Geni e Sensibilità
Le questioni di genetica sono ben più complesse rispetto a come vengono raccontate
SEGNALAZIONE
Ma perchè in Italia l’informazione deve essere così distorta, riducendo tutto e semplificando anche questioni molto complesse?
Vi prego di leggere questo articolo. L’ho trovato, così, navigando senza intenzione…
Lettera firmata
TESTO ARTICOLO
Genetica: un gene decide la nostra sensibilità verso gli altri
(ANSA) – ROMA, 16 NOV – E’ scritto nel Dna se si è freddi e distanti dagli altri oppure inclini a commuoversi e a sentire come propri i problemi altrui, provando empatia per il prossimo. Lo rivela uno studio di Sarina Rodrigues dell’Oregon State University riportato sui Proceedings of the National Academy of Sciences.
A decidere quanta empatia siamo inclini a provare per le condizioni altrui, e anche come reagiamo a situazioni stressanti è il gene per il recettore dell’ossitocina, l’ormone dell’affetto e della fiducia. Il gene può presentarsi in due versioni, chiamate ‘A’ e ‘G’. Gli individui portatori di due copie G del gene sono risultati piu’ empatici e più reattivi a situazioni stressanti degli individui con AA o AG nel Dna. Non tutti sentiamo il prossimo allo stesso modo: alcuni di noi sono piu’ empatici, si lasciano maggiormente coinvolgere dalle situazioni altrui e non possono fare a meno di commuoversi di fronte a un film, mentre altri riescono a rimanere più freddi e distanti dal dolore o dalla gioia altrui, e in situazioni stressanti sembrano ‘sfingi’, del tutto immuni dallo stress. Ebbene secondo gli esperti dietro questi differenti modi di porsi c’e’ anche un motivo genetico da ricercarsi nel gene per il recettore che risponde all’ossitocina, ormone che ci aiuta ad avere fiducia nel prossimo e ad instaurare legami affettivi.
Gli esperti hanno confrontato il Dna di 200 studenti con il loro ‘grado’ di empatia e di risposta allo stress e constatato che coloro che hanno la versione G del gene per il recettore sono più empatici e più reattivi allo stress di quelli che hanno il gene A. E’ possibile che G sia piu’ efficiente di A a rispondere all’ossitocina, e che questo renda alcuni di noi piu’ predisposti ad empatizzare col prossimo. (ANSA).
Questo il link http://it.notizie.yahoo.com/10/20091116/thl-genetica-un-gene-decide…
ARTICOLO ORIGINALE
S.M.Rodrigues, L.R. Saslow, N. Gracia, O.P. John and D. Keltner, “Oxytocin receptor genetic variation relates to empathy and stress reattività in humans”, Proceedings of the National Academy of Sciences, 2009.
Riassunto
L’ossitocina è un peptide prodotto dall’ipotalamo e rilasciato nel cervello e nel sangue. Funziona come neurotrasmettitore e ormone e i suoi targets inclutono l’ipotalamo, l’ippocampo, il cuore, l’utero e il sistema parasimpatico. Diversi studi ben documentati indicano che l’ossitocina modula i profili dei comportamenti sociali ed emotivi negli animali. Negli umani la somministrazione intranasale di ossitocina aumenta la capacità di inferenza degli stati mentali delle altre persone, l’empatia e il conseguente comportamento di generosità verso gli altri. Inoltre inibirebbe le risposte cardiovascolari allo stress attenuando la risposta agli stimoli emotivi.
Lo studio in questione si riferisce ad un polimorfismo del gene che codifica per il recettore dell’ossitocina causato da una differenza in un singolo nucleotide (A al posto di G) del gene all’interno di un introne. Gli autori hanno misurato mediante test comportamentali (RMET “Reading the Mind in the Eyes”Test) l ‘empatia dei soggetti GG e di quelli AA/AG come capacità di inferire gli stati emotivi degli altri ed hanno riscontrato che gli individui omozigoti per l’allele G (GG) sono più empatici degli individui AA e AG. Inoltre i genotipi GG hanno anche livelli più bassi di reazione agli stress degli individui AA o AG .
PARERE DELLA PROF.SSA RITA ALICCHIO[*]
Nel commento ANSA si possono notare alcune imprecisioni: si definisce l’ossitocina come “l’ormone dell’affetto”, mentre gli autori scrivono che “la somministrazione intranasale di ossitocina aumenta la capacità di inferenza degli stati mentali affettivi degli altri”. Sempre l’ANSA riporta: “E’ scritto nel DNA se si è freddi e distanti dagli altri”, mentre gli autori scrivono : “C’è una associazione tra una variazione del gene per il recettore dell’ossitocina e l’empatia”. Ancora nel commento ANSA gli individui GG vengono definiti più reattivi a situazioni stressanti mentre invece sono meno reattivi.
Il polimorfismo in questione è all’interno di un introne che rappresenta una sequenza non codificante per cui non c’è alterazione a livello del peptide codificato e di conseguenza, come scrivono anche gli autori, non ci sono prove di una funzionalità diversa del recettore nei due tipi genetici (AA/AG e GG).
Inoltre gli stessi autori mettono in evidenza le limitazioni di un tale approccio (differenza in un singolo gene) allo studio delle differenze comportamentali dal momento che i comportamenti emotivi sono influenzati da geni multipli e quindi la ricerca futura dovrebbe comunque rivolgersi all’interazione tra il gene per il recettore dell’ossitocina ed altri geni coinvolti nei processi emotivi.
Terza considerazione riguardante i test comportamentali: RMET è un test standardizzato con scelta multipla, i partecipanti allo studio dovevano riconoscere da 36 foto della regione oculare di differenti individui il particolare stato emotivo. Lo studio indica che c’è un legame tra la variazione del gene per il recettore all’ossitocina e le differenze comportamentali misurate con quel test ma non si può parlare assolutamente di una base genetica del comportamento empatico.
23 gennaio 2010
Credo che la nostra personalità nel suo complesso, quindi anche e soprattutto l’affettività, sia di gran lunga più influenzata dalle esperienze (familiari principalmente) infantili… che dalla genetica
5 settembre 2011
@Simone, si credo anche io che le esperienze familiari influiscono molto sulla personalità ma combinate anche con un pizzico di genetica… Federica
26 gennaio 2010
L’importante è fare colpo con una notizia non tanto pubblicare articoli e fare chiarezza. Poi la gente è confusa, e ci credo!
18 luglio 2010
Gli articoli scientifici visto che la maggior parte sono di lingua inglese dovrebbero essere non solo tradotti in modo esatto affiché tutti ne vengano a conoscienza ma anche in modo semplice affichè tutti capiscano cosa vogliono dire.