subito dopo per la sicura valutazione diagnostica ex post: “ma ora sei risolto”. Straordinario! Assumetelo come consulente fisso del Ministero della Salute un individuo così, per la sua capacità di diagnosi a distanza. Cagliostro non saprebbe fare meglio.
Tuttavia, forse, qualcosa si può fare e questo qualcosa passa proprio attraverso una continua, costante e attenta opera di monitorizzazione di situazioni del genere e di vigorose stigmatizzazione pubbliche, se necessario anche con proteste scritte. Dunque è importante stare sempre all’erta, come psicologi, per difendere non se stessi, ma la scientificità della nostra scienza contro le sue banalizzazioni e la correttezza professionale e delle informazioni che vengono date. Senza prestarsi, collusivamente, a certe situazioni mediatiche.
E senza dimenticarsi, in certi casi, di spegnere la radio o cambiare canale.