Pagamento sedute di psicoterapia non effettuate. Simonetta Putti

Dr.ssa Simonetta Putti

Sono stata interpellata dall’Osservatorio Psicologia nei Media  per commentare  la  questione del pagamento delle sedute di psicoterapia non effettuate, in vista di un dibattito auspicato.

Visionata la trasmissione – che rappresenta una vertenza relativa al pagamento di una seduta non effettuata e disdetta 4  ore prima dell’orario convenuto – mi soffermo su alcuni punti.

Nel T.U. della Tariffa professionale degli Psicologi, visibile nel sito dell’Ordine Nazionale degli Psicologi al link

http://www.psy.it/tariffario.html si legge all’Art.3, ultimo capoverso, che “Lo psicologo può ridurre l’onorario per le prestazioni non effettuate a causa del mancato rispetto dell’appuntamento da parte del cliente, ed eventualmente rinunciarvi se lo ritiene opportuno.”

Se ne evince – a mio parere – che di norma tale onorario è dovuto ed esigibile.

Nel Trattato di Psicologia Analitica (Pignatelli, M., Baldaccini, L. R., 1997), nel capitolo La tecnica Junghiana,  al paragrafo Il Contratto si legge:

“Rimane fermo che per le assenze episodiche, non precedute da avviso tempestivo, che può variare da una o più settimane, debba essere corrisposto regolare pagamento, per il concetto di prenotazione dell’ora; quando però esiste un preavviso annunciato e motivato, come un impegno di lavoro inderogabile, un’operazione chirurgica, una vertenza giuridica, si possono discutere con il paziente le ragioni dell’assenza per arrivare ad una decisione condivisa. Il pagamento scatta anche per malattie improvvise di breve durata, nel merito e nell’entità delle quali non è lecito entrare, né si può stabilirne la componente psicosomatica.”

Ne La Tecnica della Psicoterapia Psicoanalitica (Langs, R,1979), al capitolo 5, Paragrafo Richieste di spostamento d’orario e sedute disdette all’ultimo momento, si legge:

“Generalmente il terapeuta non dovrebbe mai accettare di spostare la seduta all’ultimo momento o addirittura dopo l’ora fissata; tranne che in casi veramente d’emergenza, peraltro estremamente rari, una mossa del genere non ha giustificazioni. Anche se le ragioni dell’assenza sono perfettamente giustificabili (una gomma a terra, un improvviso malessere o altri fatti imprevedibili), il paziente deve imparare ad accettare le sue responsabilità per le sedute e non va mai trattato come un’eccezione, a meno che questo possa avere conseguenze negative sulla terapia. Nella maggior parte dei casi l’annullamento della seduta all’ultimo minuto non ha una motivazione realistica, ma rappresenta una flagrante messa in atto da parte del paziente.”

Nel Paragrafo Possibili eccezioni, si legge:

“Sostanzialmente, qualunque decisione in grado di modificare la posizione di totale responsabilità del paziente per le ore a lui riservate (o per qualunque altra regola generale della terapia) produce automaticamente una falla nell’alleanza terapeutica, provoca resistenze e messe in atto. Bisogna quindi evitarle.”

A mio parere nei due testi citati – seppur siano i detti testi rappresentanti di orientamenti  diversi –  emerge con chiarezza non solo la doverosità ma la opportunità anche terapeutica del pagamento delle sedute non effettuate e non disdette in tempo congruo. Entrando nel merito della rappresentazione dei fatti così come trasmessi nella sopra citata puntata di Forum, ritengo che la conclusione cui giunge il Giudicante sia carente seppur formalmente corretta.

Infatti il Giudicante non ha incluso nella propria valutazione la dimensione simbolica e la connessa dimensione interpretativa che pure costituiscono dati radicalmente rilevanti nel rapporto paziente / terapeuta. Vedasi in particolare la specifica valenza simbolica del denaro nell’ambito del rapporto psicoterapeuta – paziente, valore aggiunto  che il Giudicante disattende  trattando la questione come se il pagamento della seduta fosse equiparabile a quello di un qualunque rapporto obbligazionale con un professionista. Probabilmente il ricorso ad un CTU avrebbe potuto fornire gli opportuni dati aggiuntivi rendendo edotto il Giudicante della complessità e specificità della materia su cui era chiamato a giudicare.

Ai fini poi dell’auspicato dibattito che si intende avviare, sottolineo l’urgenza di una precisazione terminologica: infatti – a livello della sfera collettiva – continuano ad essere usati spesso in modo improprio i termini psicologo –  psicoterapeuta-  psicoanalista – terapeuta. Occorre promuovere maggiore chiarezza meglio definendo il significato dei termini sopra citati e le rispettive specifiche aree di competenza.

Infine, per quanto attiene la trasmissione de quo, evidenzio che essa ben rappresenta l’azione disacculturante operata dal medium televisivo, che sembra grandemente privilegiare il parametro dell’audience rispetto a qualsivoglia azione anche moderatamente educativa del grande pubblico.

I fatti così come rappresentati inducono nell’utente medio una percezione incompleta e / o distorta della realtà e possono cagionare una vasta serie di danni (vedi incomprensioni ed agiti) ai concreti e vissuti rapporti paziente / terapeuta.

Simonetta Putti

Analista Junghiana , socia del C.I.P.A  (Centro Italiano di Psicologia Analitica) e della I.A.A.P (International Association  for  Analytical Psychology),

Socio fondatore del C.S.P.L  (Centro Studi Psicologia e Letteratura fondato da Aldo Carotenuto),

tel. num.: +393465757719

tel. fax:    +390668805239

Roma, via Tibullo 11 –  00193

Italy

Riferimenti bibliografici

T.U. emesso dall’Ordine Nazionale Psicologi

Carotenuto, A. (a c. di), Trattato di Psicologia Analitica Torino, UTET, 1997

Langs, R., La tecnica della Psicoterapia Psicoanalitica, Torino, Boringhieri, 1979

Chiara Santi

Author: Chiara Santi

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4 Comments

  1. Gentile Dottoressa Putti,

    sono stata paziente in psicoterapia e non mi sembra che per la disdetta delle sedute, l’avviso di alcune settimane prima, come Lei dice, sia realistico.

    Per prima cosa il paziente è umano e vulnerabile ed è assurdo imputare tutti i rinvii a delle ragioni di blocco o rimozione, cosa che fa bene solo alle vs. tasche ma pare solo una scusa per assicurarvi un congruo guadagno sicuro mensile (meno male che ancora non chiedete una fidejussione bancaria!)

    Tanto varrebbe chiedere al paziente, uno stipendio mensile anticipato, con o senza disdetta con o senza presenza del paziente, fareste prima.

    A me 48 ore di preavviso sembrano più che sufficienti.

    Quando dopo otto mesi di regolare terapia, costata 80 euro a seduta per due volte la settimana, per ragioni di influenza ho dovuto rinviare con due giorni di anticipo due sedute, il mio psicologo, per la prima volta, mi ha informato di pretendere dai suoi pazienti una disdetta con tre settimane di anticipo, perchè quelle due ore erano riservate a me e comunque lui mi aspettava, nonostante io avessi disdetto, la mia risposta è stata che il fatto che mi aspettasse comunque non era un problema mio e che certe regole vanno stabilite all’inizio della terapia e non furbescamente omesse!!!!

    Ho lasciato la terapia con lui considerendolo una persona estremamente “venale” che ha sottovalutato la mia “intelligenza” e la mia “parte sana”.

    Non sono affatto in accordo con Lei cara dottoressa, anzi da paziente le dico che la rigidità e la venalità di alcuni psicologi, allontana i chi inizia le terapie, facendo perdere la fiducia in chi li cura, il quale si rivela persona unicamente interessata al denaro che ha poco a che fare con la missione del medico e con il giuramento di Ippocrate.

    Mi piacerebbe conoscere la Sua risposta.

    Distinti saluti.

    Caterina

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  2. Caterina ti ringrazio per aver espresso così bene il tuo punto di vista.
    Io mi trovo nella tua stessa situazione.
    Ho cominciato un lavoro di terapia e adesso scopro che il congruo anticipo per disdire una seduta è di una settimana!
    Mi sembra folle e veramente umiliante oltre che lesiva del rapporto fiducia/rispetto paziente terapeuta. E’ uno strozzinaggio. Come posso avere rispetto? E come posso sentire che esiste fiducia se c’è un dubbio così nella mia persona e nel mio agire. Capisco le resistenze e quant’altro, ma è veramente esagerato e amorale parlare di resistenze solo in questa circostanza. Le resistenze, non in termini prettamente psicologici perchè non ne sono competente, credo siano presenti, più o meno consciamente, in ogni individuo e in diverse circostanze. Sono sicura che ognuno di noi ha delle forti resistenze anche ad andare a lavoro tutti i giorni perchè di sicuro non è piacevole, di sicuro è dura e pesante ed è un lavoro come un lavoro è la terapia, ma lunge dal mio datore di lavoro chiedermi di comunicargli con una settimana di anticipo se avrò bisogno di un giorno di malattia.
    Anch’io gradirei leggere una risposta esaustiva di un dottore che possa chiarire i dubbi senza fare riferimento a parti di testi, ma alla vita reale. In termini prettamente economici vogliamo dire che i professionisti sono a mio avviso ben tutelati da eventuali disdette e/o posticipi, da più che congrue tariffe orarie.
    Un dipendente medio guadagna in una giornata quello che loro chiedono in un ora.
    grazie
    Luisa

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  3. Gentile Dott.ssa Putti
    ma se a fare la terapia è una ragazza di 15 anni non udente, e se i genitori hanno portato questa ragazza per risolvere una specifica problematica: la ragazza, a volte rifiutava di uscire, di andare a scuola, di svolgere qualsiasi attività chiudendosi completamente e rendendo vano ogni tentativo di convincimento. Se proprio a causa di questa problematica i genitori non sono riusciti a portare la ragazza a studio perchè lei ha deciso di punto in bianco di non volere andare allora i genitori dovrebbero ugualmente pagare? Mi sembra una cosa assurda!

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  4. Mah, la maggioranza di loro sono persone aride, interessate al tornaconto in misura maggiore del giusto. Molti trattano i clienti con sufficienza, e poi , in mancanza di risultati si giustificano e scaricano la responsabilita’. Il loro ordine non tutela i pazienti ma loro stessi.

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