Essere genitori di Adolescenti

Titolo: “Essere genitori, oggi”

Autori: GABRIELE BALESTRAZZI

Giornalista, ‘Gazzetta di Parma’

ALFONSO BELLETTINI

Psicologo, psicoterapeuta, Programma Adolescenza e Giovane Età, Ausl Parma

GUSTAVO PIETROPOLLI CHARMET

Psichiatra e psicoterapeuta, Presidente ‘Minotauro’ e ‘Centro aiuto alla famiglia in crisi ed al bambino maltrattato’ di Milano

FABIO VANNI

Psicologo, psicoterapeuta, Resp. Psicologia Clinica Adolescenza e Giovane Età, Ausl Parma

CLAUDIA ZILIOLI

Psicologa, psicoterapeuta, Resp. Modulo Psicologia clinica dell’infanzia e dell’adolescenza, Ausl Parma

 

A cura di Fabio Vanni.

 

Il libro è stato realizzato grazie al contributo dei piani di zona, tavolo giovani, della zona che comprende i comuni di Parma, Sorbolo, Colorno, Mezzani, e Torrile, in collaborazione con l’Ufficio comunicazione e rapporti con l’Utenza dell’ Azienda USL di Parma.

 

Il libro è interamente scaricabile, gratuitamente, al seguente link: http://www.ausl.pr.it/allegato.asp?ID=642876

  

Recensione di Anna Barracco

 

Questo testo è stato realizzato grazie al contributo dei Piani di Zona – Tavolo Giovani – Ide””lGettati in un vasto mare aperto, senza carte di navigazione e con tutte le boe di segnalazione affondate o a malapena visibili, ci restano solo due scelte: possiamo rallegrarci per le visioni mozzafiato delle nuove scoperte, o tremare per la paura di affogare. Un’opzione davvero non realistica è cercare asilo in un porto sicuro”.  (Zigmunt Baumanm, Citato nel testo, pag. 51)

 

 Il testo, realizzato dai servizi per i giovani e gli adolescenti della AUSL di Parma e altri Comuni limitrofi, è il resoconto puntuale di una ricerca-intervento, effettuata negli anni dagli psicologi che si occupano, a vario titolo, degli adolescenti in difficoltà, delle famiglie, degli insegnanti.

 

Se dico “in difficoltà” non intendo le situazioni limite, le situazioni estreme cui pure ci ha abituato la cronaca. Non le situazioni di profonda anomia, che portano al consumo smodato di droghe, o a disperati quanto incomprensibili gesti di aggressività verso i coetanei, o verso se stessi. Nemmeno si parla molto, in questo testo, delle condizioni giovanili di disagio meno eclatante, ma estremamente diffuso, delle bande giovanili, del bullismo, delle forme di esibizionismo e utilizzo del corpo attraverso i nuovi mezzi di comunicazione.

 

No, in questo testo si affronta il tema, meravigliosamente banale, della vita quotidiana. La vita quotidiana di “normali” genitori e di “normali” adolescenti, che pure accettano di dialogare, di aprirsi alla relazione con gli esperti, di interrogarsi e mettere in discussione sé stessi, il proprio stile, il proprio dialogare, mettendolo in tensione con la propria precedente esperienza di figli,

 

La parte più interessante del libro –  per uno psicologo che non lo legga con lo scopo di consigliarne la lettura ad un gruppo di genitori che eventualmente si trovi a formare o ad incontrare per motivi professionali – è, ritengo, tutta nelle interviste dei genitori, che è peraltro la più corposa.

 

In questi scambi molto agili e diretti fra genitori e intervistatore, emergono i profili, le storie, di tanti preadolescenti alle prese con problemi quotidiani. Il corpo che cambia, i primi fidanzati, lo scooter, il rapporto con l’apprendimento e con il merito, lo scontro ormai sparito con l’autorità genitoriale o scolastica.

 

In che cosa, in definitiva, siamo stati adolescenti diversi dai nostri figli adolescenti?

Nell’attuale famiglia “lunga e stretta” dove le generazioni convivono ancora,  anche se  non in modo orizzontale, l’adolescente è mantenuto nel contesto del nucleo parentale perché possa strutturare una sua identità, portare a termine una sua formazione, che, in teoria, dovrebbe permettergli di “spiccare il volo” nella direzione di un progetto di vita che egli stesso possa costruirsi, indipendentemente dai precedenti familiari, dalla terra, dalle fonti di sostentamento proprie della famiglia d’origine.

 

E’ da questa profonda modificazione della società occidentale che trae origine il concetto stesso di adolescenza. Il figlio, l’individuo nuovo che viene alla luce, è amato in quanto tale e non è messo al mondo solo per inserirsi nel grande cerchio di ciò che è già dato.

 

Questo dato storico-sociologico crea un nodo fra la dimensione della formazione e la dimensione dell’identità soggettiva.

 

Poiché il soggetto è amato in quanto tale, unico e irripetibile, lo si aiuta, nei limiti del possibile, a “diventare ciò che è”, e dunque la formazione scolastica, il lungo training che oggi prepara l’adolescente ad immettersi nel mondo del lavoro, è scandito da questa dimensione dell’amore. I genitori dunque non sono più il tramite, i portavoce, di un’autorità e di una legge data, bensì offrono al figlio elementi di comprensione della realtà, alla quale cercano di far accedere il figlio attraverso il linguaggio della comprensione e dell’accettazione reciproca.

 

Questo, nelle situazioni di normalità, svuota il contrasto generazionale, rende i giovani sempre più propensi ad accondiscendere al desiderio genitoriale, e questi ultimi, di riflesso, a soddisfare bisogni materiali, offrendo sicurezza e comfort. Gli adolescenti di oggi vivono le tappe dell’iniziazione sessuale in modo assai meno doloroso di quanto non avvenisse solo trent’anni fa. I partner vengono accolti in famiglia, e il tutto per lo più perde la valenza, la forza distruttiva ma anche propulsiva  di una ricerca di separazione.

 

Tutto questo non sempre rende le cose più semplici.

 

Un primo denominatore comune, che si ricava dalle interviste dei genitori, è il sentimento di un certo appiattimento, di una fatica a trovare una propria identità, al di fuori dello scontro-incontro con il mondo adulto, con il quale, fra l ‘altro il tempo per lo scambio e per la condivisione sembra davvero mancare in modo preoccupante. Ci si parla solo per le cose davvero importanti. Per il resto, anche solo i linguaggi così diversi, l’uso disinvolto delle nuove tecnologie, il ricorso totalizzante al gruppo e al linguaggio dei pari, scoraggia profondamente i genitori.

 

Al di fuori di questo scontro, dunque, l’adolescenza tende a protrarsi indefinitamente, dal momento che i riti di iniziazione corporea, per necessità o ormai per costume, si consumano all’interno del contesto familiare, e non comportano dunque più conquiste di autonomia. La ragazza o il ragazzo, naturalmente, ma anche il motorino, o il viaggio all’estero, non sono più conquiste autonome ma fanno per lo più parte dell’educazione, di un processo dato per scontato, divengono parte della consuetudine familiare.

 

Nonostante questo, che certo non è una novità per noi operatori del settore, ciò che forse fa del testo una lettura interessante anche per il profano, è la freschezza commovente che si ricava dai discorsi dei genitori. Fra una domanda e l’altra, fra una problematica e l’altra, si compone agli occhi del lettore il viaggio stupefacente, la curiosità, l’avventura, che guida comunque il genitore “normale” di oggi.

Crescere un figlio in un mondo che muta così rapidamente, cercare comunque di accompagnarlo, di essere per lui o per lei un punto di riferimento, è oggi più che mai, forse, un’operazione impossibile.

 

Eppure questi simpatici genitori del parmense, con le loro normalissime storie di separazioni, di errori, di difficoltà,  ci confortano, e ci fanno sentire meno soli.

 

Questo spaccato è tanto più intessante e credibile perché è il risultato di un lavoro attento alla soggettività, rispettoso della diversità e in cui il lavoro dello psicologo emerge nella sua peculiarità: aiutare le persone a utilizzare le proprie risorse, a divenire consapevoli delle loro possibilità, a confrontarsi e a valorizzare il dialogo e lo scambio, a non temere il giudizio. In una parola, apprendere dall’esperienza.

 

Il libro è un bel manuale, nell’insieme, aggiornato e attendibile, ad uso di genitori, insegnanti, educatori. E’ il resoconto, il precipitato, il risultato, di un lavoro in estensione, di un lavoro pratico (=etico), di quel lavoro pratico dello psicologo sociale di cui tanto ci sarebbe bisogno, e di cui l’attività realizzata nel parmense costituisce un esempio di tutto rispetto.

Chiara Santi

Author: Chiara Santi

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