Shame

REGIA: Steve McQueen

ATTORI: Micheal Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware, Elizabeth Masucci

DISTRIBUZIONE: BIM

PAESE: Gran Bretagna

GENERE: Drammatico

DURATA: 99 min.

ANNO: 2011

Recensione di Manuela Materdomini

Un appartamento asettico nel cuore di New York. Tutto è bianco intorno come in una sala operatoria. La macchina da presa ritrae camere di sbieco, angoli di letto, tagli di corridoio: si odono gemiti provenire da una stanza, poi il corpo nudo di un uomo avvia il nastro della segreteria telefonica e scivola verso la doccia. E’ una scena che si ripete più e più volte in Shame, l’opera seconda di Steve McQueen che, a più di due mesi dall’uscita nelle sale, suscita ancora tanto clamore.

Presentato in concorso alla 68° edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nell’ambito della quale Micheal Fassbender si è aggiudicato la Coppa Volpi come miglior attore protagonista, il film segna il ritorno sul grande schermo del regista londinese. Dopo il debutto del 2008 con Hunger, McQueen sceglie di girare un film sulle grandi ossessioni della nostra epoca: il (consumo del) sesso e (il terrore del)le relazioni.

Brandon (Michael Fassbender) è un brillante quarantenne d’affari la cui vita verte intorno al sesso “puro”. In un eterno presente, le ore e i giorni sono scanditi dagli incontri sessuali: reali, virtuali, orgiastici in cui il corpo è il mezzo per il soddisfacimento immediato di un desiderio che consuma l’oggetto verso cui tende, fino alla sua distruzione. Nei coiti tutti uguali, il volto si contrae in smorfie bestiali e divampa negli occhi, come lingua di fuoco, la smania di un oltre da raggiungere al di là del limite del contatto umano. L’invariato ripetersi dei giorni verrà interrotto dall’irruzione dell’odiata-amata sorella, Sissy (Carey Mulligan), una cantante in cerca di fortuna.

Le scene del film sembrano legate tematicamente da uno stesso motivo che appare declinato secondo aspetti apparentemente antitetici: l’impossibilità, incarnata dal protagonista, di stare all’interno di una relazione e la brama, raffigurata dalla sorella, di divorarle tutte. In un’atmosfera di fondo dai toni desolanti. I fratelli si infliggono colpi taglienti come lame di rasoi, al confine di un’intimità che rasenta l’incesto. In alcuni dialoghi i due vengono ripresi di spalle, come osservati da un occhio che non ha accesso alla loro intimità, ai loro sguardi complici o furibondi. Nulla si sa del loro passato. Il calore malinconico con cui, in una scena, Sissy interpreta il pezzo di fama mondiale New York New York ne evoca tracce lontane. Tra i versi della canzone sembra celarsi una storia misteriosa o, forse, un sentimento di essere al mondo che i fratelli condividono e, per un momento, per il tempo della canzone, si ha la sensazione di essere seduti, nello stesso locale, a un tavolo di distanza da Brandon e di sentire l’odore delle sue lacrime.

Il cast selezionato per la realizzazione di questa pellicola è eccezionale e le scelte formali di regia direzionano il film e lo trasformano, a servizio delle esigenze di sceneggiatura. Il regista alterna sapientemente registri stilistici differenti, modifica stili di inquadratura e fotografia per raccontare le diverse qualità di rapporti umani che, di volta in volta, vedono impegnato il protagonista. Lo stesso Fassbender dà prova di una straordinaria dote attoriale, dimostrandosi capace di trasformare, all’occorrenza, lo sguardo predatorio che non lascia scampo in espressioni dolci e meno raggelanti. Interpreta il protagonista di una storia difficile, buia, che richiama il tema di Amore Liquido, un film indipendente italiano uscito nel 2010: la desolazione di un essere umano che non può accedere ad una relazione e che si consuma in quella forma compulsiva di sessualità che strangola l’anima della seduzione.

Gabriella Alleruzzo

Author: Gabriella Alleruzzo

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