di Chiara Santi
Con un po’ di sollievo, qualche tempo fa mi sono imbattuta in questo articolo: http://www.repubblica.it/cronaca/2011/02/07/news/gatto_guardone-12172570/?ref=HREC2-7
Sollievo, certo, perché era ora che qualcuno se ne accorgesse! Dai, ammettiamolo: chi, nella vita, non ha avuto almeno una volta un gatto voyeur, un alano masochista, un passero solitario (noto compagno di avventure di quell’antisociale del Leopardi), persino un criceto amante del bondage?
Insomma, sappiamo tutti che, talvolta, i traumi relazionali degli animali di casa tendono ad esitare in qualche scompenso psicotico o portarli alle più folli perversioni. E noi possiamo finire vittime passive ed impotenti di queste bestie psicopatiche.
E manco ti ci fanno su un Dipartimento, all’ASL, per belve psicosofferenti. Non so, un programmino dei dodici passi per cavalli dediti al gin piuttosto che una man-therapy (magari si offenderebbero per il termine “pet”, meglio non rischiare. E poi potrebbe anche creare problemini. Vi immaginate un elefante che deve farsi insegnare ad aprirsi alle emozioni da un topo? Minimo scatena un inferno e demolisce un intero reparto, o un corso di assertività per conigli.
L’unica cosa che rimane è rivolgerti al Tribunale dell’Aidaa, nella speranza che almeno lì ti diano un po’ di respiro dalla fiera impazzita che ti sta togliendo ogni serenità.
Devi naturalmente sperare che almeno il giudice in questione sia sufficientemente sano di mente da non dubitare che la colpa delle tue ansie sia tutta unicamente in quella bestiolina che un tempo ti pareva innocente e ora sembra posseduta dalle più laide passioni. Sai mai che gli venga in mente di farsi delle domande e chiedersi come sia possibile che quel gatto che non ha mai dato fastidio sia improvvisamente diventato la causa di tutti i problemi. Sarà mica che c’è qualcosa che non va nella relazione? O che si interroghi sul perché tua moglie, invece di cercare di capire con te i motivi dell’improvviso disagio, ti trascini lì davanti a farti fare pure la figura dell’imbecille e, chissà, vi prenda un attimo da parte per sussurrarvi piano (non sia mai detto che qualcuno lo senta proferire quelle orribili parole) di prendere in considerazione, piuttosto, di andare a fare due chiacchiere con uno psicologo.
Macché, se è abbastanza lucido non penserà mai che questa sia materia da strizzacervelli; quelli si occupano di relazioni e che c’entra mai il sesso con le relazioni?
Peccato non si possa fare un bel test proiettivo all’animale. Una volta avevano tentato di somministrare un patte noire ad un maiale con l’ossessione dello sporco e la tendenza compulsiva a lavarsi, ma pare che non abbia preso bene la storia della macchia nera e si sia suicidato presentandosi come volontario davanti all’Associazione Mortadellai Emiliani.
Una brutta storia, non ci hanno più provato. Deve essere da lì che è nata la diffidenza verso gli psicologi; come dar loro torto?
Molto meglio propendere per una giusta pena ed allontanare il micio dal talamo. Ecco, adesso sì che il maritino che prima non riusciva ad “operare” sentendosi sotto l’occhio critico del felino, sentirà di poter concludere con serenità, sapendo che fra qualche mese lo aspetteranno alla resa dei conti e dovrà enumerare esattamente il numero dei successi e dei fallimenti.
Magari sotto lo sguardo fiero della moglie che, con ghigno malefico, potrà sentenziare che lo aveva detto lei!
E che gli psicologi tornino, finalmente, ad occuparsi di ciò che compete loro, magari formandosi maggiormente in patologia animale.
Ora scusatemi, però, devo andare. Mi hanno appena chiamata per curare una colomba in delirio: si crede lo Spirito Santo.