Specialista di Ottimismo – Parte II: Replica di Sebastiano Todero ed Utili Revisioni
Il mese scorso avevamo pubblicato, tra gli altri contributi, un parere della Dr.ssa La Via a partire da una segnalazione riguardante i numerosi siti di Sebastiano Todero, segnalazione e parere che esprimevano molte perplessità circa la comunicazione ivi contenuta. A seguito di questo parere Todero ci ha contattati per poter replicare, precisare e revisionare eventuali imprecisioni e/o fraintendimenti, e noi siano stati disponibilissimi ad ospitare la replica attraverso un’intervista, alla quale Todero ha gentilmente risposto.
Siamo molto soddisfatti del fatto che Sebastiano Todero ci abbia contattati per chiarire la sua posizione ed anche per consentirci di correggere una nostra imprecisione (non a suo carico) contenuta nel nostro parere, quella relativa alla non iscrizione all’albo degli Psicologi del Prof. Pietroni dell’Università di Chieti. Pietroni è invece iscritto e ci scusiamo con lui e con Todero per questa imprecisione, abbiamo ripubblicato l’articolo con in evidenza l’errata corrige. Tale errore è stato commesso per motivi “tecnologici” in quanto il sito dell’Ordine Nazionale (sul quale abbiamo verificato l’iscrizione) non è ottimizzato per Safari su Mac, sistema operativo che abbiamo utilizzato per la ricerca.
Todero, oltre a rendersi disponibile alla nostra intervista, ha nel frattempo parzialmente modificato i suoi siti nella direzione da noi auspicata rendendo la sua comunicazione all’utenza già più trasparente. Todero infatti, come dirà egli stesso nella seguente intervista, non è abilitato all’esercizio della professione psicologica, ma è solo dottore in psicologia. Egli ha anche eliminato i video su Youtube del comico Dado nei quali si affermava tra il serio e il faceto che rivolgersi allo psicologo fosse deprimente. Comunicazione questa che risultava a nostro parere offensiva della professionalità psicologica.
Ringraziamo Todero per la sua disponibilità a tributo della massima chiarezza e riportiamo il nostro intervento in questo link come semplice memoria dello scambio intercorso.
Questo positivo scambio dimostra come molti operatori della formazione, del counseling, del coaching, non laureati in psicologia, o invece come Todero, laureati e non iscritti all’albo, talora in buona fede (talora meno), spesso non sono a conoscenza o trascurano più o meno consapevolmente i vincoli che sovraintendono alla comunicazione ufficiale della propria effettiva attività, e che basterebbe una semplice operazione d’informazione dei nostri Ordini presso questi operatori per consentire loro una ritaratura della loro comunicazione al pubblico, come ad esempio, in questo caso di Todero, per l’uso della denominazione “psicologo”. Operazione questa che però quasi mai viene svolta dagli Ordini, forse perché sono molti (troppi) i nostri stessi colleghi che formano operatori non psicologi che s’inoltrano senza coordinate sul mercato della domanda di benessere psicologico.
L’OPM non si sostituisce al lavoro degli Ordini, naturalmente, non è investito di nessuna autorità a riguardo, ma solo dell’autorevolezza delle proprie libere opinioni, e quindi si limita ad “osservare” tali comunicazioni fuorvianti e a renderle pubbliche.
In questo caso, e grazie alla disponibilità di Todero, è stato sufficiente uno scambio di vedute ed un riposizionamento reciproco, per migliorare la comunicazione agli utenti e questo è per noi motivo di orgoglio. Questo risultato costituisce dunque per noi motivo di soddisfazione in quanto rappresenta un obiettivo del nostro operato.
Certo, molto altro si potrebbe ancora fare nella direzione della chiarezza, e pur rimanendo distanti dalle opinioni di Todero riportate in questa intervista, lasciamo alle libere valutazioni dei lettori la facoltà di farsi la propria opinione e ad altre istituzioni l’onere di eventuali altri suggerimenti.
INTERVISTA A SEBASTIANO TODERO
1. Qual è la ragione per cui ha deciso di non iscriversi all’albo degli psicologi?
Beh ad essere precisi non è che ho deciso di “non iscrivermi” ma più semplicemente “non ho valutato se iscrivermi”! La cosa non è una sottigliezza linguistica ma descrive meglio la mia posizione in merito. Se avessi deciso di “non iscrivermi” significherebbe avere qualcosa in contrario all’ordine stesso o in qualche modo non condividerne le finalità e le modalità di azione.
Al contrario io non ho proprio nulla contro l’ordine a anzi lo ritengo una cosa normale e positiva. Anzi, leggendo alcuni forum come quello di www.opsonline.it mi stupisce che molti degli iscritti siano in disaccordo e si lamentino o che addirittura alcuni di loro propongano di abolire l’ordine degli psicologi, perché a detta loro non tutela abbastanza e anzi limita il campo d’azione. Comunque non entro in merito perché non conosco la situazione e non spetta a me valutare.
Quindi per rispondere con chiarezza, ho sempre pensato che l’iscrizione all’albo fosse una cosa legata a chi vuole operare come psicologo o psico-terapeuta e poiché la mia vocazione è tutt’altra non ho mai valutato l’iscrizione, benché dopo la laurea io abbia fatto regolarmente il tirocinio di 1 anno e in definitiva sia idoneo a sostenere l’esame per l’iscrizione.
In definitiva, essendomi dedicato alla formazione d’aula e alla divulgazione del mio pensiero oltre che delle mie competenze, attraverso lezioni dal vivo e opere dell’ingegno come dispense e altro, l’ho sempre fatto come semplice libero professionista.
2. Per quale motivo, avendo scelto di non iscriversi, talvolta si è presentato (dal momento che ora ha modificato i suoi siti) come psicologo?
A tutti noi capita di scrivere delle imprecisioni. Voi ad esempio avete scritto erroneamente che il mio mentore, Prof. Pietroni non è iscritto all’albo e avete insinuato un sospetto in merito alla sua docenza presso la facoltà di Chieti, stupendovi che 2 importanti case editrici come Raffaello Cortina e IlSole24Ore avessero pubblicato 3 dei suoi testi. Sappiamo però che si è trattato di un banale errore in buona fede.
Per quanto mi riguarda, rivolgendomi a un pubblico di persone interessate alla sostanza dei fatti e non alle, comunque importanti, diciture formali, spesso mi sono trovato in difficoltà a riassumere in poche parole il mio profilo professionale. Tanto per capirci se avessi dovuto enunciare correttamente la mia posizione accademica avrei dovuto scrivere: “Sebastiano Todero: Dottore in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, con effettuato tirocinio post laurea, quindi abilitato a sostenere l’esame di stato e cultore della materia “psicologia sociale” presso la cattedra del prof. Pietroni alla facoltà di Chieti.” Sono 38 parole e 228 caratteri!!
Quindi tante volte ho cercato delle perifrasi più concise e chiare, per i non addetti ai lavori, definendomi più semplicemente “Dottore in psicologia”, “esperto di psicologia”, “Allenatore”, “divulgatore” o semplice “insegnate”. Purtroppo in oltre 1500 pagine e quindi più di 75000 righe da me scritte, in 4 di queste righe ho impropriamente usato la dicitura “psicologo”. Di questo mi dispiace e ho prontamente provveduto a modificare i punti scorretti sostituendoli con il più appropriato “Dottore in psicologia”. Tutto qui!
3. Qual è la differenza che propone tra le prestazioni offerte da uno psicologo e le sue? Mi può indicare in quale parte del sito e dei materiali questa differenza viene esplicitata?
Beh, non mi è chiaro perché dovrei definire una cosa semplice come quella che faccio io, passando per una analisi comparativa rispetto ad una professione articolata come quello dello psicologo, ma possiamo farlo senza problemi. Credo che le cose siano così diverse da non richiedere commenti ma in ogni caso esplicitiamo anche l’esplicito e cerchiamo di descrivere queste macroscopiche differenze.
Da uno psicologo ci può andare una persona che desidera un supporto in merito ad una piccola o grande problematica di natura psicologica. Può essere un momento di confusione passeggero o una vera depressione ma sicuramente dovrebbe essere qualcosa che priva la persona del proprio benessere e la fa soffrire. Può essere un “disturbo” o una vera “malattia” ma comunque qualcosa per cui si cerca una “cura”. In quel caso lo psicologo è la figura perfetta ed è giusto che sia un professionista completamente focalizzato su questo genere di attività.
Invece ciò che faccio io è molto più semplice: sono un docente e offro le mie lezioni alle persone “normalissime”, che stanno già bene e sono già mediamente soddisfatte ma vogliono ottenere ancora più risultati. Tecnicamente parlando mi riferisco alla loro parte conscia e razionale, spiegando loro determinate tecniche e strategie adottate da persone abili in certe competenze precise. Tengo delle lezioni o do delle spiegazioni in merito a quello che amo e che studio da una vita. Lo scopo e la finalità di chi mi ascolta può essere duplice: imparare delle informazioni per soddisfare la propria curiosità in merito ad alcuni aspetti della psicologia umana oppure imparare delle abilità precise come la gestione del tempo, alcuni principi di comunicazione efficace o ad esempio tecniche di memoria.
In generale quindi posso dire che i miei clienti sono persone che vogliono migliorare e praticare quel genere di formazione che viene comunemente definito Sviluppo Personale.
Lo psicologo fa “terapia” o “prevenzione” ed è paragonabile ad un “medico della psiche”, io invece tengo delle lezioni e sono un semplice insegnante. La differenza è così evidente che non ritengo necessario esplicitarla, così come un archeologo non dovrebbe spiegare in cosa differisce il suo lavoro rispetto ad un docente di storia, per quanto entrambi si occupino di “passato”!
Ad ogni modo, vi ringrazio per la domanda, dato che forse ciò che è ovvio per me potrebbe non esserlo per tutti e anzi ho deciso di aggiungere nei miei siti delle frasi che aiutino chiunque a non mescolare le due cose.
4. Come mai il comico Dado (di cui ha tolto il contributo online su Youtube) che ha curato uno spot per lei definiva con accenti svalutativi l’utenza che si rivolge allo psicologo ed il lavoro dello psicologo?
Beh, anche di questo devo ringraziare voi dell’osservatorio che mi avete fatto riflettere su come l’ironia possa essere applicata alla politica, al cinema o alla cultura in genere ma non alla psicologia o alla medicina, essendo esse materie che possono riguardare il malessere delle persone. Nel video non c’era assolutamente volontà svalutativa ma in virtù di questo ho deciso di rimuovere la clip per non rischiare che venisse fraintesa, anche se a dire la verità il video era focalizzato sulla figura del Coach e non su quella dello psicologo. Proprio per marcare le differenze veniva inizialmente operato un confronto per chiarire che si tratta di 2 professioni molto diverse, ma senza mai attribuire giudizi di merito all’una o all’altra.
Non c’era nessuna intenzione svalutativa nei confronti dello psicologo e tanto meno della loro utenza. Veniva citata la rispettabilissima ironia fatta dal maestro Woody Allen, che a questo punto per alcune sue battute (<<La psicanalisi e’ un mito tenuto in vita dall’industria dei divani>>) dovrebbe essere “denunciato”. Purtroppo ancora oggi, alcune persone provano reticenza a dire di essersi rivolte allo psicologo, consapevoli del retaggio pregiudiziale che molti conservano nei confronti di chi accusa sofferenza o disturbi mentali. DADO descriveva come “bigotte e superficiali” le persone che giudicano “sfigato” chi si rivolge allo psicologo e non certo gli psicologi o i loro pazienti.
In un clima ilare e leggero DADO cercava invece di descrivere la figura del Coach come una sorta di “aiutante domestico della mente”, ovvero qualcuno che aiuta a mettere ordine ai pensieri. Ovviamente si tratta di una metafora volutamente ironica ma non di certo svalutativa e che anzi tendeva a dire che, vista in questi termini, l’avvalersi di un coach poteva quasi diventare un motivo di “vanto” e non certo di vergogna.
In ogni caso l’ironia per definizione si basa su una mescolanza tra livelli logici di verità e fantasia e poiché, come detto all’inizio, questo non è idoneo a temi che possono essere delicati, ho deciso di rimuovere il video perché non lo ritengo importante e se c’è il minimo rischio che possa essere frainteso o peggio offensivo, voglio evitarlo assolutamente.
5. Qual è la parentela e quali sono le divergenze tra la sua Nuova Psicologia Applicata e la Psicologia Positiva di Seligman?
Il solo paragone mi onora ma devo dire che è improprio e fin troppo lusinghiero.
Martin Seligman è uno scienziato di fama mondiale, con decenni di ricerca alle spalle, è stato lo scopritore di fondamentali intuizioni sulla natura del comportamento umano e per primo ha codificato le modalità di ciò che è stata definita “impotenza appresa”.
Le ricerche di Seligman hanno poi virato dallo studio del lato “negativo” della capacità di apprendere strategie di rinuncia, per passare allo studio dei processi mentali della “resilienza” e della perseveranza, fino a scoprire le differenze profonde tra gli schemi mentali di chi rinuncia e chi persiste. Tali differenze sono correlabili con lo stile esplicativo o attribuzionale, che più comunemente viene definito Pessimismo e Ottimismo. Da questo punto di vista Seligman è definibile come il padre dell’Ottimismo Appreso e ha aiutato generazioni di persone a cambiare le loro strategie esplicative per renderle più simile a quelle adottate spontaneamente dalle persone ottimiste.
Cos’è la Nuova Psicologia Applicata? Proprio per non usare impropriamente nomi e “marchi” di altri ricercatori ben più blasonati di me, ho coniato questa dicitura per identificare l’insieme delle migliori teorie da me studiate e che ho potuto notare essere efficaci per raggiungere determinati risultati.
Ad esempio come laureato in psicologia ho compreso i processi della memoria in termini di fondamenti anatomo fisiologici dell’attività psichica, studiando “libroni” come Principi di Neuro scienze di Kandel-Schwartz-Jessel o Memoria e metacognizione di Cornoldi e Caponi. Libri essenziali per laurearsi in psicologia ma fin troppo tecnici per chi vuole “solo” delle tecniche efficaci per memorizzare. Quindi quando ho scritto le dispense per il mio corso di Tecniche di memoria ho pensato di offrire ai miei studenti solo l’essenza applicativa di quanto avevo studiato io all’università. Questo è il principio con cui ho pensato alla Nuova Psicologia Applicata: una divulgazione delle informazioni autorevoli, semplificate e scritte con un linguaggio più comprensibile al fine di essere applicate da chiunque in ambito quotidiano.
Ho cercato di ridurre al minimo la teoria del “perché” la memoria funziona in un certo modo lasciando più spazio al “come” farla funzionare in pratica.
Questo è quello che ho fatto anche con l’Ottimismo di Martin Seligman, la gestione del tempo di Stephen Covey e altri argomenti di cui mi occupo. Per altro, fortunatamente, non sono nemmeno il primo a fare questo, dato che in Inghilterra e in America molti autorevoli scienziati della psicologia hanno creato delle versioni divulgative delle loro ricerche e persino su temi popolari come la “fortuna”. Ad esempio Sonzogno ha pubblicato la traduzione italiana del volume “The Luck Factor” del Prof. Richard Wiseman. Alcuni malpensanti potrebbero dire che si tratta di un libro che “promette fortuna e felicità” e magari dare al prof. Wisemam del sedicente imbonitore, quando invece si tratta di un brillante e documentatissimo libro che descrive le caratteristiche psicologiche delle persone capaci di attrarre fortuna. Il libro è scientificamente documentato e prevede persino test ad auto-correzione per capire in quali sotto-abilità psicologiche dovremmo allenareci per arrivare a sviluppare il set di skill necessarie a manifestare il “fattore fortuna”.
In definitiva posso proprio dire che la “mia” Nuova Psicologia Applicata è la “umile” rielaborazione organizzata di tanti argomenti studiati e applicati nell’ambito del mio studio e del mio lavoro; ho studiato tanto e ho cercato di creare una rielaborazione personale e applicativa ma sempre citando le mie fonti principali e permettendo a chiunque di ripercorrere a ritroso la strada del mio percorso per arrivare alla fonte e magari andare oltre. Quindi posso dire che la NPA ha un codice “open-surce” e che tutti se hanno voglia e tempo possono risalire agli autori autorevoli da cui io stesso ho tratto ispirazione. Mi sono iscritto come Socio Affiliato della Società Italiana Psicologia Positiva che è una emanazione ufficiale della Positive Psychology di Seligman & Csikszentmihalyi. Il mio lavoro sull’Ottimismo è una semplice divulgazione e un commento ragionato, tradotto per non addetti ai lavori, delle intuizioni di molti ricercatori autorevoli come Seligman ma anche l’italiano Luigi Anolli e tanti altri. Autori che per la prima volta ho incontrato durante lo studio per la tesi di laurea.
Quando ho tradotto in italiano alcuni dei video pubblici di Seligman, presi da YouTube, ho personalmente scritto una mail alla sua segreteria, per avvertirlo del mio tributo al suo lavoro. Ritengo dunque Seligman uno dei miei tanti “maestri” e ispiratori e nutro per lui grande rispetto e stima tanto che distinguermi da lui significherebbe paragonarmi a lui e non mi ritengo all’altezza. Lui è un “maestro” io forse un “allievo”.
Sono dispiaciuto del fraintendimento iniziale e del tono sospettoso con cui era stato giudicato il mio lavoro. Quando ho letto la versione originale dell’articolo non potevo credere ai miei occhi ma ho voluto credere che si trattasse comunque di una operazione in buona fede e non ho esitato a contattare la redazione che si è dimostrata disponibile a ogni genere di chiarimento.
Sono contento che vi siate dimostrati realmente interessati alla “verità” e mi abbiate fatto queste 5 domande per capire veramente e senza pregiudizi di cosa mi occupo e perché forse molte persone sono felici di leggere il mio lavoro.
Posso dire che in tanti anni, ho spesso sentito la necessità di distinguermi da chi si occupa di argomenti simili ai miei ma senza titolo alcuno e voglio dire che nel mio sito promuoverò l’Osservatorio Psicologia dei Media, indicandolo come una fonte autorevole per discriminare tra chi si occupa di psicologia con passione e competenza e chi lo fa in altro modo e per altri fini.
Sono lieto che questa inizialmente spiacevole vicenda si sia conclusa con un piacevole chiarimento e mi auguro che nessuna parte coinvolta possa ritenersi men che soddisfatta.