La Depressione dipende dal Colesterolo

SEGNALAZIONE

Ragazzi, quando ho letto questo articolo mi sono chiesto: possibile che possa essere vero? Il problema è che chi non possieda determinate conoscenze scientifiche non può sapere che cosa è vero, che cosa solo verosimile e che cosa falso.

Lettera firmata

ARTICOLO ORIGINALE Tratto da Oggi, 42/2009

Autore: Edoardo Rosati

“Le ultime scoperte sul “grasso” più pericoloso.

Sorpresa: il colesterolo ti può cambiare l’umore!”

“Se il suo valore è basso”, inizia l’articolo, “si rischia la timidezza. Se è alto, siamo persone più equilibrate. In ogni caso, stiamo attenti al cuore.”

Si fa poi riferimento a “un’intrigante fronte della ricerca scientifica” che starebbe rivelando una relazione tra colesterolo e umore. “Valori bassi di questo grasso'”, spiega la dottoressa Virginia Bicchiega, del Laboratorio sperimentale di ricerche nutrizionali all’Istituto auxologico italiano di Piancavallo (Verbania), “sembrerebbero favorire tendenze autodistruttive: insomma, l’impulso a suicidarsi… il temperamento collerico o un persistente stato di stress possono esser causa di alte concentrazioni del colesterolo nel sangue”.

E, prosegue il giornalista, “da qualche anno studiosi di fama internazionale stanno sfornando indagini quasi sconcertanti sul fenomeno”. Cita il neuroscienziato Andreas Papassotiropoulos di Basilea e “un team di ricercatori dell’università di Tucson, Arizona” [?] “Ulteriori indagini”, continua la dottoressa Bicchiega, “hanno dimostrato che i pazienti psichiatrici con concentrazioni basse nel sangue di colesterolo assumono, più di altri, un atteggiamento malinconico, esibendo impulsività e una condotta frequentemente aggressiva e violenta. Ma il risultato più eclatante è stata la constatazione che aumentando il valore del colesterolo totale decresce la tendenza agli atti d’autolesionismo”.

Qual è la spiegazione scientifica di tutto ciò? “C’è chi dice che tutto dipenda dalla serotonina, il ‘postino’ biochimico che le cellule del cervello sfruttano per gli scambi dei messaggi, nonché la molecola che stimola il buon umore”. Di nuovo viene data la parola alla dottoressa, che entra nel dettaglio: “Poiché nello spessore della membrana dei neuroni cerebrali c’è del colesterolo, una sua carenza altererebbe l’integrità di questo rivestimento; di conseguenza la serotonina non riuscirebbe a svolgere in modo adeguato la sua funzione”. “Da qui”, esemplifica il giornalista, “gli scatti di aggressività. E pure la tendenza a incupirsi.”

Viene rivelato un altro “sorprendente fenomeno”: “la creatività crescerebbe di pari passo che le impennate della colesterolemia”, fenomeno spiegato dai “ricercatori”  con il fatto che “il colesterolo è un eccellente nutrimento per il cervello”.

Vengono poi elencati i tassi raccomandati di colesterolo totale, Ldl e Hdl. Seguono buone raccomandazioni sull’alimentazione.

Infine, vengono citati “gli psicologi dell’università di Costanza, in Germania” [?] i quali  “in un’ampia indagine hanno rilevato che le persone con concentrazioni del buon Hdl non proprio al massimo e tassi elevati della variante ‘cattiva’ sono in genere individui equilibrati. Soggetti capaci di gestire egregiamente la rabbia, che viene domata e trasformata in atteggiamento costruttivo, per affermare con sicura pacatezza se stessi e le proprie idee”.

Si conclude con una raccomandazione della dottoressa Bicchiega a evitare i valori sopra citati (Hdl basso e Ldl alto) per non rischiare un infarto.

L’articolo è illustrato con l’immagine di una ragazza prima seria e poi sorridente, con la didascalia: “L’umore varierebbe in base ai livelli di colesterolo nel sangue”. Più in basso l’immagine di un’arteria ostruita da una massa di colesterolo Ldl.

PARERE DEL PROF. SILVIO GARATTINI

Mi sembra che l’articolo sia di tipo scherzoso e provocatorio! Non credo vi siano relazioni fra colesterolo ed umore.

COMMENTO REDAZIONALE DELLA DR.SSA PIERA SERRA E DELLA DR.SSA DIMITRA KAKARAKI

Abbiamo voluto sentire il parere di uno scienziato quale il professor Garattini perché eravamo noi stessi increduli di fronte a un siffatto composto di affermazioni strampalate e contraddittorie. Ora la domanda è quella che sempre doverosamente ci poniamo di fronte ai comportamenti strani: Cui prodest? Perché qualcuno ha deciso di illudere i lettori di Oggi di poter curare attraverso il controllo del colesterolo timidezza, tendenza al suicidio, collera, stress, nonché, nei pazienti psichiatrici, malinconia,  aggressività e autolesionismo?

Ebbene, già più di un anno fa venne denunciata negli Stati Uniti e anche in Italia dai principali quotidiani l’operazione di marketing sottostante il mito del colesterolo perfetto (vedi i link che seguono).

Qui tuttavia non v’è solo l’induzione del consumo di test e di farmaci per il colesterolo, ma  anche la propagazione della credenza che si possano manipolare le nostre emozioni attraverso l’uso di strumenti atti a controllare la biochimica del cervello. Con questo articolo si prendono quindi due piccioni con una fava: favorire il consumo dei prodotti specifici per il colesterolo e contribuire al battage attualmente in essere teso a divulgare una definizione dei disturbi dell’umore come fenomeni che si originano nella biochimica cerebrale.  E quindi indirettamente favorire anche tutta l’industria degli psicofarmaci.

Basta scorrere i pezzi che ci sono stati segnalati in questi mesi: il lettore che dovesse credere ai dati “scientifici” divulgati, nel momento in cui vedesse la persona cara depressa, anziché chiedersi e chiederle che cosa sta succedendo nella sua vita, dovrebbe accompagnarla dal medico per la prescrizione di analisi e farmaci. E, anziché cercare di mettersi nei suoi panni per capire i suoi problemi, dovrebbe raccomandarle di prendere le medicine.

Il problema è che anche coloro che prima di credere ai media ascoltano se stessi e confidano nel proprio buon senso e nelle proprie emozioni, venendo bersagliati in modo così sistematico e multimediatico da teorie diverse ma tutte coincidenti nel presupposto, qualora non abbiano l’opportunità di sentire da voci autorevoli parole alternative, tenderanno alla fine ad arrendersi alle credenze apparentemente dominanti.

http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9406E7D6123AF935A25752C0A96E9C8B63&scp=6&sq=cholesterol&st=nyt

http://www.corriere.it/salute/08_febbraio_07/tramonto_mito_colesterolo_72e7b61a-d54e-11dc-aa3d-0003ba99c667.shtml

http://www.liberazione.it/a_giornale_index.php?DataPubb=05/03/2008

Vedi anche, a proposito dell’industria alimentare:

http://robertolapira.nova100.ilsole24ore.com/2009/09/la-pubblicit%C3%A0-e-la-scienza-raramente-vanno-daccordo-anche-quando-sostengono-la-medesime-tesi-il-problema-%C3%A8-sempre-lo-s.html

Chiara Santi

Author: Chiara Santi

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2 Comments

  1. Be’ ho trovato più di qualcosa in 2, dico 2 minuti, di ricerca di letteratura, non è affatto uno scherzo né una provocazione a quanto pare.
    Il filone di ricerca esiste, né mi stupisce che esista, sulle evidenze invece si potrebbe discutere, ma sempre valutando i contenuti della ricerca.

    J Biol Regul Homeost Agents. 2009 Jul-Sep;23(3):133-40.

    The role of cholesterol levels in mood disorders and suicide.
    De Berardis D, Conti CM, Serroni N, Moschetta FS, Carano A, Salerno RM, Cavuto M, Farina B, Alessandrini M, Janiri L, Pozzi G, Di Giannantonio M.

    Department of Biomedical Sciences, Chair of Psychiatry, University G. d Annunzio Chieti, Italy.

    The individuation of sensitive and specific biochemical markers, easily assessable on large samples of subjects and usefully employable as predictors of severe psychiatric disorders, such as mood disorders, could help clinicians to improve the diagnostic and therapeutic processes facilitating the long-term follow-up. In particular, serum cholesterol levels may potentially be optimal markers due to their relative easy sampling and low cost. The involvement of cholesterol in affective disorders such as Major Depression (MD), Seasonal Affective Disorder (SAD) and Bipolar Disorders (BD) is a debated issue in current research. However, current literature is controversial and, to date, it is still not possible to reach an agreement on its possible usefulness of cholesterol as a biological marker of affective disorders. Despite the controversial results on the relationships between cholesterol levels and affective disorders, the majority of literature seems to show a more consistent relationship between cholesterol levels and suicidal behaviour, with few studies that have found no relationships. The aim of this review is to elucidate current facts and views about the role of cholesterol levels in mood disorders as well as its involvement in suicidal behaviour.

    PMID: 19828089 [PubMed – in process]

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  2. La cosa sconcertante non è che escano ricerche che dicano che il colesterolo fa bene, ma che si continui ad insistere con la credenza che il colesterolo provochi l’infarto. Ormai siamo all’abominio per cui i valori di riferimento del colesterolo totale vengono indicati nei laboratori di analisi con un range 0-180. Avete letto bene, se uno ha il colesterolo totale a 10 il laboratorio ti dice che sei sano, mentre invece sei già cadavere.

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