Live and Let die. Parere della Dr.ssa Simonetta Putti

Sono stata interpellata dall’Osservatorio Psicologia nei Media al fine di esprimere un parere e un commento sull’articolo Death on Facebook: il lutto perpetuo dei social network, a firma di Piergiorgio degli Esposti, visibile all’indirizzo 

http://www.etnografiadigitale.it/2012/02/death-on-facebook-il-lutto-perpetuo-dei-social-network/.

e tratto dalla pagina originaria datata 10 ottobre 2011, visibile all’indirizzo

http://thesocietypages.org/cyborgology/2011/10/10/celebration-of-perpetual-mourning-on-social-networking-sites/

Inizialmente considero che, come evidenzia e spiega  L. Iannelli nella ricerca  I primi studi sui Social Network Sites come tracce del presente, visibile all’indirizzo

http://www.fondazionetelecomitalia.it/doc/programma/Iannelli.pdf

I contenuti prodotti si rivolgono ad audience invisibili e sono persistenti, replicabili, ricercabili, scalabili; i differenti confini spaziali, temporali e sociali vengono percepiti come “continui”; senza controllo sul contesto, il pubblico e il privato si confondono.’

Questa prima riflessione per dire che – a mio parere – attraverso i digital media noi viviamo in una dimensione confusa tra pubblico e privato, piuttosto che in una dimensione pubblica come sostenuto dal Degli Esposti.

Riprenderò il tema della confusione, decodificabile anche come dimensione al limite, borderline. Confusione come esito e rischio..

Concordo invece con il Degli .Esposti nell’affermazione che ‘Lo spazio digitale propone un superamento della dicotomia moderna proposta da Baudrillard tra separazione della città intesa come luogo dei vivi ed il cimitero inteso come luogo dei morti..’.

Specifico, però,  che la dicotomia viene superata non istituendo chiari confini contigui ma evidenti, bensì in uno spazio talvolta o non raramente confondente.

Laddove, invece,  il cimitero è accolto nel tessuto vivo del paese o della città (vedasi ad esempio il cimitero di Pèere Lachaise a Parigi

http://www.pere-lachaise.com/perelachaise.php?lang ) lo spazio dei defunti è recintato ed indicato, ha una precisa allocazione e identità, seppur immersa nel flusso della vita urbana.

Nello spazio digitale questi confini non ci sono e l’assenza può determinare con-fusioni tra lo spazio dei morti e lo spazio dei vivi, generando a volte concreta dis-informazione, e dispercezione (D’Elia, 2011)..

Nel web e nei SNS (social network sites) non è raro imbattersi in pagine attivate da soggetti ormai defunti, che restano e persistono senza mutamento al di là del tempo di vita dei soggetti stessi. Potrei dire che nel web e nei SNS, ed in Facebook come esempio, più che ‘un lutto perpetuo’ si attui una persistente confusione tra vita e morte.

La persistenza dei dati nel web peraltro è tema non nuovo e già variamente affrontato sui massmedia (vedi articolo di C. Formenti su Corriere della Sera del 6 novembre 2009, visibile all’indirizzo http://archiviostorico.corriere.it/2009/novembre/06/Immortali_Purtroppo_Facebook_Quando_Web_co_9_091106014.shtml )

e discusso anche in sede di Comunità Europea con riferimento alla normativa sul trattamento dei dati personali e al cosiddetto diritto all’oblio (vedi i riferimenti presenti all’indirizzo http://www.techeconomy.it/2012/01/23/reding-presto-nuova-legge-ue-sulla-protezione-dei-dati/).

La confusione  del web 2.0, tipica dei SNS, è a mio parere connessa a quella  che si rintraccia – a livello della realtà – anche nel fenomeno del ‘cimitero diffuso’, ben evidenziato da M. Paniccia (Paniccia, M., 2011): fenomeno  che si propone quotidianamente alla nostra vista percorrendo le concrete  città, ovvero piccole erme ed altarini a memoria di chi è perito in incidenti stradali…come segno e sintomo (nonché tentativo di rimedio) della mancanza di un adeguato spazio socialmente riconosciuto, ed anche come esito di  una non piena elaborazione del lutto.

Concordo con Degli Esposti per quanto concerne ‘ il tabù della morte’. Nel nostro tempo, nella scena collettiva e spesso in quella individuale, l’idea della Morte  appare oggetto dei più svariati meccanismi di difesa (Argentieri, S., 2008 ), sino alla rimozione, e contemporaneamente oggetto di spettacolarizzazione,   in configurazioni che ben  richiamano la junghiana scissione degli opposti.

In questo contesto, il fenomeno di cui ci occupiamo ed in particolare quello che il Degli Esposti chiama ‘spazio limbico’(ovvero ‘spazi di irrazionalità e possibilità di reincanto’  configurato dai databese di Facebook) , mi appare prevalentemente come luogo di una non adeguata elaborazione del lutto, come manifestazione piuttosto dell’ homo game (Pecchinenda, G., 2010).

Nel nostro contesto storico in  cui, anche per l’avvento e la diffusione delle nuove tecnologie, la trasformazione  sociale e identitaria è da tempo in atto,  l’ Uomo ha sperimentato una serie di mutazioni non irrilevanti, il liquefarsi delle certezze e delle relazioni, nonché una alterata percezione dello spazio e del tempo. Il web 2.0, con le potenzialità connesse,  può alimentare, soprattutto  nei soggetti più a rischio, una illusoria sensazione di onnipotenza. L’accelerazione del vivere spesso si è accompagnata ad una perdita di profondità, dando sempre più spazio alla superficie ed alla superficialità. La cultura della simulazione spesso esita in un progressivo distacco dalla realtà, e quindi anche dalle linee portanti di Vita e Morte.

L’accettazione della Morte come limite costitutivo del vivere è dimensione spesso evitata e /o messa a margine: la persistenza – oltre la life timeline – di dati e contenuti nello spazio digitale se per alcuni può costituire un ponte transitabile verso una più nitida realtà, a mio parere può incentivare  – nei soggetti  più fragili – la confusione e quindi la permanenza in uno stato di narcisistica illusorietà, sino al rischio di chiusura nella realtà immaginale (Callieri, B., 2003).

Simonetta Putti

Bibiliografia

Argentieri, S., L’Ambiguità, Torino, Giulio Einaudi Editore, 2008

Callieri, B., L’aspetto narratologico nella cultura della realtà virtuale:tra sfida e rischio, in Psicotech, Franco Angeli Editore, vol.I-1, 2003.

D’Elia, L., Dispercezioni, in (a c. di Putti, S., Testa, F.) Corpo Riflessione Immagine, Roma, Alpes Editrice, 2011

Paniccia, M., Il Cimitero diffuso, in (a c. di Putti, S., Testa, F.) Corpo Riflessione Immagine, Roma, Alpes Editrice, 2011

Pecchinenda, G., Videogiochi e cultura della simulazione.La nascita dell’‘homo game, Bari-Roma, Laterza, 2010

SIMONETTA PUTTI – Analista Junghiana e Psicoterapeuta, membro C.I.P.A. e I.A.A.P. (International Association for Analytical Psychology, http://iaap.org,), socio fondatore del C.S.P.L. (Centro Studi Psicologia e Letteratura fondato da Aldo Carotenuto), condirettore della rivista  Giornale Storico del Centro studi psicologa e letteratura.

Chiara Santi

Author: Chiara Santi

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