Live and Let die. Parere del Dr. Mario Russo
TEMPO E LUTTO NEI SOCIAL NETWORK
di Mario Russo
A confronto con la diffusione di siti e portali social network dedicati al ricordo dei defunti, le riflessioni di Piergiorgio degli Esposti individuano dimensioni spaziali inedite introdotte da tali esperienze nel cosiddetto “spazio digitale”. Altrettanto interessante può risultare una sintetica ricognizione su alcune dimensioni della temporalità che questi fenomeni pongono in evidenza.
Scrive Marcel Proust, a conclusione del monumentale viaggio nel lutto e nella gelosia postuma che occupa la prima parte di “Albertine scomparsa”: “Come c’è una geometria nello spazio, c’è una psicologia nel tempo, in cui i calcoli di una psicologia piana non sarebbero più esatti poiché non terrebbero conto del tempo e di una delle sue forme, l’oblio; l’oblio di cui cominciavo a sentire la forza e che è uno strumento così potente di adattamento alla realtà perché distrugge a poco a poco in noi il passato residuo che è in costante contraddizione con questa”.
1 – IL LUTTO E IL TEMPO
Le riflessioni che finora hanno spiegato il processo del lutto lo collocano al crocevia di molteplici dimensioni di tempo:
a) è un processo che si svolge nel tempo, spesso attraverso cerimonie rituali culturalmente definite, e che prende avvio dal riconoscimento della perdita per avviare l’elaborazione psichica che conduce ad interiorizzare l’immagine del defunto e riorganizzare l’intero mondo interno senza la presenza fisica della persona cara (1);
b) assume, anche nelle nuove classificazioni del DSM-IV, la dimensione del tempo (in termini di durata, frequenza, ecc.) tra le categorie per differenziare il procedere normale del lutto rispetto al suo esito patologico;
c) inaugura una distinzione tra un “prima”, tempo anteriore alla perdita della personale cara e per definizione immodificabile, e un “dopo”, tempo nel quale domina l’assenza e la memoria;
d) riordina il passato, riproducendolo nella forma della narrazione: vale a dire, ristrutturato nell’ordine temporale, nei percorsi causali ed emozionali, nel sistema valoriale di riferimento.
2 – IL TEMPO E LA RETE
Nelle regioni sempre più ampie della nostra vita quotidiana segnate dallo “spazio digitale” il tempo si presenta attraverso nuove configurazioni dominanti.
In primo luogo, le tracce e le rappresentazioni presenti nella rete non evidenziano quelle qualità percettive che, in altri ambiti dell’esperienza quotidiana, ci permettono di riconoscere le percezioni attuali piuttosto che i ricordi o le fantasie. Documenti, notizie, immagini si qualificano, quale che sia la loro vetustà nella rete, nel segno della contemporaneità, nel qui e ora spazio temporale; per cui, la loro collocazione in un ordine cronologico, è spesso difficoltosa e in ogni caso richiede un lavoro di ricostruzione critica che vada oltre l’evidenza percettiva.
In secondo luogo, è ormai comune la consapevolezza che nello spazio della rete è pressoché impossibile l’oblio. E’ recente la scoperta che Facebook deteneva, dopo oltre tre anni, immagini che gli utenti avevano chiesto di cancellare; nuovi Robin Hood digitali fanno circolare informazioni private di cittadini oppure notizie riservate di governi e organismi pubblici per perseguire obiettivi politici di ordine generale; le tracce di ogni nostro passaggio nella rete possono essere conservate da chiunque e riprodotte a nostra insaputa a distanza di anni.
D’altra parte, sappiamo bene che la persistenza della memoria non si limita a conservare le tracce del passato, ma contribuisce ai meccanismi di costruzione dell’identità, intesa come persistenza nel futuro (2).
Di conseguenza, nei nuovi contesti della rete i processi di costruzione dell’identità personale dei navigatori pongono sempre più in rilievo le questioni della cosiddetta “reputazione on line”.
In particolare, nelle situazioni lavorative, la “reputazione in rete concerne la ricognizione di tutti quei contenuti presenti in internet riguardanti una persona, un marchio, un prodotto, un argomento, una notizia, con l’attribuzione di una chiave di lettura valoriale. In altri termini, cosa si dice nel web sul nostro conto e con quale velocità di diffusione “virale” si propagano le notizie su di noi? Nelle pubbliche amministrazioni e nelle selezioni occupazionali è sempre più frequente la richiesta ai dipendenti o ai candidati di fornire la password per accedere al loro profilo nei social network, per monitorarne contatti e contenuti (3). Si diffondono, inoltre, le agenzie che offrono la propria consulenza per gestire o risanare la reputazione on line di aziende o persone, anche provvedendo ad eliminare per quanto possibile tracce o documenti potenzialmente controproducenti.
Né è meno rilevante l’esigenza di tutelare, sia attraverso forme di regolamentazione sia cercando di sensibilizzare genitori ed educatori, la reputazione in rete di ragazze e ragazzi minorenni, troppo spesso inconsapevoli delle potenziali conseguenze della pubblicazione online di eccessivi dettagli sulla loro vita privata (4).
Ci troviamo sul ciglio dell’apparire di nuove forme di “patologia del ricordo”, per utilizzare una termine dello storico della scienza Paolo Rossi; comprendendo in questa definizione sia il personaggio fantastico di Borges, costretto a ricordare tutti i dettagli delle sue percezioni ma incapace di pensare per idee generali astratte, sia il paziente di Lurija, in grado di trasformare ogni informazione percepita in un proprio potentissimo codice visivo ma in costante pericolo di rendere instabili e aleatori i confini tra realtà e rappresentazione (5).
In conclusione, anarchia temporale delle rappresentazioni in rete, impossibilità dell’oblio, accelerazione dei processi informativi, costruzione dell’identità sulla base di tracce digitali irredimibili sembrano richiamare lo scenario che la sociologa austriaca Helga Nowotny ha chiamato “presente esteso”: vale a dire, uno spazio temporale segnato dalla velocità dei tempi tecnologici che comprime nell’immediato l’orizzonte della progettazione e finisce per annullare il futuro nello spazio di un presente dilatato (6).
3 – OLTRE IL CERCHIO E LA FRECCIA: IL TEMPO ERRATICO
Tuttavia, se nella rete è sempre più improbabile l’oblio (se non come rottura irreparabile di connessioni e distruzione di archivi), se le prefigurazioni del futuro si comprimono nell’immediatezza della contemporaneità, allora si indebolisce anche la possibilità di assumere uno scenario longitudinale entro cui collocare tracce, relazioni, affetti in una narrazione temporalmente unitaria.
La nostra tradizione culturale ha rappresentato il divenire della storia attraverso l’immagine della freccia del tempo (sequenza irreversibile di eventi irripetibili) oppure come ciclo o cerchio (nel senso di costante e ciclica ripetizione degli eventi umani e naturali) (7).
Entrambe le immagini non sembrano rappresentare i fenomeni che popolano i nuovi contesti digitali, sia per la coesistenza simultanea di tracce e rappresentazioni prive di univoche marcature temporali e resistenti all’oblio, sia per la possibilità per i navigatori di co-abitare reti relazionali diversificate, ciascuna con un proprio orologio ed uno specifico ordine temporale.
Nei nuovi contesti digitali si sperimentano percorsi irriducibili ad una direzionalità razionale, se non per le micro-decisioni che di volta in volta determinano pause, accelerazioni, salti temporali, anacronie nelle navigazioni individuali: in altri termini, un procedere erratico che sembra rispecchiarsi nei versi di Montale sul senso del tempo storico: “La storia non contiene / il prima e il dopo, / niente che in lei borbotti / a lento fuoco / … La storia / non si fa strada, si ostina, / detesta il poco a poco, non procede / né recede, si sposta di binario / e la sua direzione/ non è nell’orario” (..).
4 – IL PARADOSSO DEL LUTTO SU FACEBOOK
La diffusione su web di profili e portali dedicati a defunti assume un valore paradossale. Per un verso, infatti, esprime le nuove dimensioni della temporalità, ribadendo nella rete la coesistenza simultanea e temporalmente indifferenziata delle tracce di defunti e viventi. Nello stesso tempo, tuttavia, organizzando immagini e rappresentazioni del defunto in una narrazione coerente, rappresenta un tentativo di ristabilire in qualche modo le vecchie regole, ridando un ordine al caos: nel senso di far emergere “qualcosa dal nulla”, ma laddove in questo caso il nulla non è l’assenza di oggetti ma il loro coesistere pulviscolare svuotato dalle relazioni di senso.
NOTE
(1) S. Freud, “Lutto e melanconia”, 1917, Boringhieri; J. Bowlby, “Costruzione erottura dei legmi affettivi”, 1979, Cortina
(2) P. Reale, a cura, “Tempo e identità”, 1988, Angeli
(3) http://redtape.msnbc.msn.com/_news/2012/03/06/10585353-govt-agencies-colleges-demand-applicants-facebook-passwords
(4) “La reputazione on line”, videoclip del Youth Panel di Sicurinrete, http://youtu.be/lLdAW8KEAC
(5) P. Rossi, “Il passato, la memoria, l’oblio”, 1991, Il Mulino; J. L. Borges, “Funes o della memoria”, in Finzioni, 1944, Einaudi; A. R. Lurija “Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla”, 1968, Armando.
(6) H. Nowotny, “Tempo privato”, 1989, Il Mulino
(7) S. J. Gould, “La freccia del tempo, il ciclo del tempo, 1987, Feltrinelli
(8) E. Montale, “La storia”, da “Satura”, 1962-1970