L’Ordine Psicologi del Piemonte sul caso del falso psicologo. La giornalista del TG1 risponde

SEGNALAZIONE

[Abbiamo ricevuto questa segnalazione dal Prof. Giorgio Blandino, membro del nostro Comitato esperti]

Scrivo questa nota informativa all’Osservatorio sui media non in qualità di membro del gruppo dei collaboratori ma in qualità di Vicepresidente del Consiglio Regionale degli Psicologi del Piemonte, in rapporto a un episodio, verificatosi lunedi 8 marzo, alle ore 20,20 circa, durante il TG1, e di cui sono venuto a conoscenza casualmente.

In tale occasione si informavano i telespettatori della denuncia fatta dalla Guardia di Finanza a un sedicente psicologo di Ciriè (provincia di Toreino) per evasione fiscale e esercizio abusivo della professione, non risultando il soggetto in questione iscritto all’Albo degli Psicologi.

Nella parte finale del Servizio giornalistico, ragionando dei possibili danni psichici inferti alla clientela ignara del sedicente psicologo, veniva intervistato non uno/a psicologo/a bensì una neuropsichiatra la quale illustrava al pubblico la complessità della psiche e la necessità di trattarla con cautela e professionalità.

A fronte di questo grave misconoscimento della nostra professione mi attivai subito con i colleghi del direttivo del Consiglio regionale per inviare un comunicato stampa di protesta – che qui di seguito viene allegato – alla direzione e alla redazione cronaca del TG1 e alla giornalista autrice del servizio. Il comunicato stampa era a firma del presidente dell’Ordine piemontese

Va detto che, sorprendentemente, abituati come siamo alla frequente trascuratezza dei media nei confronti della serietà psicologica, abbiamo invece ricevuto una lettera di rammarico da parte della giornalista con richiesta di indicazioni precise a cui rivolgersi, in futuri casi, e suo numero di cellulare allegato. Riporto anche in tal caso la lettera di risposta (omettendo il numero di telefono della giornalista per evidenti motivi di riservatezza)

In conseguenza di questa precisazione, a nostra volta, abbiamo risposto che apprezzavamo la sua sensibilità e le abbiamo trasmessi gli indirizzi ufficiali dell’Ordine nazionale a cui rivolgersi in casi analoghi. Francamente non ci aspettavamo che avrebbero fatto un servizio di correzione, ma è già significativo che cabbiano risposto. Tutto è dunque – relativamente – bene ciò che – relativamente – finisce bene, soprattutto se si trovano giornalisti corretti.

Ma questo episodio conferma che occorre sempre fare attenzione a ciò che appare nei media e non mancare di far sentire la nostra voce. Talvolta accade che qualcuno ci ascolti anche.

Giorgio Blandino

Comunicato stampa del Consiglio Regionale Piemontese dell’Ordine degli Psicologi

Lunedì 8 marzo, alle ore 20,20 circa, il TG1 informava della denuncia fatta dalla Guardia di Finanza a un sedicente psicologo di Ciriè, per evasione fiscale e esercizio abusivo della professione, non risultando il soggetto in questione iscritto all’Albo degli Psicologi.

In merito a questo episodio l’Ordine degli Psicologi del Piemonte, mentre si compiace del fatto che sia stata data una corretta informazione su un comportamento illegale nell’ambito della professione psicologica, al tempo stesso sente il dovere di stigmatizzare fermamente la parte finale del Servizio giornalistico nella quale, ragionando dei possibili danni psichici inferti alla clientela ignara del sedicente psicologo, veniva intervistato non uno/a psicologo/a bensì una neuropsichiatra la quale illustrava al pubblico la complessità della psiche e la necessità di trattarla con cautela e professionalità.

Ci domandiamo se, a parti invertite, laddove si fosse trattato di un falso neuropsichiatra, il TG1 avrebbe intervistato uno psicologo!

La nostra professione è spesso bistrattata e soggetta a incursioni abusive clamorose, come nel caso in questione, o ancora più subdole.

Ma che un servizio giornalistico, in un’ora di massimo ascolto, la squalifichi ulteriormente al punto da non sentire il dovere di ascoltare il parere di un addetto ai lavori, appartenente alla stessa professione, ci pare francamente troppo e, soprattutto, sembra voler espellere gli psicologi dal loro legittimo campo per attribuirne le competenze ai medici!

Tra l’altro l’intervista ad un rappresentante del Consiglio regionale (o nazionale!) degli Psicologi, avrebbe consentito anche di avere corrette informazioni sulle modalità di riconoscimento in Italia delle lauree straniere (di cui dice di essere in possesso il sedicente psicologo arrestato). Le corrette informazioni, a tutela dei diritti e della salute del cittadino utente che si rivolge ad un professionista per essere curato, avendo il diritto di conoscere precisamente le sue competenze e i suoi titoli professionali, non possono che essere date dall’Ordine professionale di categoria.

Chiediamo pertanto che il TG1 rimedi a questo misconoscimento della professionalità psicologica con una intervista ad un rappresentante della categoria o, preferibilmente, dell’Ordine di governo della professione.

Per il consiglio regionale dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte

Il Presidente

dr. Paolo Barcucci

Risposta della giornalista

Buonasera,

sono Carolina Casa, l’autrice del servizio. Mi sento in dovere di precisare le vostre osservazioni in merito. E’ stato deciso di fare il servizio nel tardo pomeriggio, con tutti i problemi che ne conseguono data la brevità di tempo a disposizione. Io stessa, ovviamente come prima ipotesi, ho contattato l’ordine regionale del Lazio degli psicologi (perchè avevo necessità di trovarne uno su Roma nel giro di pochi minuti) purtroppo gli uffici erano tutti già chiusi e non c’era nè sul sito, nè altrove, un recapito di telefono alternativo.A quel punto, per esigenze di tempo, abbiamo intervistato la dottoressa che già altre volte avevamo sentito in merito ad altri problemi. Ho pensato, forse ingenuamente, che l’opinione di un esperto fosse comunque importante e necessaria (anche se non proprio della stessa materia). Mi dispiace comunque e ritengo giuste le vostre osservazioni. La prossima volta spero di avere un vostro recapito diretto o magari un cellulare di un addetto stampa con cui poter parlare anche in orari non di ufficio.

Cordialmente

Carolina Casa

VIDEO

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-a10b8db7-330f-4268-8d1b-216ace37ae2d.html?p=4

COMMENTO REDAZIONALE A CURA DELLA DR.SSA CHIARA SANTI

E’ di pochi giorni fa la notizia che un falso psicologo operava a Ciriè, in Piemonte, sottraendo al fisco diverse centinaia di migliaia di euro in tasse non pagate.
La stampa riferisce che il finto collega risultava avere una laurea acquisita in Romania, ma nessuna iscrizione ad un Ordine regionale degli Psicologi. Non è ancora chiaro se la sua laurea fosse stata riconosciuta valida anche qui in Italia, come lui afferma, ma il punto non è questo; non solo, perlomeno.
Molti utenti, infatti, pensano che per esercitare una professione sia sufficiente avere il relativo titolo accademico, ma così non è per le regolamentate, come quella di Psicologo, poiché senza iscrizione al relativo Albo un laureato nella nostra disciplina che eserciti la professione è equiparabile a un qualunque altro operatore che svolga questa lavoro senza neanche il relativo diploma universitario. In altre parole, per la legge è considerato abusivo esercizio della professione, secondo l’art. 348 del nostro codice penale.
L’iscrizione non è, infatti, una semplice formalità burocratica, ma ha una sua ragione d’essere nella tutela che il cittadino ha il diritto di ricevere rispetto ad attività particolarmente delicate, come quelle che vanno ad incidere su salute e benessere psicologico. Infatti, l’appartenenza ad un Ordine, permette a quest’ultimo di vigilare sull’operato di chi esercita il nostro mestiere e di intervenire qualora risultasse che il collega non ottemperi ai suoi doveri di serio professionista. L’Ordine ha, infatti, il potere di sanzionare un iscritto che non operi secondo correttezza deontologica e le sue sanzioni, che la legge 56/89 ha esplicitamente previsto, possono andare da gradi più leggeri (avvertimento) fino all’interdizione permanente dalla professione (radiazione). Questo avviene seguendo un iter procedurale ben specifico e in seguito all’esame della documentazione pervenuta attraverso gli esposti di cittadini o colleghi che devono dimostrare le irregolarità che imputano allo psicologo. Il potere sanzionatorio, quindi, viene giustamente dato tenendo conto della tutela prioritaria dell’utente, ma anche di quella del collega che dovesse trovarsi ingiustamente accusato (chi lavora in ambito giuridico e peritale sa quanto spesso possa accadere che controversie fra coniugi sfocino in esposti che hanno l’unico scopo di perpetuare il ciclo di vendette e ricatti reciproci, ricomprendendo anche professionisti che, invece, hanno adeguatamente operato).
Ciò che mi preme particolarmente sottolineare è che l’Ordine è chiamato a decidere non tanto sull’operato “tecnico” quanto sull’agire deontologico; ma ciò che spesso non viene colto è che queste due caratteristiche non possono mai essere disgiunte l’una dall’altra. Il codice deontologico nasce, infatti, da riflessioni basate su etica, morale, ma anche sulla prassi e qualunque infrazione deontologica non può non avere ricadute su un ambito tecnico.
Per fare un esempio semplice, prendere in terapia un caro amico o, addirittura, una persona con cui intratteniamo una relazione sentimentale, non solo è deontologicamente grave, ma è anche tecnicamente scorretto, nel senso che la relazione precedente ha necessariamente delle ricadute e delle influenze sull’agire professionale che non permettono di operare al meglio e possono, al contrario, interferire negativamente con il benessere di colui che ci chiede un aiuto.

La distanza che, purtroppo, alcuni colleghi (e mi sento di estendere la riflessione anche ad altri professionisti di ordini diversi) sentono verso la deontologia è dovuta, probabilmente, ad una cattiva interpretazione della stessa, vista come qualcosa di etereo, distante dall’operare pratico e basato “solo” su visioni teoriche quando non, addirittura, ideologiche. Mentre, non mi stancherò mai di ripeterlo, lavorare in modo deontologicamente scorretto significa lavorare in modo tecnicamente scorretto.

La tutela del cliente finale è quindi la ragione alla base dell’iscrizione obbligatoria voluta dalla legge; non pura formalità, perciò, ma vera sostanza in favore del cittadino che usufruisce di servizi così delicati. Per questo motivo è anche assolutamente da escludere quanto il protagonista di questa vicenda, se quanto riporta la stampa è corretto, sosteneva a proposito della sua possibilità di svolgere comunque consulenze: cioè che per queste prestazioni sia sufficiente una laurea e non l’iscrizione all’Albo. Tutto ciò è, naturalmente, assolutamente falso, poiché qualunque prestazione a carattere psicologico richiede necessariamente l’appartenenza all’Ordine professionale.

Spiace, comunque, vedere come in una notizia del genere, che tocca da vicino i nostri colleghi ed il loro operato, venga chiamato un medico e non uno psicologo. Non che la neuropsichiatra intervistata abbia affermato cose non vere, tutt’altro. Ha ribadito l’importanza che certe attività vengano svolte esclusivamente da chi ne ha i titoli. Ma riteniamo che, ancora una volta, la stampa sia la prima foriera di confusioni in merito al nostro ambito, laddove, invece, il cittadino avrebbe bisogno di maggiore chiarezza.
Ci rallegriamo, comunque, della risposta interlocutoria della giornalista, che dimostra attenzione verso il problema.

Chiara Santi

Author: Chiara Santi

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18 Comments

  1. Balle! Chiedo scusa a voi, ma la giornalista racconta balle. Basta digitare su google “psicologo roma” e si apre subito il sito di psycommunity dove è possibile trovare centinaia di psicologi, con perfette referenze (iscrizione all’albo, esercizio della psicoterapia) e relativi numeri di cellulare. La verità è che chiedere l’opinione del neuropsichiatra di turno “fa più fico”…

    Dott. Laura Mercuri (psicologa, psicoterapeuta, ROMA, RINTRACCIABILE CON POCHI CLIC!)

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  2. Per inciso: Hanno ragione i media a pensare che il parere di un neuropsichiatra sia più autorevole di quello di uno psicologo-psicoterapeuta: Finché gli psicologi vorranno continuare ad essere i “filosofi della psiche”, attraverso l’affiliazione alle scuole di psicoterapia, noi psicologi non abbiamo più cittadinanza, nella contemporaneità, nella cittadella della autorevolezza.Spiacente, ma la realtà è questa.

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    • @fulvio vignoli,
      Provi a consultare PSICOLOGIA CONTEMPORANEA e troverà la risposta scientifica al marKeting con prefisso.
      Inoltre IL COUNSELLING IN SITUZIONE DI URGENZA in ambito giornalistico ha un costo e chi esprime pareri su altre professioni ,per motivi di disponibilita dovrebbe forse essere abilitato a farlo nell’ambito della 56/89 ed essere abilitato a farlo,dal momento che anche la divulgazione scientifica è atto professionale tipico della professione psicologo.

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  3. La distanza che i colleghi sentono dalla deontologia della professione è semplicemente dovuta al fatto che l’ordine è PIENO di falsi psicologi, cioè laureati in lettere che si fregiano del titolo grazie all’anomalia stessa con cui è nato l’ordine……di che cavolo stiamo parlando?
    Quando avremo un vero ordine degli psicologi se lo stesso Blandino si spaccia per tale senza esserlo? Che credibilità abbiamo rispetto ai medici che sono medici veri ed agli ingegneri che sono ingegneri veri?
    Guardiamo la trave prima della pagliuzza.

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    • @fabrizio, Quanto denunciato da Fabrizio è sotto gli occhi di TUTTI: anche l’albo della regione lombardia è PIENA di falsi Psicologi iscritti all’albo ma privi di Laurea in Psicologia.Perchè allora non dichiarare accanto al numero di iscrizione anche se in possesso di laurea SPECIFICA? basterebbe veramente poco, solo un preciso intendimento:difendere la Pofessione.
      Paolo

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      • @Paolo, Splendida proposta, dovremmo farla girare e vedere quanti colleghi hanno il fegato e il cuore di portarla avanti…..diversamente di che diavolo ci lamentiamo?
        Fabrizio

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  4. Sono fermamente convinto che l’informazione sia la leva con cui dobbiamo ottenere maggior mandato sociale, una possibilità potrebbe essere quella di rimarcare le differenze tra uno psicologo-psicoterapeuta ed uno pschiatra psicoterapeuta o anche un laureato in lettere-psicoterapeuta, in quanto l’essee psicoterapeuta non credo sia un demerito visto che se non altro si approfondiscono gli studi.

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    • @alberto, Rispondendo ad Alberto, vorrei dire che essere psicoterapeuta è una buona cosa se ci si vuol dedicare a studi di filosofia. Se invece ci si vuol dedicare alla salute del prossimo, l’etica contemporanea vuole che ci si basi su crieri esclusivamente scientifici. La parziale adesione della psicologia clinica a questo criterio è anche il motivo fondamentale per il quale la nostra figura psrofessionale continua ad essere così discussa, dileggiata, e si presta a speculazioni commerciali: proprio perché gli psicologi continuano a voler stare tra “Scilla” della cultura umanistica e “Cariddi” della cultura scientifica. Come avrà ben notato, se è vero che esistono molti medici discussi e discutibili, nessuno mette in dubbio l’utilità e la legittimità della medicina. E questo perché la cornice epistemologica e metodologica della medicina è quella giusta per l’etica contemporanea, e non certo perché la medicina è una scienza esatta che domina, sempre o quasi sempre, la malattia ed il dolore. La psicoterapia, quindi, è di per sé il male più grande che affligge la psicologia clinica, e questo perché la psicoterapia è intrinsecamente legata alla cultura filosofica.

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      • @fulvio vignoli,

        Caro collega, scusami ma proprio non ti capisco.
        Se tutta la scientificità di cui parli non la applichi alla Clinica (o psicoterapia che dir si voglia), mi spieghi di tutta la tua Scienza poi che te ne fai?

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        • @Ferenczi Style,… E chi lo ha detto, gentile collega, che la psicologia fatta su criterio scientifico non si applichi all’attività clinica in psicologia?..Esistono già innumerevoli esempi, in questo senso. Ora, vorrei ancora ribadire un concetto: non è che “applicazione scientifica” significhi “onnipotenza del sapere” o “verità assoluta”. Non è questo il punto. Il punto è che la dispersione dell’atto conoscitivo, nei mille rivoli della speculazione filosofica, si configura nella contemporaneità come un esercizio intellettuale sterile ed autoreferenziale. Prova ne è il fatto che sono molti gli studiosi di formazione filosofica che prendono in considerazione, e rielaborano criticamente, gli studi scientifici, per cercare risposte ai quesiti tradizionali, e nobili, della filosofia teoretica: vedi Dennet, Searle, Laszlo, e tanti altri ancora.Ormai sono rimasti solo gli psicoterapeuti (non tutti, per fortuna), e pochi altri amanti del pensiero puramente ideologico, ad essere così tanto attaccati al filosofare solipsistico che sconfina nel pensiero religioso: spero vivamente per te, caro collega, che tu non sia tra questi!

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          • @fulvio vignoli,

            Il fatto che la psicologia fatta su criterio scientifico si applichi all’attività clinica mi fa molto piacere, a patto di non mancare di considerare l’ineludibile complessità di tutto ciò che riguarda l’umano.
            Credo che siano oggi le evoluzioni delle stesse scienze “dure” – come la fisica – a rimettere in discussione ciò che significhi essere una Scienza, attraverso una riflessione che, per quanto possa sembrare per certi versi “filosofica”, è saldamente ancorata alla pratica sperimentale.
            Per quanto riguarda noi psicologi, credo che – al di là di ogni (secondo me lecita) speculazione – sia poi la clinica a fungere da cartina di tornasole per validare od inficiare ogni teoria.
            Su quanto affermi circa il pensiero “ideologico” mi trovi d’accordo: esso contrasta nettamente, in effetti, con quell’onestà intellettuale che permette di verificare continuamente e mettere in discussione ogni concetto che si sia fatto proprio. Al tempo stesso credo, però, che anche una certa, pretesa scientificità possa sfociare nell’ideologia, e le stesse ipotesi scientifiche assorgere a nuovo dogma. Ed anche questo ritengo sia un atteggiamento antiscientifico.
            L’antidoto possiamo trovarlo, secondo me, nell’accettare i diversi punti di vista sulla nostra disciplina come prospettive diverse dalla quali ci si approccia ad uno stesso o simile problema, che congiuntamente – dai vari vertici di osservazione – contribuiscono, se non a svelarci la verità (concetto che considero anch’esso non scientifico), a consentirci un’approssimazione quanto più accurata possibile ad ogni fenomeno che riguardi la mente umana e l’interazione delle menti tra di loro.

          • @fulvio vignoli, Risposta per Andrea: quanto alla visione “complessa” della scienza che emerge dall’evoluzione teorica ed epistemologica del pensiero scientifico, mi trovi perfettamente d’accordo. Ti rimando, per l’approfondimento della tematica, ad altri miei interventi fatti sul blog di questo osservatorio, o al mio sito http://WWW.stanmod.com. Per ciò che concerne, invece, la tue considerazioni sul rapporto tra scienza ed edeologia, non sono d’accordo: la scienza è non-ideologica per definizione, consistendo nel continuo confronto tra le teorie formulate per spiegare i fenomeni del mondo e la “realta” del mondo stesso: non a caso la scienza è “empirica”. L’ideologia, invece,si basa su teorie sul “mondo” ritenute “vere” a priori, a prescindere da qualsiasi confronto razionale con la verifica empirica. Il fatto che poi anche la cultura scientifica possa risentire di aspetti di mondanità, di disonestà e delle stesse “mode” che condizionano qualsiasi altra manifestazione umana, questo è un altro discorso: la purezza del metodo scientifico nel conoscere il mondo non ammette il pensiero ideologico.

          • @fulvio vignoli, Per motivi di tempo, aggiungo solo adesso la seconda parte della risposta per Andrea. I punti aggiuntivi della risposta sono due: 1)Intanto diremo che, per definizione, la scienza non declama “verità assolute”, contrariamente a quanto dato per scontato da Andrea: il metodo scientifico è di tipo “ipotetico-induttivo”, quindi ogni dato di conoscenza, tenendo in considerazione la riflessione popperiana, è per sua natura provvisorio e deve sempre essere “falsificabile”. La scienza, quindi, non arriva mai a nessuna conclusione definitiva; 2)Il mantenere la psicologia clinica ancorata all’approccio di scuola la rende inevitabilmente “ideologica”, e quindi al di fuori della cultura scientifica. In questo senso, aggiungeremo che il pensiero ideologico si basa sempre su degli assunti di base che sono del tutto arbitrari, essendo tenuti volontariamente al di fuori del confronto con la verifica empirica, e configurandosi quindi come dei principi da assumere per atto fideistico. Spiacente, caro Andrea, ma tutto ciò non rientra nella cultura scientifica. Basta aprire un libro di metodologia della ricerca scientifica, per rendersi conto che tutto ciò vìola alcuni dei principi base della cultura scientifica universale.

  5. Quoto Fulvio Vignoli e Fabrizio. Anzitutto l’Ordine è molto occhiuto coi suoi iscritti, attento a sanzionarne i concettuosi illeciti deontologici, a fronte di niente più che la riscossione del balzello annuale della quota associativa, con la quale si organizzano simpatici tornei tornei invernali di sci e si pubblicano riviste nella gran parte destinate destinate immediatamente al Cartesio (riciclo carta). Assai meno attento è a tutelare i suoi iscritti, che spesso non incassano nemmeno a sufficienza da pagare l’altro atto di fede della categoria, la quota minima obbligatoria di cassa ENPAP, dalla concorrenza dei prestatori d’opera non iscritti, come “lo psicologo di Chieri”, che, alla faccia dell’essere incompetenti, riescono chissà come ad avere giri d’affari talmente importanti da finire attenzionati prima dalla Guardia di Finanza che dall’Ordine stesso. Di questo dovrebbe indiganrsi il prof. Blandino, non dell’intervista alla neuropsichiatra, che, io l’ho sentita in diretta, ha parlato correttamente e ha avallato convintamente la competenza esclusiva degli psicologi “certificati”, invece che rimandare tout court alla sicurezza del rivolgersi alla competenza medica e psichiatrica.
    Come la mettiamo con la soddisfazione dell’utenza, evidente dai cospicui introiti del “falso psicologo”? Tutti plagiati, i clienti del non-psicologo con carta platinum?
    E, infine, con gli incassi del contributo obbligatorio di iscrizione all’Ordine, non si dovrebbe perlomeno garantire un referente ufficiale dell’Ordine Regionale sempre reperibile, anzichè demandare tale incombenza ai singoli professionisti che certo si fanno pubblicità, come osserva Laura?
    E basta con la spocchia di certi dirigenti dell’Ordine, che dopo averti avuto come studente in università e come cliente nello studio privato, quando ti incontrano nelle sedi ufficiali o semplicemente per strada fanno finta di non conoscerti.
    E scendiamo dal pero: gli psicologi in asl sono considerati meno del personale delle pulizie (che almeno vengono retribuiti), dal momento che quei quattro gatti entrati negli anni ’70 e ’80 non hanno fatto che blindare i loro posti garantiti, mentre non esiste un solo bando di borsa di studio, di concorso a tempo determinato o di collaborazione con un ente pubblico che non sia bandito ad personam.
    L’Ordine si dia da fare per creare posti nella Sanità pubblica e privata e nel mondo produttivo, faccia azione di lobbing a favore dei suoi iscritti per aprire almeno un po’ il mercato del lavoro, anzichè mostrare sconcerto se una giornalista intervista una neuropsichiatra anzichè… attaccarsi alle Pagine Gialle per trovare un commento professionale di un privato professionista.

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  6. Gentili colleghi,

    restando in tema vorrei con voi condividere una “notizia” che ho appreso pochi muniti fa dall’edizione delle 12:25 di Studio Aperto.
    Il servizio propone un’intervista a Don Mazzi, fondatore della Comunità di recupero per tossicodipendnti Exodus.
    Una dichiarazione del fondatore, in particolare, mi ha molto spiacevolmente colpita: “risolve molti più problemi una chitarra che uno psicologo”. La mia riflessione non verte sulla centralità della polemica, ma sulla necessità che avverto di porre un interrogativo sul significato di alcune dichiarazioni mosse da lacune pregiudiziali e lesive di professionalità che, invece di essere considerate come integrative ed ineludibili in un’ottica di agire operativo “insieme”, vengono pubblicamente sminuite in favore della scelta conservativa di un’ottica monadica di esclusione; tale logica di esclusione mi sembra vada così a beneficio di altre professionalità e/o para-professionalità considerate e dichiarate “più efficaci”. Sono rimasta colpita dal fatto che un acuto osservatore di problematiche di natura psico-sociale, e che opera in tale settore da anni con alacrità e merito, possa divulgare, contribuendo così a screditare una professionalità quale quella dello psicologo, opinioni che mi sembra procedano in una direzione di logica esclusivista “o-o”, piuttosto che integrativa e poli-esperienziale. Quest’ultima ottica, non sono certo io ad affermarlo per prima, e non senza cognizione di causa, rappresenta invece la modalità elettiva con cui proporre ed operare interventi che abbiano una buona aspettativa di efficacia: a mio parere ciò si tradurrebbe nei termini di una cooperazione e autentica comunicazione tra le professionalità e para-professionalità che si occupano della promozione della salute e del benessere, così come della riduzione del danno o della cura e riabilitazione terapeutica di soggetti svantaggiati o portatori di una psicopatologia.
    E non sarebbe male, dal mio punto di vista, che personaggi di rilievo, o che si espongono alla comunicazione mediatica, lavorino nella direzione di promuovere tale messaggio, consolidandolo agli occhi e all’ascolto dei cittadini.

    Dott.ssa Francesca Sandri

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  7. Sono colpito favorevolmente dalla proposta di Fabrizio e Paolo, dovremmo essere noi psicologi i primi a fare chiarezza sulle strane incongruenze della nostra categoria, ricordo che per anni mi son chiesto perché mai dovevo sostenere esami, spesso inutimente rognosi arzigogolati e ricevere voti da gente che di psicologo aveva poco o nulla, e spesso sono i primi a fare tanto fumo ed ammantarsi di codici deontologici….coscienza sporca?
    Come VERO psicologo ad indirizzo Generale Sperimentale con tanto di pubblicazioni scientifiche, sono stufo di vedermi rappresentare da questi falsi colleghi con la tesina su Freud fatta 20 anni fa e che dopo la frequenza di un qualche circolino psicoqualcosa si ammantano del camice di psicoterapeuta.

    Io ci sto…..facciamo la proposta al presidente dell’ordine Nazionale: che ogni iscritto si qualifichi per numero e TIPOLOGIA di laurea.
    Dr. Paolo De Donno
    4712 Piemonte

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  8. vorrei controllare l’iscrizione di una psicologa all’ordine di alessandria ( piemonte)

    non ci riesco mai
    la pagina è sempre non disponibile
    ma com’è possibile ?

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