COMUNICATO STAMPA – L’Osservatorio Psicologia nei Media (OPM) interviene sul clamore mediatico nel delitto di Avetrana
L’Osservatorio Psicologia nei Media, un’associazione composta da esperti su tutto il territorio nazionale al fine di migliorare gli standard qualitativi dell’informazione psicologica nei mass-media italiani, ha ricevuto negli ultimi giorni numerose segnalazioni sulla vicenda di Avetrana circa interviste di questo o quell’esperto, spesso spocchiose quando diffondono presunte verità cliniche che tali non sono, se vengono fondate solamente su un materiale del tutto giornalistico. Accanto a professionisti seri che, di fronte a certi eventi, vengono interpellati per fornire pareri scientifici e i quali il più delle volte, pur svolgendo il loro lavoro seriamente, rimangono in ombra, c’è un continuo fiorire di altri personaggi (quasi tutti frequentatori del piccolo schermo) che cadono nel solito gioco mediatico dove vige la regola: siamo in ballo e dunque balliamo, e visto che mi avete invitato/intervistato e devo dire qualcosa d’intelligente sparo le prime cose verosimili che mi vengono in testa. Mai nessuno che dica: “non mi azzardo a esprimere nemmeno uno straccio di considerazione su una vicenda di cui non ho alcuna conoscenza diretta (che tra l’altro non si potrebbe rivelare pur sapendola), o comunque alcuna informazione fondata”.
“Ed ecco allora dove una riflessione può essere svolta con efficacia – afferma il Presidente dell’Osservatorio Psicologia nei Media Dr. Luigi D’Elia. Qui siamo di fronte, tutti – protagonisti, pubblico, giornalisti, inquirenti, esperti – ad un accumulo di irrealtà e di simulazione dove è diventato impossibile osservare e comprendere fenomeni propriamente umani. Ci troviamo di fronte cioè ad una fenomenologia particolare per la quale la finzione intrinseca al media TV, per come la vicenda s’è sviluppata, ha di fatto inglobato in sé tutto ciò che dell’uomo esisteva al di fuori dei media colonizzando con le proprie regole irreali ciò che di realistico sopravviveva in precedenza. Provare a cercare la “realtà” in questo caso è operazione viziata in partenza. Dovremmo più propriamente quindi parlare di una nuova forma di umanità del tutto fusa e confusa col mezzo mediatico, ma ad essere ancora più precisi, da esso regolamentata”.
“È ancora più inquietante – afferma per l’Osservatorio Psicologia nei Media il Dr. Davide Lacangellera, psicologo e giornalista – constatare giorno dopo giorno come la tragica vicenda di Avetrana diventi contesto in cui ognuno si sente legittimato a fare considerazioni specifiche, si pensi a quelle cliniche che necessiterebbero di ben altri approfondimenti prima di essere “confezionate”. Si crea quindi una situazione in cui qualsiasi professionista si sente autorizzato a sollevare questioni e fare domande che spesso oltrepassano il proprio ambito e, in fondo, tengono poco conto dell’aspetto emotivo di profondo dolore che vivono gli interessati alla vicenda” .
“Ciò che impressiona – sottolinea la Dr.ssa Chiara Santi, coordinatrice interna dell’Osservatorio – è il clamore mediatico sulla vicenda, il quale va ben al di là della necessità di informazione e viene originato piuttosto da una certa morbosità, da una parte, unita al bisogno di apparire a tutti i costi, dall’altra. Necessità che, francamente, ci piacerebbe non investisse anche professionisti della psiche umana, i quali questi fenomeni dovrebbero studiarli, più che soggiacervi. Su tale aspetto dovrebbero centrarsi, al limite, i pareri di colleghi afferenti all’area psy, piuttosto che azzardare ipotesi e diagnosi basate su informazioni riferite dai media. Conclusioni non fondate su dati oggettivi che, fra l’altro, sarebbero anche vietate dal nostro stesso codice deontologico”.
Per informazioni e chiarimenti consultare il sito www.osservatoriopsicologia.com
Agenzia di Stampa Nazionale Quotidiana Agipress
Notizia n. 22076
del 20/10/2010 – 18.23.05
25 ottobre 2010
Vi ringrazio di quest’intervento. Lo girerò anche a non psicologi, anche su facebook; mi sembrava proprio necessario.
25 ottobre 2010
Io sono d’accordo con tutto ma quello che mi sembra più allucinanate è che ora si fanno anche trasmissioni di tono comiche sul portone del garage della casa Misseri od altro e questo lo trovo veramente osceno.
26 ottobre 2010
To be or not to be, that is the question…. apparire od essere, protagonismo o non protagonismo…l’essere umano purtroppo nel male e capace di dare il peggio di se, vi sono persone che non avendo spazio in ambienti impegnati cercano di essere portatori di notizie che colpiscono, che balzano all’occhio, non si rendono conto che così facendo creano un danno sia alle persone coinvolte, che ha persone fragili che potrebbero ricavarne danni permanenti.
26 ottobre 2010
Psicologa e psicoterapeuta “esperta”, mi sento profondamente incompetente a capire cosa sia successo ad Avetrana,a Roma (rumena uccisa), a Milano (taxista) ma anche cosa stia succedendo nel mondo dell’informazione italiana; non saprei neanche dire cosa ci vorrebbe, sono d’accordo con qunto avete scritto sopra, ma …. manca di incisività, di forza, di efficacia se arriva solo a noi.
Cosa possiamo fare perchè questo tipo di “informazione” finisca di esistere e di fare danni: i miei pazienti NON interverrebbero se accadesse qualcosa vicino a loro, temono per figli e parenti in giro per le strade: dobbiamo riuscire a dire che questi casi sono una parte limitata della realtà, dobbiamo dire che non esistono spiegazioni fcili per questi eventi, che nessuno sa cosa è passato per la testa di tizio o di caio…
QUALI E QUANTE COSE POSSIAMO FARE NOI PSICOLOGI PER QUESTO?
COME POSSIAMO ORGANIZZARCI PER FAR ARRIVARE LA NOSTRA VOCE ALLA GENTE?
27 ottobre 2010
@alessandra tedeschi, Vorrei dire, ai colleghi intervenuti sul tema, che sono d’accordo sul fatto che sia completamente squalificante, per la nostra categoria, questo susseguirsi di “oracoli” sedicenti esperti che, sulla base di nessun elemento serio per emettere pareri professionali, si affidano a chiavi di lettura banali, di semplice senso comune, pur di fare gli “specialisti” della situazione: specialisti della situazione che specialisti non appaiono a nessuno. Tutto ciò non fa che screditare ancora di più, quando mai ve ne fosse ancora bisogno, la nostra già screditata categoria. Non è la prima volta che gli psicologi si affacciano nei media a propinare le più sconcertanti banalità e astrusità: ormai, posso dire di averci fatto il callo. Quello che poi sottolinea la collega Tedeschi, ovvero “Cosa possiamo organizzarci per fare arrivare la nostra voce alla gente?”..beh, io direi che se ai media arriva quasi solo pessima psicologia, allora vuol dire che ce ne è anche molta in giro di pessima psicologia. Il discorso a questo punto si fa complesso, e non voglio annoiare, con cose già dette in altri interventi, i colleghi. D’altra parte, e mi si perdoni per quello che dico, non sembra proprio che agli psicologi interessi di migliorare la psicologia; e se non migliora la psicologia, e con essa la preparazione degli psicologi, per un mero fatto statistico ne vedremo ancora molta di cattiva psicologia nei media. Un saluto cordiale a tutti.
27 ottobre 2010
Gentilissima Alessandra io credo che tutti noi professionisti seri abbiamo il dovere di fare il nostro nel piccolo che possiamo. Mandare mail a quelle trasmissioni che insistono a invitare sedicenti esperti, bombardare i giornali di precisazioni riguardo a ciò che scrivono. Io nel mio piccolo lo sto facendo qui http://sites.google.com/site/simonaruffini/home/risorse-per-i-criminologi/fatti-misfatti-della-criminologia
E’ rincuorante vedere quanti seri professionisti ci sono che non ne possono più!
Simona
3 novembre 2010
Trovo davvero allucinante e osceno che tutta la vicenda venga ormai considerata” un clamoroso caso mediatico” senza considerare l’aspetto emotivo, doloroso e psicologico. I soggetti dovrebbero essere studiati….