Cinema terapia a scuola e in ospedale, così il film diventa medicina

Repubblica – 11 dicembre 2009   pagina 15   sezione: BARI

Da Otranto alla Grecia, cinque persone affette da disturbi psichici accompagnati da uno skipper, un medico, un infermiere. E un regista. Il risultato è il film-documentario Juliet- Tutti sulla stessa barca, esperimento di “ripresa costante”, giorno e notte, di persone che, mentre imparano ad affezionarsi alla macchina da presa e con il regista (il salentino Gianni de Blasi), finiscono per confidarsi e stringere oscuri e divertenti patti. Tanto che uno dei cinque, il cantautore Pierluigi, sulla via del ritorno, compone una canzone che finisce così: «questo è l’ inno, sapete/ di cosa il cinema fa/ con una macchina da presa/ che non vuole essere una ripresa ma una confidenza a sua maestà». Il cinema incontra nuovi spettatori, racconta altri attori e si lascia girare da operatori che non ti aspetti. E’ il cinema come polivalente forma di terapia, di conoscenza di se stessi e di prevenzione. Cominciamo proprio da qui. All’ ultimo festival del cinema indipendente di Foggia lo psichiatra Antonello Bellomo, con la sua cattedra all’ Università di Foggia e l’ associazione “Stigmamente” diretta da Luigi Starace, ha curato un programma intitolato “La mente al cinema” con incontri e una sezione concorso di una ventina di lavori con al centro i temi di denuncia e racconto di “stati di malattia”, dall’ alzheimer all’ anoressia. Una maniera per «restituire allo spettatore una funzione attiva». Come racconta Bellomo, il lavoro continua anche con una campagna di prevenzione contro lo stigma e il pregiudizio nelle scuole medie e superiori di 30 cittadine pugliesi, grazie a un progetto coordinato con l’ Ares. Cinque incontri con la visione di film, test e dibattiti con gli operatori del Dipartimento salute mentale. «Si tratta di un lavoro di prevenzione primaria -conclude Bellomo – perché lo stigma rallenta il processo di presa in carico della malattia mentale da parte dei centri anche di cinque o sei anni». E il prossimo obiettivo è far vedere film di Totò nel reparto di Psichiatria dell’ ospedale di Foggia. Compagno delle giornate dei piccoli degenti dei reparti pediatrici del Policlinico di Bari il cinema lo è già, attraverso, film, cartoni animati. «La tendenza per i bambini – spiega il primario di Neonatologia, Nicola Laforgia – è quello di normalizzare il più possibile la vita di un bambino ospedalizzato. Senza contare che il cinema fa molto bene anche a noi medici, serve per capire i pazienti, le situazioni che vivono. Presto vedrò Lo spazio bianco con i colleghi della terapia intensiva di Neonatologia». Importantissimo passo “terapeutico” risulta essere il cinema per i trenta minori a rischio devianza ed emarginazione della centro Gulliver di Bari. «I nostri ragazzi subiscono violenza tra le pareti di casa e sono convinti che avere botte sia un modello normale di vita. Il cinema, spesso ci serve per far loro capire che esistono altre realtàe che loro hanno diritto ad averle» racconta la coordinatrice Rosa Santoro. Tra i film visti, Jona che visse nella balena e Alla luce del sole. E, per finire, gli ospiti del centro “Phoenix”, presieduto dal cinefilo Pasquale Rubini, pazienti a doppia diagnosi (disagio psichico e tossicodipendenza) che al cinema si dedicano già da diversi anni con la guida del regista Renzo Menolascina. Scrivono, girano, montano le loro storie che finiscono in un interfilm, un film in progress per così dire già mostrato in discoteca e al cinema. Il progetto si chiama “Do the right thing”. Conclude Menolascina: «Puntiamo sul cinema come strumento di socializzazione e terapia e, mancando esperienze del genere in Italia, navighiamo a vista ma quando riusciamo ad accendere una scintilla in loro è bellissimo».

Chiara Santi

Author: Chiara Santi

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