Niente paura: la linea sottile che unisce Ligabue e l’Italia
Regia: Piergiorgio Gay
Sceneggiatura: Piergiorgio Gay, Piergiorgio Paterlini
Interpreti: Luciano Ligabue, Carlo Verdone, Fabio Volo, Paolo Rossi, Javier Zanetti, Margherita Hack, Beppino Englaro, Don Luigi Ciotti, Giovanni Soldini, Umberto Veronesi
Fotografia: Marco Sgorbati
Montaggio: Carlotta Cristiani
Musiche: Luciano Ligabue
Produzione: Lionello Cerri, Valerio De Paolis, Nico Colonna e Claudio Majoli per Lumière & Co., BIM distribuzione in collaborazione con Fondazione Smemoranda e Riservarossa
Distribuzione: BIM
Paese: Italia, 2010
Uscita Cinema: 17/09/2010
Genere: Documentario
Durata: 85 Min
di Chiara Santi
A mia volta mi fido del mondo
non ti dico le botte che prendo
Non c’è modo di starsene fuori
da ciò che lo rende tremendo e stupendo.
La linea sottile – Ligabue
Qual è la linea sottile che unisce l’Italia degli ultimi trent’anni e le canzoni di Ligabue? Nessuna, si potrebbe pensare, eppure Gay trova continue assonanze, muovendosi sinuoso fra le parole del cantante reggiano e gli avvenimenti di un’Italia ambivalente, schiacciata dalla Camorra, dal terrorismo, dal razzismo, dall’ignoranza e pur tuttavia così ricca di bellezza, di uomini intrisi di ideali, disposti a soffrire e a morire per questi. Il trait d’union è l’emozione, la commozione che scivola, a volte leggera come l’ironia di un ricordo di Carlo Verdone, a volte ponderata come una dichiarazione di Beppino Englaro, talvolta disarmante come le immagini di ventimila immigrati pigiati come animali da macello su un peschereccio o cruda e violenta come la dinamite sull’autostrada di Capaci, che nel boato di un secondo squarcia cinque vite, ma non piega la dignità di una vedova che al funerale del marito arriva a dire: “io vi perdono, però dovete mettervi in ginocchio se avete il coraggio di cambiare…”.
E’ la lacrima che scende mentre scorrono le immagini della strage di Bologna o quando vedi la mano di Antonino Caponnetto afferrare quella del giornalista che gli tende il microfono, come un figlio da proteggere dall’orrore di uno dei giorni più brutti dell’Italia, quello della strage in Via D’Amelio, e lo senti sussurrare, stremato: “E’ finito tutto”; ma è anche lo spirito combattivo e la voglia di non rinunciare che, nei giorni successivi, lo porta a scusarsi e ad assicurare ad una folla che lo applaude che non smetterà di lottare. Ciò che unisce questi mondi così diversi è la voglia di non chiudere gli occhi, di opporsi alle ingiustizie, di continuare a credere che “l’amore conta”, che esistono dei valori e degli ideali in cui credere, che “i sogni passano se uno li fa passare”, eppure ancora esistono persone che vogliono sognare, perciò “niente paura, si vede la luna perfino da qui”.
Il grande merito di questo film è, indubbiamente, quello di emozionarci facendoci ripercorrere la storia dell’Italia recente, ma soprattutto la sua capacità di farlo accostando un cantante così tendenzialmente non politico, come Ligabue, ai passaggi più significativi del passato prossimo del nostro Paese, conferendo a questa sorta di documentario un sapore sostanzialmente non rivendicativo ed evitando di cadere nella facile trappola – fin troppo facile, vista la situazione generale dell’Italia attuale – della polemica politica contemporanea. Gay non vuole dare un orientamento, non vuole esprimere un proprio parere su questo o quell’altro politico, un’interpretazione su cause e colpevoli di alcuni tragici fatti della nostra nazione. Vuole fare riflettere, semplicemente, provocare ancora un’emozione, la voglia di non arrendersi, di indignarsi, ma non solo. Perché, come dice Paolo Rossi, indignarsi è importante, ma non basta, non si può farlo da soli, tra sé e sé; bisogna anche agire, magari facendo anche una piccolissima azione, ma qualcosa bisogna fare.
In fondo, vuole solo ricordare, come il rocker emiliano, che “c’è una linea sottile fra tacere e subire. Cosa pensi di fare? Da che parte vuoi stare?”.
Per questo nelle sue interviste non ritroviamo importanti uomini politici, ma personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e della scienza (Margherita Hack, Carlo Verdone, Umberto Veronesi, Paolo Rossi, Roberto Saviano, tanto per citarne alcuni), ma anche uomini “qualunque”, le persone che abitano questo nostro suolo così ricco di contraddizioni e che fanno la vera Italia, perché bisogna sempre ricordarsi, come sottolinea Ligabue in un suo concerto, che “questo Paese è di chi lo abita e non di chi lo governa”.