di Chiara Santi
(Ci è stata segnalata la pubblicità di una psicologa-massaggiatrice ad un link che, al momento, non pare più attivo. Non ci interessa, comunque, affrontare il singolo caso, che di volta in volta potrebbe essere serio o meno serio, quanto più dare uno spunto di riflessione su una tendenza, fortunatamente minoritaria, di alcuni colleghi a mischiare interventi e aree differenti senza basi scientifiche. Il risultato che ne deriva non rappresenta una sinergia positiva fra attività di cura le quali possono essere sommate in un insieme che sia più della somma delle parti, ma un semplice accostamento e sovrapposizione senza senso di tecniche differenti che nulla apportano l’una all’altra, se non un po’ di pubblicità per il collega, che rischia però di intaccare l’immagine della serietà della professione)
Si sa, in tempo di crisi economica, la vera arma vincente è la creatività. E, siccome la nostra categoria non si può certo dire non risenta degli effetti della recessione, qualche collega deve ben aver pensato di inventarsi qualcosa che lo tenesse a stretto contatto con un settore che, invece, della crisi non pare risentire. Nasce così la psicologa-massaggiatrice, figura di cui si sentiva effettivamente la mancanza nel panorama italiano.
Da oggi in poi, sono bandite le scuse: niente colpi di freddo, niente movimenti azzardati…Non provateci neanche a raccontare che è nato così quel dolorino al collo, quella contrattura nel lato della schiena. Niente, la psicologa-massaggiatrice vi stanerà, implacabile, e troverà nascosti fra i vostri più reconditi angoli della mente episodi della vostra infanzia simbolicamente correlati con quella che voi pensavate essere una banale espressione di un corpo che non ha più la flessibilità da quindicenne. Psiche e soma sono fortemente correlati, questo si sa, ma forse sarebbe bastato rimanere nei campi della psicosomatica o della psicoterapia corporea, ben consolidati e con robuste basi scientifiche; ma la dura legge del mercato impone nuove forme dell’operare che possano ben adattarsi alla nostra cultura da beauty farm. Così, se la Spa non va allo psicologo, lo psicologo va alla Spa.
E’ giusto, effettivamente. Perché limitare la fantasia? Quanti sono gli accostamenti possibili da cui la professione potrebbe trarre un vantaggio? Io mi sono modestamente cimentata a farne una piccola lista, nel caso in cui qualche collega sia a corto di spunti. Può prendere giù a man bassa, non lo citerò per avermi rubato l’idea:
- La psicologa-stiratrice: in tempi in cui si corre continuamente per fare tutto, avere un professionista che, mentre ti stira camicie e gonne, riflette insieme a te sulle cause profonde della scelta del vestiario (perché proprio quel colore? E cosa nasconderà quel filo tirato proprio in quel punto, forse un istinto aggressivo represso?), ha l’indubbio vantaggio di offrirti due servizi in uno, con dimezzamento dei tempi. Ma non dei costi, non si può mica avere tutto…
- Lo psicologo-runner: qualche chilo di troppo? Maniaco della forma fisica? Cosa può esserci di meglio, allora, che correre insieme al tuo terapeuta, uscendo da quegli studi bui che troppo invitano alla riflessione e raccontare dei tuoi traumi fra lo stretching preparatorio e lo scatto finale? Il vantaggio ulteriore è che l’uso combinato di cervello e corpo aiuta a smaltire il doppio delle calorie.
- La psicologa-parrucchiera: non c’è neanche da stare a spiegare l’enorme utilità di avere una psicologa che ti fa shampoo, mèches e taglio. E’ noto a tutti che i saloni di bellezza sono luoghi in cui viene facilitata la libera associazione e la fluidità di espressione. Non c’è intimo segreto che la coiffeuse non riesca a carpire. Preferibile la formazione in dinamiche di gruppo, che aiuta nella gestione della petulanza collettiva.
- Lo psicologo-operaio: in Italia siamo già abituati al presidente operaio, perciò il terreno è preparato e l’impianto facilitato. In questa epoca piena di laureati, ma scarsa di “tute blu”, e con il decreto sullo stress lavoro correlato fresco di nuovi obblighi, il valore aggiunto di uno psicologo che, mentre monta lo sportello alla catena di montaggio, analizza con acutezza l’ambiente di lavoro e somministra test, è assolutamente insuperabile. Con i nuovi contratti aziendali in deroga a quelli collettivi, poi, sarà possibile imporre al collega il divieto allo sciopero e l’attività continuata per 16 ore al giorno. E’ gradito un master in psicologia del lavoro.
- A grande richiesta, dopo anni che ci sentiamo ripetere da perfetti sconosciuti appena incontrati, quando apprendono che mestiere svolgiamo: “Ma allora hai già capito tutto di me”, ecco a voi lo psicologo indovino! Basta con anamnesi, test, riflessioni, analisi di sogni, lapsus e atti mancati. La crisi non permette il lusso di perdere tempo a guardare dentro se stessi, di approfondire e capire; togliamo il superfluo e diamo al nostro cliente la lettura della sua vita in tre sedute, chiavi in mano: una per il passato, una per il presente e una per il futuro. Roba da fare impallidire anche le terapie brevi.
Naturalmente, nessuna pretesa di essere stata esaustiva, ciascuno può sbizzarrirsi come vuole nella ricerca dell’accostamento a lui gradito. La formula è semplice, basta prendere due ambiti di lavoro (ma perché limitarsi, si può fare anche tre o quattro) e appiccicarli insieme senza tante finezze di studi, verifiche, ricerche sugli esiti. Si sa, il tempo è denaro.
Ecco, e se pensassimo allo psicologo strozzino?