I fumatori sono meno intelligenti
SEGNALAZIONE
Oggi, mentre giravo in metro, ho sbirciato sul giornale (forse City) di una signora seduta accanto a me ed ho letto: I fumatori sono meno intelligenti.
Per questioni di decoro non riscrivo testualmente quello che ho pensato, ma vi dico che il titolo ha destato in me qualche dubbio… Ho dato un’occhiata sul web per trovare qualcosa a riguardo e tra i numerosi articoli trovati sotto questo titolo, vi prego di notare che in uno di questi, ad un certo punto, c’è scritto:
“Questi risultati – ha spiegato Mark Wieser, che ha coordinato lo studio – suggeriscono che gli adolescenti con un basso QI dovrebbero essere oggetto di campagne antifumo specifiche“.
Lettera firmata
ARTICOLO ORIGINALE
Mark Weiser, Salman Zarka, Nomi Werbeloff, Efrat Kravitz & Gad Lubin, “Cognitive test scores in male adolescent cigarette smokers compared to non-smokers: a population-based study”, Addiction, Feb2010, Vol. 105 Issue 2, pp. 358-363.
Abstract: Background Although previous studies indicate that people with lower intelligence quotient (IQ) scores are more likely to become cigarette smokers, IQ scores of siblings discordant for smoking and of adolescents who began smoking between ages 18-21 years have not been studied systematically.
Methods Each year a random sample of Israeli military recruits complete a smoking questionnaire. Cognitive functioning is assessed by the military using standardized tests equivalent to IQ.
Results Of 20 221 18-year-old males, 28.5% reported smoking at least one cigarette a day (smokers). An unadjusted comparison found that smokers scored 0.41 effect sizes (ES, P < 0.001) lower than non-smokers; adjusted analyses remained significant (adjusted ES = 0.27, P < 0.001). Adolescents smoking one to five, six to 10, 11-20 and 21+ cigarettes/day had cognitive test scores 0.14, 0.22, 0.33 and 0.5 adjusted ES poorer than those of non-smokers (P < 0.001). Adolescents who did not smoke by age 18, and then began to smoke between ages 18-21 had lower cognitive test scores compared to never-smokers (adjusted ES = 0.14, P < 0.001). An analysis of brothers discordant for smoking found that smoking brothers had lower cognitive scores than non-smoking brothers (adjusted ES = 0.27; P = 0.014).
Conclusion Controlled analyses from this large population-based cohort of male adolescents indicate that IQ scores are lower in male adolescents who smoke compared to non-smokers and in brothers who smoke compared to their non-smoking brothers. The IQs of adolescents who began smoking between ages 18-21 are lower than those of non-smokers. Adolescents with poorer IQ scores might be targeted for programmes designed to prevent smoking.
Traduzione: Studi presenti in letteratura. Gli studi precedenti svolti in questo ambito indicano che le persone che riportano punteggi più bassi nel quoziente di intelligenza (QI) diventeranno con maggiore probabilità dei fumatori. Tuttavia, ad oggi non stati effettuati degli studi sistematici dei punteggi di QI in coppie di fratelli in cui uno sia fumatore e l’altro no, né di adolescenti che inizino a fumare in età compresa tra i 18 e i 23 anni.
Metodi: ogni anno un campione di reclute militari israeliane selezionato in maniera casuale compila un questionario sul fumo. Il funzionamento cognitivo è valutato dall’équipe militare mediante l’utilizzo di test standardizzati equivalenti al QI.
Risultati: su 20 221 ragazzi di 18 anni, il 28.5% ha riportato di fumare almeno una sigaretta al giorno (fumatori). Da un confronto sui punteggi grezzi è emerso che i fumatori riportavano un punteggio relativo alle dimensioni dell’effetto di 0.41 (DE, P < 0.001) più basso rispetto ai non fumatori; nelle analisi standardizzate la differenza rimaneva significativa (DE standardizzata = 0.27, P < 0.001). Gli adolescenti che fumavano da 1 a 5 sigarette al giorno, da 6 a 10, 11-20 e da 21 in su presentavano dei punteggi, nei test cognitivi, di dimensione dell’effetto standardizzata di 0.14, 0.22, 0.33 e 0.5 più bassa rispetto ai non fumatori (P < 0.001). Gli adolescenti che non avevano mai fumato fino ai 18 anni e che avevano iniziato in età compresa tra 18-21 riportavano punteggi più bassi nei test cognitivi rispetto a coloro che non avevano mai fumato (dimensione dell’effetto standardizzata = 0.14, P < 0.001). Un’indagine svolta su fratelli di cui uno fosse fumatore e l’altro no ha messo in evidenza che i fratelli fumatori, rispetto a quelli non fumatori, riportavano dei punteggi nei test cognitivi più bassi (DE standardizzata = 0.27; P = 0.014).
Conclusioni: dalle analisi controllate svolte su questa ampia coorte basata su popolazione di maschi adolescenti si evince che i punteggi di QI sono più bassi negli adolescenti fumatori rispetto ai non fumatori e, nei fratelli, tra il fratello fumatore e quello non fumatore. I punteggi di QI degli adolescenti che iniziano a fumare in età compresa tra i 18 e i 21 anni sono più bassi di quelli degli adolescenti che non fumano. Gli adolescenti con punteggi di QI più basso potrebbero essere oggetto di campagne antifumo specifiche.
LINK AD ARTICOLI CORRELATI
http://arabnews.com/lifestyle/food_health/article21691.ece
COMMENTO REDAZIONALE A CURA DELLE DR.SSE MANUELA MATERDOMINI E PIERA SERRA
Sulla base di numerosi studi effettuati nell’ambito della psicologia della salute (Pietrantoni, 2001; Woodruff, Candelaria, Laniado-Laborin, Sallis & Villaseñor, 2003; Alesci, Forster & Blaine, 2003; Taylor, Conard, O’Byrne, Haddock & Poston, 2004; Gordon & Young, 2004; Liu, 2003; Blitstein, Robinson, Murray, Klesges & Zbikowski, 2003; McGee, Williams, & Reeder 2003; Napoli, Marsiglia & Kulis, 2003; Perrine & Aloise-Young, 2004; Liu, 2004; Baker, Brandon & Chassin, 2004), possiamo ribadire che nella scelta di iniziare a fumare intervengono variabili socioculturali, interpersonali, psicosociali (Guarino, 2008), che esulano da capacità più puramente cognitive. Per esempio, chi di noi fuma ricorderà di aver iniziato forse anche per integrarsi nel gruppo di amici e conoscerà bene la sensazione di essere adulti che stringere la sigaretta tra le dita ci faceva provare.
Ciò non toglie merito e interesse alla ricerca svolta dal gruppo di studiosi israeliani diretti dal Prof. Weiser, la quale d’altronde conferma gli esiti di altri studi. Essa pone interrogativi degni di ulteriori indagini: forse gli adolescenti non fumatori sarebbero più capaci, rispetto ai coetanei fumatori, di fare un bilancio ragionato dei rischi-benefici legati al fumo? O la scelta di fumare è resa più probabile da maggiore difficoltà nella sfera relazionale a sua volta esito di strumenti cognitivi inferiori? O, ancora, vi è un fattore comune a monte della correlazione?
E’ rispondendo a questi interrogativi che si potrà massimizzare l’utilità dei dati per le iniziative di prevenzione del fumo: le campagne mirate ai meno intelligenti sono forse una proposta un po’ affrettata. Esse appaiono altresì di dubbia fattibilità: non si vede come sia possibile circoscrivere i ghetti dei meno intelligenti e ivi agire, stante la necessità di non far sapere niente a nessuno, per non umiliare i destinatari della campagna e attivare reazioni controproducenti.
La divulgazione al pubblico degli esiti della ricerca pone infine un importante interrogativo; è infatti il caso di chiederci se essa stessa possa esitare in qualche effetto sulla diffusione del fumo: una così umiliante connotazione all’immagine del fumatore potrà far desistere alcuni adolescenti dalla prima sigaretta? Inoltre su chi fuma leggere che chi fuma è meno intelligente produrrà una reazione repulsiva nei confronti della sigaretta o semplicemente una difesa come per esempio il non credere al giornalista o agli autori della ricerca?
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BIBLIOGRAFIA
Alesci, N. L., Forster, J. L., & Blaine, T. (2003). Smoking visibility, perceived acceptability, and frequency in various locations among youth and adults. Preventive Medicine: An International Journal Devoted to Practice and Theory, 36(3), 272-281.
Baker, T. B., Brandon, T. H., & Chassin, L. (2004). Motivational influences on cigarette smoking. Annual Review of Psychology, 55, 463-491.
Blitstein, J. L., Robinson, L. A., Murray, D. M., Klesges, R. C., & Zbikowski, S. M. (2003). Rapid progression to regular cigarette smoking among nonsmoking adolescents: Interactions with gender and ethnicity. Preventive Medicine: An International Journal Devoted to Practice and Theory, 36(4), 455-463.
Guarino, A. (2008). Fondamenti di Educazione alla salute. Teorie e Tecniche di intervento psicologico in adolescenza. Milano: Franco Angeli.
Liu, X. (2003). Cigarette smoking, life stress, and behavioral problems in chinese adolescents. Journal of Adolescent Health, 33(3), 189-192.
Liu, R. X. (2004). Parent-youth conflict and school Delinquency/Cigarette use: The moderating effects of gender and associations with achievement-oriented peers. Sociological Inquiry, 74(2), 271-297.
McGee, R., Williams, S., & Reeder, A. I. (2003). Adolescent nicotine use. Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, 42(3), 265.
Napoli, M., Marsiglia, F. F., & Kulis, S. (2003). Sense of belonging in school as a protective factor against drug among native american urban adolescents. Journal of Social Work Practice in the Addictions, 3(2), 25-41.
Perrine, N. E., & Aloise-Young, P. A. (2004). The role of self-monitoring in adolescents’ susceptibility to passive peer pressure. Personality and Individual Differences, 37(8), 1701-1716.
Pietrantoni, L. (2001) La Psicologia della Salute. Roma: Carocci.
Taylor, J. E., Conard, M. W., O’Byrne, K. K., Haddock, C. K., & Poston, W. S. C. (2004). Saturation of tobacco smoking models and risk of alcohol and tobacco use among adolescents. Journal of Adolescent Health, 35(3), 190-196.
Woodruff, S. I., Candelaria, J. I., Laniado-Laborín, R., Sallis, J. F., & Villaseñor, A. (2003). Availability of cigarettes as a risk factor for trial smoking in adolescents. American Journal of Health Behavior, 27(1), 84-88.
25 marzo 2010
Gent.me M. Materdomini e P.Serra
Dato che nel titolo non avete messo il punto interrogativo finale, spero abbiate la pazienza di leggere alcune note di uno stupido fumatore.
Vorrei suggerire un banalissimo elemento di riflessione, dato che, anche se non sposate completamente la causa di quei “ricercatori” vi siete astenute da una (dovuta) spietata stroncatura.
Sono troppe le codeterminanti della propensione a fumare per correlare l’abitudine a fumare ad un fattore come il Q.I. L’uovo di Colombo a volte funziona ancora, quando i pregiudizi vengono confenzionati con (apparente) scientificità.
La ricerca sul Q.I dei fumatori, documenta in realtà solo il Q.I. dei ricercatori stessi, che presumibilmente sono non fumatori e che presumibilmente sono propensi ad appoggiare le campagne antifumo: Q.I. in questo caso non basso, ma pietoso.
Il suggerimento è quindi, quando commentate “ricerche” di questo livello, di usare le vostre capacità intellettuali per essere un pochino più coraggiose perché, in quest’ epoca segnata dalla recrudescenza di gravi forme di intolleranza diffusa, solo le categorie che sono diventate lobby hanno armi per reagire, mentre gli extracomunitari e i fumatori vengono normalmente vessati dalla cultura di massa.
Il bello è che mentre tutti si affannano a rendere (per legge) la vita impossibile ai fumatori, sempre per legge tutti si affannano a mettere i filtri antiparticolato negli scarichi delle autovetture inondando l’aria di nanoparticelle che sono agenti cancerogeni della potenza di una bomba atomica.
Sarebbe carino che ogni tanto gli psicologi facessero il loro mestiere. Ma io non ci conto più.
So di essere indisciplinato, ma cerco in ogni caso di moderare gli impulsi con la riflessione critica. Vi invito, quindi, ad esaminare le basi razionali della mia intransigente opposizione all’intolleranza di qualsiasi tipo.
Sul tema delle nanoparticelle rinvio allo studio di Stefano Montanari pubblicato sul blog collettivo
http://tempovissuto.blogspot.com/
intitolato Nanoparticelle: informazione e business.
In quel blog (collettivo) si trovano anche tre miei post relativi alla “cultura del controllo”.
Sul tema del fumo rinvio invece al mio saggio liberamente scaricabile dalla pagina web
http://risorse-psicoterapia.org/irrazionalita_fumo.htm
Un cordiale saluto,
Ganfranco Ravaglia
P.S. Cara Piera, SE sei quella Piera Serra romagnola che conosco, più o meno coetanea di un quasi sessantenne come me e che non vedo da tanti anni, so per certo che hai le capacità per fare di meglio. Colgo l’occasione (nel caso sia tu) di mandarti un fraterno saluto compatibilissimo con la mia bellicosità ideologica, che riguarda come sempre le idee e non le persone.
29 marzo 2010
Gent.mo Dr. Ravaglia,
nel ringraziarla per l’attenzione che ha dedicato al nostro commento, vorrei invitarla a notare che noi stesse abbiamo evidenziato la necessità di tenere in considerazione le diverse codeterminanti della propensione a fumare. E lo abbiamo fatto riportando importanti studi condotti nell’ambito della psicologia della salute.
Per quanto riguarda le nostre capacità intellettuali e l’impegno profuso nello svolgimento della nostra professione, direi che il lavoro che facciamo all’interno dell’OPM ne rappresenta una degna testimonianza.
Cordiali Saluti
Dott.ssa Manuela Materdomini