Come le emozioni colorano i nostri pensieri

GALASSIAMENTE
12/04/2010
di ROSALBA MICELI

Seguendo le intuizioni dello psicologo sperimentale Edward Titchener, la psicologia studia l’esperienza in quanto dipendente dal soggetto esperiente, a differenza di altre discipline scientifiche, quali la fisica. Il nostro umore può avere effetti sul modo con cui percepiamo la valenza emotiva di una situazione e la rappresentiamo mentalmente e visivamente. Quando si è sorridenti sembra che tutto il mondo sorrida con noi, quando non si è arrabbiati o tristi, anche gli altri ci appaiono meno arrabbiati e meno tristi. Per mostrare come il nostro umore colori i nostri pensieri, un gruppo di ricerca guidato da Peter Whorwell, docente di medicina presso l’Università di Manchester, nel Regno Unito, ha ideato una “ruota dei colori”, uno strumento che permette di identificare e quantificare alcuni stati affettivi, in soggetti normali, ansiosi e depressi.

“I colori sono utilizzati frequentemente per descrivere le emozioni, basti pensare ad alcune espressioni idiomatiche come “rosso di rabbia” o “verde d’invidia” – spiega Whorwell – tuttavia l’argomento non è mai stato affrontato con serie ricerche scientifiche, ed è rimasto confinato nell’aneddotica”. I ricercatori hanno realizzato una ruota dei colori, definita “The Manchester Colour Wheel” comprendente bianco e nero (con sfumature fino al grigio) e quattro tonalità di rosso, arancione, giallo, verde, blu, viola, marrone e rosa. A questo punto hanno chiesto ad un campione di soggetti adulti sani (105 volontari con stabile tono dell’umore) di indicare quale colore li attirasse maggiormente, quale fosse il preferito e infine quale colore avrebbero usato per descrivere lo stato d’animo in quel preciso momento. Le stesse domande sono state sottoposte ad un gruppo composto da 108 soggetti ansiosi e ad un campione formato da 110 individui depressi, identificati preventivamente in base alle risposte ad un questionario (The hospital anxiety and depression scale). Il test è stato ripetuto a distanza di due settimane ad un gruppo di 59 volontari sani per valutarne la riproducibilità. I risultati, pubblicati sulla rivista ad accesso libero “BMC Medical Research Methodology”, mostrano che la maggior parte dei volontari sani che degli ansiosi e dei depressi indica il giallo come colore che li attrae di più, il blu come colore preferito, mentre una significativa differenza riguarda la scelta del colore che riflette lo stato emotivo del momento: i soggetti sani usualmente scelgono il giallo, mentre ansiosi e depressi selezionano il grigio.

Il grigio è dunque il colore che meglio di altri rappresenta la desolazione, spesso intrisa di ansia, che caratterizza la depressione? “Questa descrizione suggerisce l’ipotesi che i pazienti depressi tendono a vedere la loro vita come monocromatica o come se avesse perso una vasta gamma di color”, sostiene Whorwell. Una indiretta conferma proviene dalla constatazione che, rispetto ai soggetti sani, i soggetti depressi associano più facilmente un colore con un particolare stato emotivo, quasi escludendo la possibilità di variazioni policromatiche.

Un altro gruppo di volontari (204 soggetti sani), infine, doveva scegliere le connotazioni (positivo, negativo, neutro) da associare ad alcuni colori. L’esperimento è stato effettuato anche con individui ansiosi o depressi. Dalla comparazione dei risultati si rileva che i soggetti con ansietà o depressione mostrano una diversa configurazione nella scelta dei colori rispetto ai soggetti sani.

Il gruppo di ricerca ritiene che la ruota dei colori possa costituire un metodo semplice e riproducibile per valutare la presenza di disturbi depressivi nei bambini o in soggetti con difficoltà di comunicazione a livello verbale, anche se necessita di ulteriori prove di validazione nei bambini ed in individui appartenenti a diversi gruppi etnici (la scelta dei colori può essere influenzata anche dalla cultura di appartenenza; ad esempio, il bianco può essere il colore preferito in alcune culture orientali, mentre viene occasionalmente scelto in quelle occidentali).

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4 Comments

  1. Mi sembra che i ricercatori non abbiano mai sentito parlare degli studi di Luscher.
    Dissento, quindi, sull’affermazione “tuttavia l’argomento non è mai stato affrontato con serie ricerche scientifiche, ed è rimasto confinato nell’aneddotica”.

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  2. Sì, direi che non hanno mai sentito parlare nè di Luscher, nè del suo test che è già stato ampiamente riconosciuto valido, non solo per diagnosticare disturbi come la depressione, sia nei bambini che negli adulti, ma in moltissime altre situazioni, come anche la selezione del personale. Inoltre, l’importanza del test è data dal fatto che i colori scelti da Luscher, non sono influenzati dalla cultura, ma sono degli stimoli oggettivi che attivano in tutte le persone la stessa risposta fisiologica.

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  3. scusate ma qualcuno sa mica dirmi cortesemente il significato dei colori nel recente film di salvadores “happy family”?! l’ho appena visto e dopo uno studio trascendentale dell’utilizzo dei colori nella fotografia non sono giunto a una conclusione nè empirica nè tantomeno pratica. vi sarei grato se riusciste a rispondermi in maniera esaustiva e con tono colloquiale seppur analitico.
    (se deve prima guardare il film me lo dica rispondendo a questo messaggio, almeno avrò la certezza di una risposta una volta guardatolo.)
    claudio lacharolle de la defense.

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  4. concordo col mio omonimo…anche io ho visto quel film e pur trovandolo interessante e di sottile ironia evasiva, non sono riuscito a capire il significato dei colori.
    grazie
    claudio aquino

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