Stadio Italia. I conflitti del calcio moderno
aa.vv. editore: la casa USHER anno: 2010 prezzo: euro 15.50 pagine: 263di Giuseppe Preziosi
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana
In vita mia sono stato allo stadio ad assistere ad una partita di calcio due o tre volte; ero molto piccolo, era lo stadio Partenio di Avellino, erano gli anni 80 della serie A. Ne ho un ricordo sgradevolissimo di confusione e rumore e infatti non ci sono più tornato da allora. Lo sport e il calcio in particolare hanno assunto nella mia vita una posizione molto marginale. La mantengono tuttora. Perchè allora dedicarsi ad un libro centrato sul calcio?
Sul numero di marzo de il Mucchio Selvaggio (rivista di musica, cinema, libri politica e attualità) mi trovo a leggere un’intervista a Lorenzo Cantucci uno degli autori del libro; alcuni stralci: …i gas lacrimogeni proficuamente impiegati a Genova tra lo sdegno di politici e gruppettari sono stati sperimentati proprio negli stadi italiani…quelli splendide immagini di manifestanti calpestati da gendarmi e presi a calci nei fianchi hanno centinaia di precedenti tra i tifosi del calcio, ma nessuno ha detto nulla perchè, si sa, l’ultras può essere massacrato, perdere un occhio o essere anche ucciso, il manifestante politico no, perchè secondo qualcuno i suoi diritti sono superiori rispetto ad altri……e per quale motivo se gli operai scioperano e gli studenti manifestano contro provvedimenti governativi i tifosi di calcio o anche solo gli ultras non possono lamentarsi per qualcosa di totalemnte illeggittimo?…
Domande che mi confondono perchè non so darmi una risposta chiara. I tifosi di calcio, gli ultras hanno diritti diversi da chi lotta politicamente? Quello che so del mondo degli stadi è che è un mondo alieno, alieno alla maggior parte della “società civile”; una sorta di ghetto abitato da belve rozze che praticano violenza fine a se stessa. Sono gli ultras che hanno rovinato il piacere del calcio, loro e i fiumi di denaro che si sono riversati su questo sport. Questo credo di sapere. Certo i tifosi non sono una classe sociale con cui interagire, discutere, confrontarsi; sono una minoranza feroce che se lo Stato interviene a sedare, cancellare, controllare trova in me un sostenitore. Tutto questo non lo so perchè ho frequentato gli stadi o perchè conosco gente che lo fa o lo ha fatto; tutto questo deriva dal quello che ho letto sui giornali e sentito in tv. Una conoscenza mediata, mediatica sicuramente di parte. Leggere Stadio Italia serve ad avere un accesso ad una visione altra rispetto alla questione ultras, stadi, Stato Italia. Non significa condividere a pieno certe idee o certi stili di vita ma vuol dire non accontentarsi, rassegnarsi ad una visione unica, superficiale direi manipolativa.
Le questioni che investono il cosidetto calcio moderno non sono poi così lontane e distanti dalla “società civile”. Sempre più ci accorgiamo che i rapporti tra i cittadini e lo Stato sono mediati da forze dall’ordine in tenuta anti sommossa; sindacati, manifestanti, studenti, operai, semplici cittandini a confronto con i servitori dello stato. Questi braccio di ferro mediati dalla forza istituzionale sono scenari da tempo messi in mostra negli stadi.
Dopo gli scontri a dicembre a Roma (all’interno di una manifestazione politica, antigovernativa di studenti, precari, lavoratori, insegnanti, cassintegrati, ricercatori) alcuni esponenti istituzionali hanno ipotezzato di istituire il DASPO anche per le manifestazioni politiche; il DASPO è un prevvedimento che vieta a chi ne è colpito di partecipare a particolari manifestazioni sportive; le singolari modalità di attuazione (può essere attivata anche solo per denuncia e non per una effettiva condanna penale) la rendono una normativa al limite della legalità. Quando è stato ipotizzata per le manifestazioni politiche c’e’ stata una risposta polemica da diverse parti della società e della politica e per ora sembra essere stata accantonata; quando è stata attuata negli stadi non credo abbia suscitato inidignazione se non nel mondo ultras. Ma una limitazione illeggittima della libertà individuale non è grave per chiunque ne venga colpito?
Il passaggio successivo è quello della tessera del manisfestante o addirittura la tessera del cittadino a ricalcare la già esistente tessera del tifoso; nelle pagine del libro si scopre (anche perchè non mi sembra che i media l’abbiamo descritta così) che questa ennesima tesserina da mettere nel portafogli è una carta di credito che trasforma il tifoso nell’ennesima incarnazione di consumatore nell’ ideale stadio del calcio moderno che assomiglia tanto ad un centro commerciale (nel libro è descritto il progetto della Cittadella Viola di Della Valle che si muove proprio in questa direzione).
Stadio Italia si muove in diverse direzioni attraverso numerosi autori e altrettanti piccoli saggi analizzando gli aspetti moltepici del complesso fenomeno del “calcio moderno”. Da voce a ultras giovani e non che raccontano la loro esperienza di curva, analizza il processo mediatico e culturale che ha fatto degli ultras una emergenza senza diritti; vengon approndite esperienza di alcune realtà locali come Livorno e Firenze. Emergono con forza alcuni nodi critici del rapporto tra istituizoni e mondo ultras e avvenimenti tragici come la morte di Filippo Raciti e Gabriele Sandri. Vengono esaminate alcune componenti economiche che sembrano avere profondamente modificato la realtà del calcio (diritti tv, sponsorizzazioni).
Il mondo degli ultras non sembra poi così alieno al resto della società; basta considerare che tutte quelle persone che vanno allo stadio, che sono diffidate, che disgustate dal calcio moderno seguono le partite a casa dopo anni di militanza, tutta quella gente che si mossa in piazza in diverse parti d’Italia alla notizia della morte di Gabriele Sandri non consuma la sua vita esclusiavamente nello stadio ma è parte integrante della società: sono lavoratori, studenti, precari, disoccupati, professionisti persone che con cui interagiamo quotidianamente. Possiamo ignorare la loro esistenza? Possiamo sperare che scompaiano? Possiamo fare come la sinistra italiana (una questione molto approfondita nel libro) che per non sporcarsi le mani si è ritirata nei salotti buoni del centro?possiamo accontenetarci della decrizione che ne fanno i telegiornali quali belve feroci da tenere in gabbia?