Pane, Freud e qualche briciola di chiarimento
SEGNALAZIONE:
Sul quotidiano “La Stampa” del 29.05.2009 compare sul fondo della prima pagina l’articolo di Elena Lisa dal titolo “Pane e Freud, lo psicologo al supermarket”.
Nell’articolo viene menzionato il ruolo dello psicologo nel supermarket che poi risulta essere anche psicoterapeuta (e fin qui può anche andare…) ma poi questa figura viene chiamata “medico” per due volte.
Cordiali saluti e buon lavoro!
Lettera firmata
TESTO GIORNALISTICO
tratto da “La Stampa, Nazionale” pag. 1 del giorno 29-05-2009
In fondo, oltre le casse, vicino al reparto pasticceria. Ecco, se le serve subito, lo psicologo lo trova lì». Certo non in vendita un tanto al chilo, ma comunque in un supermercato, in una stanza riservata – ma senza lettino – dell’ipercoop di piazza Lodi, a Milano. Pronto ad incontrare quei clienti che sentono la necessità di raccontare a uno specialista i piccoli problemi del vivere quotidiano oppure le grandi angosce esistenziali. tre incontri su appuntamento della durata di un’ora ciascuno, in un punto tra «il servizio clienti» e il settore riservato a torte e dolci di ogni tipo. Due sedie, una scrivania, muri bianchi con comunicazioni aziendali: la spesa se è ingombrante, non può entrare, meglio farla in un altro momento. Nella camera una psicoterapeuta, Francesca Colomo, 42 anni, che ha lavorato a gessate, alle porte di milano, e al tribunale dei minori, e ha uno studio privato. i «pazienti-clienti» prima di incontrarla devono aver lasciato nome e cognome all’ufficio per i soci della cooperativa. essere clienti fidelizzati ipercoop, infatti, è l’unica clausola per poter incominciare i colloqui. niente carta d’identità e niente numero di telefono. A questo punto, valutata la disponibilità del medico, si può incominciare con la micro-terapia. Micro perché al termine delle sedute la dottoressa deciderà se consigliare o meno un percorso vero e proprio con altri specialisti. Oppure se salutare con cordialità il paziente rassicurandolo: «Faccia la spesa sereno, lei è sano come un pesce». Il SERVIZIO, assolutamente gratuito, s’inserisce con altre iniziative in un pacchetto di proposte che la cooperativa offre ai soci in molti punti vendita. C’è il consulente fiscale, l’avvocato, il cardiologo e il ginecologo – durante campagne di prevenzione per la salute -, la vendita di biglietti per i concerti, gli sportelli per pagare le bollette, la consulenza previdenziale e il calcolo della pensione, l’assistenza nelle pratiche di disoccupazione e di infortuni sul lavoro, la vendita di detersivi sfusi, le casse superveloci, automatiche, senza cassiera, i servizi finanziari e le assicurazioni. Ma anche iniziative rivolte agli stranieri, come le pratiche di rinnovo dei permessi di soggiorno e di ricongiungimento familiare per chi lavora. Prestazioni che, all’inizio del terzo millennio, finiscono nel carrello della spesa, tra gli spinaci e i pomodori. È l’evoluzione della grande distribuzione con l’offerta di servizi straordinari che vanno oltre la solita galleria commerciale di contorno al punto nevralgico del centro commerciale: il supermercato. Dopo una prima fase di sperimentazione, durante la quale i clienti si sono limitati a mostrare curiosità, oggi all’Ipercoop di Milano parlano di un «grande successo». Andrea Pertegato, portavoce della cooperativa in Lombardia, è euforico: «Un risultato incredibile. Sono passati pochi mesi da quando abbiamo fatto partire le nostre proposte e già stiamo pensando di ampliare agli altri punti vendita i servizi più richiesti». E neanche a dirlo in una zona dell’Italia in cui la popolazione si dice particolarmente stressata, quello che va per la maggiore è il colloquio con lo psicoterapeuta. Nel registro degli appuntamenti della dottoressa Colomo, al supermercato, ci sono persone in gravi ed evidenti difficoltà, mamme con figli disabili ad esempio, che chiedono aiuto al medico per conoscere servizi assistenziali, ma anche «casi» nati lì per lì, come i ragazzini che proprio non la smettono di fare i capricci tra gli scaffali, davanti a bibite e patatine, e dalla psicologa ci vanno con la mamma a mò di castigo. Oppure ci sono coppie in crisi, giovani che pensavano che avrebbero vissuto «felici e contenti» per sempre e invece, grazie alla lista della spesa sulla quale si sono appena scontrati, scoprono di avere caratteri inconciliabili e, prima di arrivare alla rottura irreparabile, corrono dalla psicologa spingendo il carrello.
Lisa Elena
RISPOSTA REDAZIONALE A CURA DELLA DR.SSA SARA GINANNESCHI
Pane, Freud e qualche briciola di chiarimento
Pane e Freud? Ebbene sì, in una Ipercoop di Milano sarà possibile richiedere fino a 3 colloqui gratuiti con una psicologa e psicoterapeuta lombarda, la quale presiederà le sedute in una stanza ad hoc, ricavata nello stesso supermercato. Naturalmente il titolo si riferisce all’emblema della terapia psicologica, perché peraltro la dottoressa non segue l’orientamento freudiano, bensì il Sistemico-Relazionale com’è facilmente acquisibile assieme a tutte le generalità della professionista, digitandone il nome nel sito dell’Ordine Nazionale degli Psicologi.
Nel riportare questa notizia di un fatto singolare certo, ma con alcunché di illecito, la giornalista si riferisce alla Dr.ssa come “medico” ed è questo che ha spinto il collega a farne segnalazione; ne approfittiamo quindi per chiarire ai lettori la differenza tra Psicologo, Medico, Psicoterapeuta e Psichiatra, invitandoli a visitare il nostro GLOSSARIO:
Psicologo: laureato in psicologia che ha conseguito l’abilitazione mediante l’esame di Stato ed è iscritto all’apposito albo professionale […]. Di fatto uno psicologo può essere reperito nell’Albo Nazionale degli Psicologi che indica l’Ordine Regionale di appartenenza dove sono rintracciabili informazioni più dettagliate
Medico: laureato in Medicina e Chirurgia ed ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione da parte del proprio ordine professionale dei medici chirurghi e degli odontoiatri, attraverso il superamento di un apposito esame di Stato.
Psicologo e Medico hanno quindi conseguito la Laurea attraverso due corsi distinti e sono inseriti in albi professionali diversi.
Psicoterapeuta: psicologo o medico che ha conseguito una specializzazione almeno quadriennale in Psicoterapia, presso scuole riconosciute dal M.U.R.S.T. (Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica). Lo psicoterapeuta, […] svolge attività di cura attraverso gli strumenti e le tecniche terapeutiche proprie alla psicoterapia. Lo psicologo-psicoterapeuta non può prescrivere nessun tipo di farmaco al paziente. Se necessario si avvale della collaborazione di uno psichiatra che seguirà la persona nella parte farmacologica del suo percorso terapeutico. Il medico-psicoterapeuta può per legge prescrivere medicinali ma non è raccomandabile che si sostituisca allo psichiatra.
Psichiatra: medico specializzato nel settore professionale della Psichiatria. Si interessa delle alterazioni affettive e comportamentali gravi servendosi di quei metodi, tecniche e strumenti di tipo fisico e farmaceutico […]. Il medico che ha conseguito la specializzazione in psichiatria, può decidere arbitrariamente di essere abilitato anche all’esercizio della psicoterapia, pur non avendone avuta una specifica istruzione quadriennale; molti psichiatri scelgono infatti di conseguire la doppia specializzazione.
Speriamo quindi che questa precisazione possa fugare ogni sorta di dubbio residuo.
2 luglio 2009
La piccoladiscussione mi risulta chiara e appoggio la necessità di chiarimento, ma ritengo opportuno un’ulteriore precisazione sulla modalità di risposta e formulazione del chiarimento stesso. La differenza tra medico e psicologo riportata a partire dai diversi percorsi formativi mi sembra esaustiva; la differenza tra esperti psi-, invece è maggiormente nebulosa e qui, nella chiarificazione riportata, noto una cerca differenziazione fatta sulla base di una “mancanza”, quando si accosta la figura dello psicologo a quella del medico o nel campo psi- a quella dello psichiatra o medico psicoterapeuta alla figura dello psicologo psicoterapeuta
riporto parte della spiegazione data:
“Lo psicologo-psicoterapeuta non può prescrivere nessun tipo di farmaco al paziente. Se necessario si avvale della collaborazione di uno psichiatra che seguirà la persona nella parte farmacologica del suo percorso terapeutico. Il medico-psicoterapeuta può per legge prescrivere medicinali ma non è raccomandabile che si sostituisca allo psichiatra”
Per quanto sia vero penso sia errato sottolineare la differenza tra le due figure professionali in questi termini, in termini cioè di mancanza. lo psicologo e il medico (formazione di base) hanno un orientamento specifico che dipende dai loro studi e di conseguenza un approccio differente al disagio/disturbo mentale (se si accostano a questo specifico campo di indagine, la differnza tra le due figure non consiste solo in una possibilità di prescrizione farmaci lasciando in disparte l’aspetto psico-terapeutico stretto, bensì una differenza nel modo ci concepire, pensare, interpretare, accostarsi e curare il disagio psichico e i disturbi mentali. L’unica differenza che si lascia passare (forse per delineare bene un limite che più di competenze sia di potere?) è questa che non è assolutamente l’unica, basti pensare che alcuni psicologi psicoanalisti, ad esempio, sono contrari all’uso di farmaci per certi disturbi, il loro non usarli non dipende strettamente (come spesso si pensa o/e si divulga) dal fatto di non poterli usare, ma dal fatto che il loro uso (ipoterticamente anche in collaborazione con un’altra figura professionale) non è teroricamente nè metodologicamente in perfetta sintonia con il loro indirizzo e orientamento teorico nè con il loro modo di intendere il disturbo mentale e le prospettive di sostegno e cura dello stesso.
Commentano forse una mia sensazione/attribuzione di ilarità/implicante attacco nell’affermazione che riporto:
“anche psicoterapeuta (e fin qui può anche andare…) ma poi questa figura viene chiamata “medico” per due volte”
in cui la frase tra parentesi mi sembra possa essere connotata da un tono di fastidio per la confusione, con un elemento che sembra collegarsi a qualche forma implicita di svalutazione (comprendiamo e sappiamo bene le tensioni tra queste due figure professionali: medici-psicologi da un punto di vista politico e talvolta direi anche clinico, ma ritengo sia sempre fortemente localizzato su un piano di distribuzione di potere…)
Ritengo quindi importanti le differenziazioni ma con maggiori approfondimeti per non incorrere nello storico errore di Freud (sottolineato dalle sue successive allieve e femministe) di considerare lo sviluppo psichico della bambina (femmina) sulla base della mancanza rispetto ad alcune tappe salienti dello sviluppo del bambino (maschio) bensì potenziare e spiegare le diverse sfumature di due sviluppi diversi sotto moltissimi aspetti, così come lo sviluppo di discipline (associabili a medicina-maschio-egemonia a psicologia-femmina-mancanza)
che si auspica possano collaborare per perseguire un benessere che non sia delle reciprche classi professionali ma soprattutto dei pazienti che ad esse si rivolgono!
Grazie
Dott. Luigi Antonio Perrotta
16 luglio 2009
Un’altra osservazione: quel “faccia la spesa sicuro, lei è sano come un pesce” è davvero una frase della collega o è una invenzione del giornalista? Nel primo caso… aiuto: forse sbaglio qualcosa io, continuando a spiegare ai pazienti che il mio lavoro non consiste nel dare la patente di “sano” a chicchessia. Nel secondo caso, varrebbe la pena spendere qualche parola sulla fantasia alquanto diffusa secondo cui uno psicologo ti dice se sei, appunto, “sano” o “malato”. Perché questa è poi l’idea che molti hanno in testa quando vengono nei nostri studi; o forse è proprio in virtù di questa che molti, pur magari desiderandolo, non vengono da noi.
17 luglio 2009
Cara Silvia,
non mi ero soffermata su questo punto; data la natura leggera dell’articolo la redazione ne ha approfittato per poter ribadire la distinzione fra le figure professionali di: psicologo, psicologo-psicoterapeuta, medico-psichiatra e medico-psicoterapeuta ed invitare il lettore ad approfondire tramite il glossario, una tanto spinosa distinzione, talvolte amena anche agli addetti ai lavori!
Sono però totalmente d’accordo con lei, se assumiamo come “seria” la frase incriminata: faccia la spesa sicuro, lei è sano come un pesce! Anche io ribadisco con fermezza che la nostra professione non comporta l’essere un “portatore sano di salute mentale” e voglio aggiungere che “l’essere sano” è un concetto quanto mai astratto e sinceramente, poco rilevante ai fini terapeutici!
Grazie dunque per la sua osservazione, che ha permesso questa ulteriore delucidazione sul tema!