Nella casa – Dans la maison

REGIA: François Ozon

GENERE: Drammatico

ANNO: 2012

DURATA: 105’

NAZIONALITA’: Francia

DISTRIBUZIONE: BIM

 

Recensione di Manuela Materdomini

«La vita senza storie non vale niente»

Cit. film

L’ultima fatica di François Ozon, uscita nelle sale italiane lo scorso Aprile, a prima vista ha tutta l’aria di essere il tipico film sull’educazione in Occidente che mette in luce il divario generazionale e culturale esistente tra insegnanti e studenti nell’epoca contemporanea.  Con tanto di leitmotiv del caso: effetti collaterali della globalizzazione, omologazione e multietnicità, certo impatto dell’avvento delle nuove tecnologie sul fisiologico divario generazionale tra adulti e adolescenti, sovranità del denaro e valorizzazione del consumo.

A ben vedere, però, quello che inizialmente appare il tema del film, costituisce, invece, lo scenario in cui si svolge la nuova storia del regista di Otto donne e un mistero.

Mentre sua moglie (Kristin Scott Thomas) si fa in quattro per scongiurare l’imminente chiusura della galleria d’arte di cui è direttrice, il Prof Germain (Fabrice Luchini) prova a trasmettere il suo amore per la letteratura ai suoi studenti disinteressati. Tutti tranne uno. Tutti tranne Claude Garcia (Ernst Umhauer), così descritto nei registri scolastici: sedici anni, madre assente, padre ex operaio invalido e disoccupato. Sfruttando il pretesto di un’esercitazione di scrittura, Claude trova il modo per entrare nella casa della famiglia “normale” del suo compagno di classe banale e simpatico Rapha (Bastien Ughetto) e per intraprendere un ironico e dettagliato studio su una famiglia borghese attraverso quello che un antropologo chiamerebbe il metodo dell’osservazione partecipante. Il lettore prescelto dei diari delle “spedizioni” sarà Prof Germain. L’uomo e il ragazzo, al di là delle divergenze generazionali, condividono una passione famelica per le storie: Claude si nutre della quotidianità della famiglia “normale” del compagno di classe Rapha; Germain divora i racconti di Claude e da essi viene catturato, rialimentando la propria passione giovanile per la scrittura e dedicando all’allievo quelle attenzioni che egli tanto sembra desiderare. Lo incoraggia a scrivere, si appassiona, corregge, propone possibili rivolgimenti della storia, rendendo avvincente anche per lo spettatore il processo di costruzione dei personaggi.

Nel film, che peraltro veicola interrogativi annosi sulla funzione dell’arte nell’esistenza umana, il confine tra realtà e immaginazione è sottile e gestito bene nella prima parte e meno nella seconda, proprio come succede nella storia: Claude a un certo punto perde il controllo sul racconto e confonde i propri desideri con la storia. E non sarà l’unico a vacillare…

Gabriella Alleruzzo

Author: Gabriella Alleruzzo

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