Cento Vetrine: quando la psicologia trash fa audience

SEGNALAZIONI

In merito a segnalazioni sulla psicologia maltrattata nei media, vorrei segnalare che nelle ultime due settimane si è messa in mostra un’immagine totalmente falsata dello psicologo (facendo peraltro una sommaria e selvaggia sovrapposizione di termini come psicologo, psicoterapia etc…) sulla soap di Canale 5 “Centovetrine”, dove la figura assolutamente irreale della nostra professione perde ancor più di credibilità e di valore agli occhi dei milioni di telespettatori che la vedono e la conoscono spesso filtrata solo attraverso questi scempi televisivi, cosa che alimenta ancor di più il pregiudizio nei nostri confronti. Spero questa segnalazione torni utile a tutti noi.

Lettera firmata

Salve, scrivo perché sto guardando una puntata di Centovetrine su Canale 5 e in questo periodo uno dei personaggi ricorre all’aiuto di una psicologa psicoterapeuta. Quello che mi ha infastidito oggi è che questa psicologa scrive per il paziente dopo una sola seduta un certificato in cui dichiara che è completamente sano. Ovviamente quel certificato (o meglio relazione) non è corretto e il telespettatore lo sa, ma non sa che non si può fare dopo un solo incontro un certificato del genere. Inoltre, dopo qualche giorno il personaggio paziente capisce di aver bisogno di aiuto e torna dalla psicologa che gli ha scritto che stava bene. Già questo una persona comune non lo fa perché si rende conto che quella psicologa è un’incompetente nel momento in cui verifica sulla propria pelle che non è vero che sta bene. Inoltre al terzo incontro (uno per il certificato, uno quando il paziente torna e quello di oggi) fa intervenire senza dire nulla al paziente la donna per la quale lui sta male. Lui ovviamente si arrabbia e se ne va e la psicologa cosa fa? Non contenta dice alla donna che il problema del paziente devono risolverlo loro con colloqui in cui lei non sarà presente perché altrimenti la sua presenza potrebbe interferire. Che fanno gli psicologi tra di loro? Io credo che questa presentazione della nostra professione sia del tutto sbagliata e deviante. Poi potrei sbagliare io, ma tanto per cominciare, e chiedo scusa per la ripetitività, dopo un solo incontro non si può fare una relazione diagnostica; poi non si può chiamare a colloquio una terza persona senza informarne o chiederne il permesso al paziente (lui questo lo dice e la psicologa risponde candidamente: “Glie lo sto chiedendo adesso”… MA SI PUOOOO!!!); terzo, non si può dire a questa terza persona che deve convincere il paziente a fare colloqui con lei invece che con la psicologa; infine, non si può dire “Altrimenti la mia presenza potrebbe interferire tra voi”: sta alla professionalità della psicologa non rendere interferente la sua presenza. Per favore se le mie osservazioni sono giuste fatele notare; in caso contrario vorrei delucidazioni in merito. Grazie.

Agnese Tiziana Magno

FONTI ORIGINALI

http://www.youtube.com/watch?v=U-f8Dhw_G9c

http://www.youtube.com/watch?v=WZC5Ox7m_o4

http://www.youtube.com/watch?v=KjlMAQkcoiM

COMMENTO REDAZIONALE A CURA DELLA DR.SSA MANUELA MATERDOMINI

Due colleghe ci segnalano con sdegno che nella soap opera Cento Vetrine trasmessa dalla Mediaset (Canale 5) ha fatto capolino, da qualche puntata, il personaggio di una psicologa che getta un’ombra di vergogna (per usare un eufemismo) sulla nostra categoria. Ebbene, le colleghe potrebbero addirittura rabbrividire se sapessero che, ogni giorno, la trasmissione è seguita da oltre quattro milioni di persone. Ma come dare torto ai fedeli telespettatori? Avranno il diritto o no di farsi quattro risate sprofondati nel sofà di casa o in attesa del proprio turno per il caffè nei bar affollati, tra il tintinnio dei cucchiaini sulle tazze e l’odore di panino riscaldato? Per scordare i guai, si sa, la risata è un toccasana! E allora, che lo spettacolo abbia inizio:

1) La psicologa scrive per il paziente dopo una sola seduta un certificato in cui dichiara che è completamente sano;

2) al terzo incontro fa intervenire senza dire nulla al paziente la donna per la quale lui sta male;

3) il paziente entra casualmente nello studio della psicologa e trova le due donne insieme, scena trita e ritrita della serie «O mio Dio mio marito» o anche «Non è come pensi tu»;

4) il paziente, che sembra proprio il più sano di tutti, si arrabbia e se ne va e la psicologa cosa fa? Non contenta dice alla donna che il problema del paziente devono risolverlo loro con colloqui in cui lei, la psicologa, non sarà presente perché altrimenti la sua presenza potrebbe interferire con il transfert. Lei li spierà con una telecamera (citazione “dotta” dei reality che tanto ci piacciono);

5) la psicologa scandisce fin troppo le parole ed ha un tono di voce così impostato da ricordare la voce registrata delle signorine che illustrano le tariffe dei gestori telefonici;

6) il paziente vince una bella diagnosi di alessitimia, nonostante sembri l’unico del trio a presentare delle risposte emotive adeguate.

Potremmo andare avanti ancora e ancora e, a parte gli scherzi, condividiamo l’imbarazzo di trovarsi di fronte ad una rappresentazione così irrealistica della nostra categoria.

Tuttavia, ahinoi, si tratta di una fiction e la costruzione dei personaggi (non si offendano gli autori) particolarmente grossolana e dozzinale non risponde di certo ad esigenze di adesione alla realtà. Ma questo sarebbe il problema secondario. Il punto sembra essere che, in linea con la sempre più diffusa politica televisiva, Cento Vetrine sembra finalizzata a quell’intrattenimento ormai frequente che non richiede alcun tipo di attività elettroencefalografica e alla diffusione dei luoghi comuni della peggior specie. Possiamo ipotizzare che la soap rientri a pieno titolo in quei format televisivi che scoraggiano l’esercizio del pensiero critico e favoriscono, al contrario, l’adesione a modelli imposti basati sul culto dell’apparenza, della stupidità e della volgarità. D’altra parte, il nome della soap la dice lunga: Centro Vetrine è il centro commerciale attorno al quale ruotano le storie dei diversi personaggi. E non poteva essere altrimenti se pensiamo che l’ex proprietario delle reti Mediaset possedeva contemporaneamente alcune grandi case editrici, testate giornalistiche, case di produzione cinematografiche. Se era, insomma, uno dei maggiori imprenditori italiani. Quale spessore ci potevamo aspettare nella caratterizzazione dei personaggi in una soap che ha come fulcro, almeno apparente, un luogo di mercificazione e di consumo? Perché il personaggio della psicologa avrebbe dovuto distaccarsi dagli altri?

Sulla base di questi spunti di riflessione, non ci sembra che questo sia un caso “puro” di maltrattamento mediatico.  Più che altro, si tratta di scegliere quale tipo di comicità apprezziamo di più.

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4 Comments

  1. Per evitare equivoci dirò subito che condivido il “fastidio” provato dalla collega per la trasmissione nella quale la psicoterapeuta si comporta e parla da psicologa di “Beautiful”.
    Detto questo vorrei però aggiungere come commento ai “si puo?” della collega, che ella non può non essere al corrente che ci sono terapie (efficaci) che non chiamano “paziente” il loro cliente, che non fanno diagnosi e che non si pongono l’obiettivo di trovare problemi o malattie, ma, semmai, quello contrario di normalizzare ciò che può “urtare” alcuni ordini morali ; e che soprattutto si battono perché sia rispettato il diritto alle differenze individuali e affinché si smetta di dire, per esempio ad una persona triste, “lei è un depresso”.
    Il tutto può lasciare tracce efficaci anche dopo una sola seduta, nella quale si dice ” Lei va bene così”.
    Marco Vinicio Masoni

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  2. Non guardo Centovetrine e programmi similari, ma voglio fare un paio di commenti.
    La fiction è finzione, racconto, narrazione, intrattenimento e evasione, non fa e non è tenuta a fare esegesi.
    Questo lo spettatore lo sa: si lascia distrarre, si immerge, magari, ma non è così beota da confonderla con la realtà. La gente sa benissimo che i medici dell’ospedale dove si reca non sono George Clooney e non fanno le mirabilia di quelli “in prima linea”, e se facendosi ricoverare incontrasse dr. House penserebbe subito di essere su un set. La gente sa che la realtà è altro dalla rappresentazione e che le psicologhe nel mondo reale non sono come quelle rappresentate.
    La gente non è stupida come la si dipinge.
    Quanto al porre diagnosi dopo un solo incontro, rilevo due aspetti:
    1 – la diagnosi secondo il DSM si pone confrontando quanto riportato dal cliente con i criteri del manuale, è una diagnosi oggettiva, ateorica, nosografica, basata sul sintomo. Una diagnosi secondo il DSM si può fare tranquillamente al primo incontro, se vogliamo stare a dati oggettivi e se prendiamo per vero quello che il cliente, ed eventualmente chi lo accompagna, riporta. In caso contrario dobbiamo pensare che lo psicologo è una sorta di inquisitore che deve scoprire, al di là di quanto gli viene riferito, la vera verità di un “paziente” che si discosta, evidentemente, da quanto il diagnosta considera “normalità”, in ciò evidenziando patologia, laddove altro investigatore non può riscontrare responsabilità civile o penale.
    2 – Altro è il caso di una relazione personologica, che certamente richiede approfondimenti e interpretazioni in ordine anche all’eziopatogenesi dei disturbi presentati.
    Ma la psicodiagnostica pura e semplice è un confronto tra sintomi riportati (sintomi in senso lato) e criteri sindromici.
    Poi, è ovvio che una diagnosi di “sana e robusta costituzione psichica” è un non senso, in quanto si può diagnosticare una patologia, ma sulla possibilità di diagnosticare la saltue, ossia certificare l’assenza di qualsiasi disturbo, anche latente o sottosoglia, si pongono dubbi più che legittimi. Ma credo sia chiaro a tutti che, in qualsiasi situazione rilevante, è quanto meno più di uno specialista chiamato ad esprimersi sul grado di sanità mentale di un soggetto, e gli specialisti, se sono tali, esplicitano le metodologie e le prassi espletate, oltre che le teorie di riferimento che hanno utilizzato per esprimere il loro giudizio.
    Conclusione: vista la deprimente situazione del mercato della psicologia, il mio parere è che… basta che se ne parli. Nella nostra praxi, nei nostri studi, avremo modo di dimostrare come davvero si fa psicologia.

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  3. Sono uno studente ventenne di lingue e comunicazione, SENZA alcuna competenza nell’ambito della psicologia.
    Detto questo, trovo veramente esagerata critica verso la soap opera di Canale 5, che seguo, con la dovuta leggerezza, da ben dieci anni!
    La soap, genere di massa, si basa su luoghi comuni, situazioni tipiche, sfondi condivisi e riconoscibili dalla maggior parte dei telespettatori e soprattutto non si propone (e mai lo farà) di essere un racconto fedele della realtà.
    Il ruolo della psicologa Innocenti (interpretato dall’attrice Vera Castagna) è uno dei classici ruoli comprimari, funzionale allo sviluppo della trama e, come tale, è stato creato per poter far avvicinare due personaggi che dovranno vivere una storia d’amore.
    Essendo stati protagonisti, i due personaggi di Carol e Adriano, di un dramma nel Sud America seguono questa terapia che in sostanza è l’escamotage per riaccendere la passione tra loro.
    Tutto qui. La psicologa è solo un pretesto per studiare i loro sentimenti, far rivivere loro le emozioni del passato e rinnovarle, nel presente.
    Io, da telespettatore, non ho di certo pensato che esistano professionisti che agiscono così, proprio perchè questo è un prodotto della finzione. Una fiction. Così come non ho mai pensato che i medici s’innamorino tutti tra di loro (come succede nelle soap) o che i poliziotti siano tutti belli come quelli delle serie tv.
    Impariamo a distinguere realtà e finzione. Non possiamo pensare che una soap che deve “sfornare” 240 puntate in un anno, dedichi sette/otto mesi alle sedute dallo psicologo. Il plot è veloce, fatto di molti espedienti. La vostra professione è stata “presa in prestito” senza alcun intento d’offendere, come è stato fatto con mille altre professioni che sono state raccontate con superficialità, caratterizzandole eccessivamente.
    Grazie

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  4. sono una persona che quarda la soap,ma indignata per le troppe scene quasi pari ad un film porno.Non sembra un’esagerazione visto l’ora in cui va in onda?

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