Psicologo di base? Sì, grazie.

intervista a cura di Manuela Materdomini

Siamo lieti di intervistare le Dott.sse Anna Galiazzo ed Elisa Bisoni, coordinatrici del Centro Servizio di Prossimità “Lo psicologo di base” di Padova. Tale iniziativa rappresenta una peculiare tipologia di intervento afferente al più ampio gruppo di nuove realtà che stanno fiorendo su scala nazionale per promuovere un’ottica di prevenzione psicologica e per sopperire alla carenza dei servizi pubblici di salute mentale, che sono sempre molto affollati ma difficilmente in grado di rispondere in tempi ragionevoli alle richieste del territorio.
Curiosi di capire qualcosa di più di tale iniziativa, abbiamo contattato le Dr.sse Galiazzo e Bisoni le quali hanno puntualmente, e gentilmente, risposto a tutte le domande che abbiamo sottoposto loro.

OPM: Che tipo di domande fanno gli utenti che si rivolgono al vostro ambulatorio?

Innanzitutto buon giorno, sono felice di rispondere a quest’intervista perché il servizio di prossimità è un servizio a cui tengo molto e a cui credo da diverso tempo. Le Persone che si rivolgono a noi, nella maggior parte dei casi,  arrivano con una domanda non chiara in mente, ma con una sensazione di disagio o d’insoddisfazione circa la propria vita personale, lavorativa, di coppia o il proprio ruolo (spesso di genitori), che in molti casi sentono da tempo, e che non riescono a scardinare. La prima sensazione che registriamo al termine del primo colloquio è spesso di incredulità perché per molto tempo non avevano capito a chi rivolgersi, avevano sottovalutato la loro percezione e, in alcuni casi, avevano vissuto un lieve senso di vergogna o la convinzione di dovercela fare da soli che li portava a lasciar scorrere il tempo spesso peggiorando le cose, come una pallina di neve che rotolando, si trasforma gradualmente in una valanga, che travolge tutta la loro esistenza.

OPM: Quando l’avete aperto?

Il servizio è aperto dal febbraio del 2011, presso la Cooperativa Ceposs di Padova, che quest’anno è cresciuta e si è trasferita nella sede di via prima Strada 35 a Padova.

OPM: Fino ad oggi all’incirca quante visite avete effettuato?

Fino ad oggi abbiamo realizzato circa trecento colloqui, partendo da una base di una cinquantina di prime visite.

OPM: Fate dei colloqui di orientamento o delle vere e proprie prese in carico?

Grazie di questa domanda perchè qui sta la vera sfida del servizio, e mi permette di spiegare anche il sottotitolo virgolettato del nostro servizio, ovvero: Servizio di prossimità  “Lo psicologo di Base”.

Questo progetto nasce, infatti, dal desiderio di intercettare per tempo il disagio delle persone, al fine di agire innanzi tutto nella prevenzione del rischio che la persona (in particolare in un momento di difficoltà, che spesso non è accompagnato da lucidità), si rivolga a persone non professioniste, che purtroppo possono spaziare dalla figura del mago, a figure non riconosciute in possesso di qualche veloce corso di comunicazione, mentre il nostro sportello si avvale solo di figure professionali iscritte all’albo degli psicologi.
Il  professionista che conduce i primi tre colloqui, ha il compito di definire qual è la domanda, il bisogno ed il percorso più idoneo alla persona, quindi prosegue con i colloqui se di sua pertinenza o invia la persona ad un professionista che appartiene alla rete dei colleghi, costruita in quest’anno dal servizio, proprio come farebbe un medico da base.

La grande differenza sta nella presa in carico sostanziale del bisogno della persona, che viene fatta anche se la persona viene inviata, ovvero si accorda con la persona, in alcuni casi, l’autorizzazione di mettersi in contatto con il collega direttamente, in altri si danno all’utente i recapiti, ma in entrambi i casi vengono programmati e realizzati  dei follow up,  per monitorare in affiancamento con la persona i miglioramenti e gli eventuali bisogni emersi (tipicamente follow up a 3, 6, 9 mesi).

Il bisogno della persona viene quindi realmente preso in carico, e la persona viene affiancata per il tempo necessario.

OPM: Siete in connessione con altri servizi psicologici?

Sì, collaboriamo con la cooperativa Akras di Padova che, grazie al servizio Cresco, lavora con i bambini con Dsa e le scuole e, attraverso il servizio Carpe Diem, lavora con gli adolescenti. Inoltre, abbiamo attivato diverse collaborazioni con colleghi psicoterapeuti e servizi del territorio.

OPM: Chi finanzia il progetto?

La qualità del servizio! Il nostro servizio, infatti, è privato: i clienti pagano ogni singolo colloquio che viene effettuato con il professionista.Come ogni servizio privato ha una grande fortuna: il riscontro immediato della propria efficacia; riscontro dato dalla quotidianità e dai risultati. I clienti scelgono e i nostri risultati sono il nostro investimento e la nostra autoverifica quotidiana, patrimonio condiviso con l’utente.

OPM: Quali sono mediamente gli esiti dei vostri interventi?

Solitamente il bisogno viene compreso e condiviso al primo colloquio, quindi segue l’invio ai professionisti. Gli interventi consistono mediamente di circa quindici incontri più i follow –up.

OPM: A chi sono rivolti per lo più? Qual è il target?

Il disagio ma anche la voglia di migliorarsi sono dinamiche molto democratiche, che  arrivano a coinvolgere tutte le fasce di età. Per ora non abbiamo raccolto dati significativi rispetto ad aggregati di disturbi o richieste.

OPM: L’utente è, solitamente, consapevole di quanto incide l’aspetto psicologico nella fenomenologia del malessere o è una comprensione a cui arriva in seguito, grazie al vostro intervento?

Se la persona ha disturbi accompagnati da sintomi fisici, spesso ha già effettuato accertamenti medici (in alcuni casi l’invio arriva proprio dal medico di base), ed escludendo altri fattori ha iniziato ad individuare un’attribuzione legata alla sfera dei comportamenti e delle emozioni.
Quando il disagio non ha somatizzazioni, ma è legato per esempio al ruolo genitoriale, al rapporto di coppia, alla performance lavorativa, spesso chi ne è portatore ha consapevolezza e desiderio di avere strumenti per affrontare una nebbia che lo sta affossando.

OPM: Qual è l’atteggiamento ‘prima volta’ dell’utente, inviato o intenzionale?

In un servizio privato difficilmente non vi è intenzionalità, anche se l’invio è suggerito da altri, per  quanto riguarda gli adulti, escluse solitamente alcune dipendenze. Nell’adolescente, in alcuni casi, la situazione inizialmente è differente se sono stati i genitori a volerlo, in questo caso l’aggancio con il ragazzo/a è molto importante.

OPM: L’utenza è più maschile o femminile? Ci sono differenze legate alla differenza di genere, nel tipo di domanda che pongono o nella problematica che portano?

Anche in questo caso non abbiamo dati così sostanziali, c’è una leggera maggioranza di donne, ma non mi esporrei a categorizzare, l’eterogeneità della domanda è stato un connotato costante.

OPM: Quali sono i rapporti con i servizi sanitari territoriali?

Le varie strutture della nostra provincia e anche sul territorio veneto sono state informate dell’esistenza del servizio. Abbiamo richiesto la disponibilità a specialisti fra cui psicoterapeuti di diverso orientamento per poter fare degli invii a fronte di determinate situazioni, nonchè grazie alla collaborazione con la Cooperativa Akras a logopedisti e neuropsichiatri. Si sono inoltre avviate delle collaborazioni con dei medici di base di Padova per l’invio di pazienti, dove la sintomatologia presentata non è risolvibile in un quadro ascrivibile all’ambito meramente medico, ma di competenza più psicologica.

OPM: Grazie mille Dottoresse Galiazzo e Bisoni, riteniamo che sia molto utile diffondere iniziative come la vostra.

Gabriella Alleruzzo

Author: Gabriella Alleruzzo

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1 Comment

  1. molto interessante il vostro progetto, sono laureata in psicologia e farò l’esame di stato a novembre, mi piacerebbe contattarvi per avere ulteriori informazioni sul vostro progetto.

    cordiali saluti
    Alessia Paro

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