Omosessualità. I nuovi guaritori.

SEGNALAZIONE

Gentili colleghi, vi invio il link di un video caricato su youtube su un’inchiesta di Saverio Tommasi sul tema “Psicologi e guaritori d’omosessuali”, il video riguarda una serie d’interviste telefoniche anonime a psicologi e psicoterapeuti sul tema delle psicoterapie cosiddette “riparative”. Vi invio anche il link di un articolo apparso su Repubblica.it riguardante un’applicazione “cura gay” per l’iPhone, iPad e iPod, promossa da una organizzazione cristiana, Exodus International 2.

http://www.youtube.com/watch?v=syyhSG1Wqwo&feature=player_embedded

http://www.repubblica.it/tecnologia/2011/03/22/news/apple_bufera_app_curare_gay-13954668/?rss

Lettera Firmata

PARERE DELLA DR.SSA PAOLA BIONDI

Il mese di marzo scorso ha visto protagonista dei mass media una strana vicenda riguardante la nota casa di Cupertino.

L’azienda, conosciuta in tutto il mondo per la qualità dei suoi prodotti e soprattutto i prezzi sopra la media, ha accolto nel suo store una applicazione per iPhone/iPad prodotta dal gruppo della destra religiosa Exodus International.

Perché tanto scalpore?

La mela morsicata è sempre attenta nell’accettare applicazioni da proporre nel proprio negozio virtuale e questa applicazione ha ottenuto un punteggio 4+ il che significa che è stata ben valutata e non è stata una semplice svista.

L’applicazione in oggetto, ottima scelta per propagandare le proprie attività, prometteva di guarire dall’omosessualità grazie alla parola di Gesù Cristo.

L’ho trovata abbastanza esaustiva e sicuramente vincente come elemento di promozione, potendo contare su news, un promo-video, libri consigliati, faq, link al sito di Exodus Students e Internazional, link ai social, podcast, storie e risposte reali, il blog studentesco, la newsletter mensile e soprattutto come trovare aiuto (che aveva come iconcina una chiesa con tanto di croce sopra).

Considerata un’applicazione “anti-gay” è stata rimossa e successivamente reintegrata (ora sparita del tutto) dopo una furente raccolta di firme in tutto il mondo, supportata da una massiva campagna di tam-tam sui social network.

Al pari della precedente contestata applicazione Manhattan Declaration, sempre di matrice cristiana radicale.

Facciamo un salto in là, su questo tema ci ritorneremo in chiusura.

Il secondo link che il lettore ci segnala riguarda un video dell’attore professionista e scrittore Saverio Tommasi che riporta alcune interviste telefoniche a psicologi e psicoterapeuti in cui lui si finge un paziente gay e chiede se è possibile tramite incontri di consulenza psicologica o psicoterapia “guarire” dall’omosessualità e diventare eterosessuali. Il video non riporta tutte le telefonate effettuate (prevalentemente effettuate a Roma, Milano, Firenze), ma dà un quadro abbastanza significativo della realtà professionale italiana.

Una nota necessaria: il testo inserito nel video di Tommasi NON è riconducibile al protocollo ufficiale del Consiglio Nazionale degli Psicologi Italiani dell’8 gennaio 2008 (che si può leggere qui) come erroneamente indicato, ma al testo preparato a maggio 2010 da un gruppo di ricercatori (es. il prof. Vittorio Lingiardi) a cui hanno aderito ad oggi 1970  psicologi, psicoterapeuti, psicoanalisti e il cui testo completo è reperibile sul sito NoRiparative.it. Al momento in cui il video è stato prodotto Saverio Tommasi non era a conoscenza dell’errore, di cui ha saputo direttamente da me solo in un momento successivo durante una telefonata.

Come già riportato in questo mio articolo di dicembre 2010  il video di Tommasi evidenzia come:

  • Gli psicologi italiani (ovviamente parlo di quelli intervistati nel video, non di tutti, sebbene credo che la maggioranza possa tranquillamente rientrare in questa casistica) si sentano competenti nell’affrontare tematiche LGBT senza bisogno di formazione specifica.
  • La sensazione che lascia il video è che si tenti qualunque carta pur di “acchiappare” il cliente J
  • Si eviti di dire esplicitamente che l’omosessualità è una malattia da curare, ma non si espliciti neanche il contrario.
  • Si dica che tutto è risolvibile con la psicoterapia, senza esplicitare gli obiettivi, le modalità, le proprie credenze e competenze in merito all’omosessualità.

Molti studi hanno verificato che un numero elevato di psicologi non possiede un adeguato livello di competenze in ambito LGB, e sicuramente meno se parliamo di teorie queer o ambito T* o Intersessualità.

Se nel 2002 negli USA il 28% degli psicologi intervistati per uno studio non aveva mai effettuato formazione ufficiale sulle tematiche LGBT, in Italia io credo che la percentuale salga decisamente, considerando che nelle Università sono rari i casi di lezioni specifiche e nelle scuole di psicoterapia si ignora completamente il tema, salvo casi noti (per fortuna rari) di discriminazione subdola degli studenti che dichiarino la propria omosessualità.

Le due notizie che il lettore ci segnala solo apparentemente sembrano estranee tra loro. In realtà il legame è l’errore grave di far passare come scienza assunti tipici di una religione rigida ed estremista come la destra religiosa americana, da sempre fautrice delle cosiddette terapie riparative.

L’associazione Exodus da sempre proclama concetti anti-scientifici quali il fatto che l’omosessualità sia una malattia da guarire e soprattutto che sia guaribile con la preghiera e la fede religiosa.

Ebbene la letteratura scientifica afferma il contrario e lo afferma da oltre un ventennio. Sebbene non ci siano dati concordi sulle ipotetiche origini dell’omosessualità (e dell’eterosessualità, ovviamente non studiata!) la comunità scientifica è compatta nell’affermare l’assurdità e l’assenza di validità scientifica dei cosiddetti SOCE (Sexual Orientation Change Efforts) tra i quali spiccano per anzianità le terapie riparative di J. Nicolosi e G. Van der Ardweeg.

E’ finalmente disponibile in italiano la traduzione ufficiale del report dell’APA sui SOCE, ad oggi lo studio più completo su tutta la letteratura scientifica e pseudo-scientifica dagli anni ’60 ad oggi sui tentativi di modificare l’orientamento sessuale.

Ritengo sia fondamentale tenere ben separati i due campi: come già affermato dal cardinale BertoneNon è di competenza della autorità ecclesiastiche fare affermazioni generali di carattere specificamente psicologico o medico“, rimandando “naturalmente agli studi degli specialisti e alle ricerche in corso sulla materia”.

Bene, la comunità scientifica italiana e internazionale è molto chiara sulle terapie riparative e il documento dell’APA Appropriate Therapeutic Responses to Sexual Orientation (già segnalato in italiano sul sito di Psicologiagay.com comprende l’analisi di TUTTI gli studi prodotti fino alla sua redazione (agosto 2009). Credo che sia importante conoscerli prima di lanciarsi in affermazioni che puzzano più di incenso che di accademicità.

Dr Paola Biondi
Psicologa Psicoterapeuta

Direttrice Responsabile Psicologiagay.com

Author:

Share This Post On
You are not authorized to see this part
Please, insert a valid App IDotherwise your plugin won't work.

2 Comments

  1. Sia nel contributo di Valerio Tommasi su Youtube che nel trattato della Dott.ssa Paola Bondi, ci sembra resti irrisolta la questione di fondo: come si deve porre lo psicologo di fronte alla persona con tendenza omosessuale a disagio per i propri sentimenti erotici che chiede aiuto psicologico per governare meglio questi sentimenti o per superarli? Come si deve comportare lo psicologo quando la prassi omosessuale è incompatibile con la fede religiosa della persona, una fede che da il senso della vita alla persona. Oppure quando per la persona l’atto omosessuale è vissuto come un atto autoreferenziale e mina l’autostima della persona, togliendo il senso della vita? Quali delle due alternative è più umana: aiutare a governare, ove possibile superare, l’orientamento erotico della persona o modificare la struttura della persona stessa?
    La risposta dell’OMS a tale riguardo è chiara: prevede che la persona “può cercare un trattamento per cambiare la preferenza sessuale” (F 66.1 del manuale) perché ritiene che non tutti i sentimenti negativi di colpa, disistima e vergogna che molti omosessuali provano siano aprioristicamente riconducibili alla monocausa dell’omofobia interiorizzata e del minority stress.
    Inoltre, in caso contrario, negando agli omosessuali egodistonici che vogliono cambiare la capacità di intendere e comprendere, li si dovrebbero ufficialmente richiudere in una nuova categoria di patologia (“omofobia interiorzzata”). La qual cosa nessuno vuole. Almeno così speriamo.
    AGAPO

    Post a Reply
  2. Cari AGAPO (ma un nome e cognome no?), ponete delle domande sul comportamento corretto di uno psicologo di fronte a specifiche situazioni.
    Basterebbe leggere con attenzione i documenti che alcuni Ordini Regionali (Es. Lombardia, Emilia Romagna, Lazio) hanno prodotto in merito.

    Esistono studi (e tanti) sulla psicologia della religione e sulla possibilità di integrare SIA il proprio naturale orientamento sessuale SIA i propri valori religiosi. La letteratura individua anche le religioni i cui seguaci omosessuali riportano notevoli difficoltà nell’effettuare questa integrazione. Per la chiesa cattolica-romana si parla spesso di doppia discriminazione: tra omosessuali in quanto credenti, tra credenti in quanto omosessuali.

    E’ assolutamente possibile per le persone omosessuali fare un serio percorso psicoterapeutico che le aiuti a vivere serenamente la propria omosessualità e la propria fede religiosa. Una cosa non esclude l’altra, soprattutto se eliminiamo la valenza patologizzante di alcune religioni e di alcune frange estremiste.

    Premettendo che NON esistono ad oggi terapie che possano modificare l’orientamento sessuale (nè da omosessuale ad eterosessuale,nè il contrario) ma solo il comportamento sessuale e l’auto definizione (mi chiamavo gay, oggi mi chiamo eterosessuale; prima avevo rapporti sessuali con persone del mio sesso, oggi anche con persone dell’altro sesso) è ovvio considerare l’aspetto stigmatizzante della cultura di appartenenza: religiosa, sociale, familiare. L’unica patologia da curare è l’omofobia, interiorizzata o meno, non certo l’omosessualità che è al pari dell’eterosessualità una variante normale e naturale dell’orientamento AFFETTIVO e SESSUALE.

    Lavorando con omosessuali che non accettano di esserlo mi capita spesso di considerare quale peso abbiano le idee di genitori, familiari, colleghi, società nel senso più lato del termine e di concetti errati sull’omosessualità (si cerca solo sesso, non ci sono coppie stabili, non si può essere genitori, è una malattia da curare, non sei normale, ecc).

    Riconsiderando il tutto alla luce di una più forte autostima, di una oggettiva considerazione (non influenzata da paure, sensi di colpa, senso di peccato, che ricordiamo vengono da fuori, non da dentro la persona) è possibile spesso imparare che si può essere felicemente se stessi, da omosessuali. E anche da omosessuali credenti.
    Credo che sia questa una alternativa che le persone omosessuali possano valutare invece che pensare che ci sia in loro qualcosa che non va.

    Post a Reply

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *