L’Onda di Dennis Gansel

L’Onda. Regia di Dennis Gansel

Recensione a cura di Manuela Materdomini

Cosa accadrebbe se un anarchico nostalgico, professore di un liceo, si mettesse in testa di instaurare, per una settimana, un regime autarchico in una classe di una scuola superiore di una città qualunque della Germania dei nostri giorni?

E’ quello che prova a raccontarci Dennis Gansel nel suo film L’Onda, titolo originale Die Welle, tratto dall’omonimo romanzo di Morton Rue e dall’esperimento vero condotto dal Prof. Ron Jones nel 1967 a Palo Alto, in California.

Il tempo di un brain storming sul concetto di autarchia, e il gioco ha inizio. Banchi disposti a coppie di due in direzione del leader, l’insegnante, eletto a furor di popolo dai ragazzi; istituzione delle regole dello stare in gruppo; scelta del nome e del logo del gruppo; adozione di un’uniforme e di una forma di saluto distintiva che istantaneamente suscita nello spettatore la raccapricciante reminiscenza di gruppi autarchici già stati di cui non è possibile cancellare il ricordo.

Girato con mano sobria, che non lascia troppo spazio a esercizi di stile registico ma che punta tutto sulla storia, il film suscita, già nel corso della visione e ancor più all’uscita dalla sala, interrogativi sulla possibilità di essere di nuovo travolti dalla stessa deleteria Gleichschaltung che ha avuto luogo nella Germania degli anni Trenta. Come è noto, in tedesco il termine significa uniformazione, livellamento, sincronizzazione ed è stato usato per descrivere quel processo di nazificazione messo in atto dal regime autocratico nazionalsocialista per esercitare un controllo totale sui cittadini. L’esperimento che il signor Rainer Wenger, l’insegnante, prova a fare nel corso della sua settima monografica sull’autarchia verrà accolto sempre più seriamente dai ragazzi e mostrerà, non solo al gruppo di alunni ma anche all’insegnante stesso, esiti inaspettati.

Nonostante il finale, per quanto agghiacciante, non sia del tutto imprevedibile, il film fornisce spunti di riflessione su quali effetti possa sortire, sui singoli individui, l’adesione ad un gruppo di carattere autarchico e i cui confini sono tanto rigidamente definiti da sancire automaticamente chi vi può appartenere e chi deve essere tagliato fuori. Come la sinistra tradizione vuole, anche nel gruppo dell’Onda le ragazze che oppongono un pensiero personale a quello omologante del gruppo, vengono escluse.

Ma su cosa si fonda lo spirito di gruppo? Il regista sembra suggerirci che siano il forte senso di appartenenza, il processo di idealizzazione del proprio gruppo ed il sentimento di orgoglio che da esso deriva, gli ingredienti basilari in grado di trasformare una somma di teste diverse in un corpo unitario. Il meccanismo dell’identificazione, che come sappiamo favorisce la costruzione del legame tra i membri di un gruppo, in questo film non passa solo attraverso il rispecchiamento di alcuni aspetti di sé, ma anche attraverso l’adozione di un abbigliamento uniforme e di convenzioni comunicative come, per esempio, la forma di saluto. L’identificazione dà forma e consolida il legame tra i membri di un gruppo e nel film fa sbocciare nuove amicizie anche tra coloro che prima si sentivano troppo diversi per poter entrare in contatto. I ragazzi iniziano a riconoscersi come facenti parte di uno stesso gruppo anche al di fuori delle mura della classe ed è in questo preciso momento che l’esperimento pedagogico del professor Wenger si trasforma in un fenomeno che dilaga nella realtà e che ha ripercussioni nella vita privata dei singoli. Alcuni di loro trovano nel gruppo e nella sua ideologia degli stimoli per attivare nuove risorse nella sfera individuale e un sostegno al senso di identità che, come sappiamo, in adolescenza è soggetto ad intensi smottamenti.

E così avviene che il giovane e screditato regista della scuola si trasforma in un direttore teatrale di tutto rispetto. Prima di iniziare il seminario con il professor Wenger, infatti, il ragazzo non riusciva a tenere in mano le redini della sua compagnia teatrale, rischiando di mandarne a monte lo spettacolo. Successivamente, invece, sull’esempio del professore, leader direttivo dell’Onda, riesce anche lui a guadagnare una leadership e a traghettare la compagnia verso la rappresentazione finale.

Il gruppo sembra avere alcune ripercussioni positive anche su Marcus, studente che viveva all’ombra della fidanzata e che inizia a prendere decisioni di sua iniziativa, rinforzato nell’identità dal senso di appartenenza al gruppo dell’Onda. Tuttavia, dello stesso personaggio il regista ci mostra anche un’altra faccia: quella del non controllo dell’emotività che degenera in violenza. Infatti, nel corso di un’accesa discussione, Marcus picchia la sua ragazza, che si è rifiutata di aderire al gruppo perché ne ha presagito, quasi subito, il triste epilogo.

Come a dire dunque che nell’ambito di un’esperienza così totalizzante, come può essere quella vissuta dagli alunni di Wenger, il confine tra gli aspetti positivi e quelli nocivi è molto sottile e l’entusiasmo ideologico rischia di accecare anche chi dovrebbe mantenere una certa lucidità per proteggere il setting dell’esperimento ed i suoi partecipanti. E invece la situazione sfugge al controllo di Wenger. Così quello stesso gruppo che ha rappresentato, soprattutto per i ragazzi più fragili, un contenitore rassicurante per gli aspetti di sé rifiutati dalla famiglia e dal gruppo dei pari, si trasforma nel fatale aguzzino allorquando l’insegnante decide di porvi fine.

 

Regia: Dennis Gansel

Sceneggiatura: Dennis Gansel, Ueli Christen

Con: Jürgen Vogel, Frederick Lau, Max Riemelt, Jennifer Ulrich, Christiane Paul, Jacob Matschenz

Fotografia: Torsten Breuer

Montaggio: Peter Thorwarth

Produzione: Rat Pack Filmproduktion GmbH, Constantin Film Produktion

Distribuzione: Bim

Paese: Germania 2008

Uscita Cinema: 27/02/2009

Genere: Drammatico

Durata: 101 Min

Formato: Colore

Fabio Fareri

Author: Fabio Fareri

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1 Comment

  1. Premetto che non conosco il regista e, volutamente, non mi sono informato per cercare di evitare influenze su quelle che vogliono essere solo constatazioni e spunti. Non ho altresì approfondito i fatti reali dai quali sarebbe stato ispirato.

    Constato:

    . il professore viene presentato (con lo scorrere della narrazione, con l’esplicito riconoscimento del dirigente dell’istituto scolastico, attraverso la contrapposizione con il suo collega ‘titolare’ del corso sull’anarchia e con l’inespressa ma chiara ammissione di fallimento da parte della sua compagna – la quale fra l’altro mai rende noti i motivi del suo disaccordo – durante il diverbio nella parte finale del film) come docente capace di stimolare e motivare gli studenti. Ciò implica che la rappresentazione di questi ultimi prima del corso sia connotata negativamente – quindi risultato di un operare educativo insufficiente – e quella durante il corso, positivamente (altrimenti il dirigente – malgrado stimoli e motivazioni – avrebbe interrotto l’esperimento);

    . il mutato atteggiamento degli studenti – evidentemente risultato e considerato in modo positivo, come emerso sopra – viene più volte automaticamente associato ad un essere ‘fascisti’. Perché non ‘Comunisti’, ci si chiede? Inoltre questa associazione viene fatta in genere da personaggi che rientrano nell’ambito del risultato di un operare educativo ammesso nel film come insufficiente. Questo senza citare i flash su genitori ‘progressisti’, pronti quasi a copulare in presenza dei giovani e benevolmente indulgenti nei confronti dei figlioletti disadattati (o superadattati, in effetti);

    . l’evoluzione violenta e infine drammatica degli eventi non è collegata né al fatto che l'”Onda” abbia (o sia solo accusata di avere) carattere “fascista” né al concetto di “autocrazia” oggetto del corso. Infatti comportamenti come quelli mostrati (i graffiti, la colluttazione fra i due giocatori di pallanuoto e, soprattutto, il malessere psicologico dello studente infine suicida, ad esempio) non sono evidentemente caratteristici e specifici del fascismo e dell’autocrazia in generale (né peraltro di qualsiasi concezione del mondo o ideologia particolare). Se quindi l’intento del regista era quello di mostrare un nesso, appare chiaramente pretestuoso;

    . dal momento poi che, in realtà, è l'”Onda” stessa che appare oggetto di violenza e attacco. E non solo da parte di teppistelli drogati (prodotti dell’operare educativo ammesso come insufficiente…) ma anche
    da parte, ad esempio, delle due ragazze le quali, in nome del timore di vaghe ed oscure minacce di manipolazione (mostrate però nei fatti non più approfonditamente che con la poca voglia di alzarsi dal banco per parlare o dal timore di esclusione dal gruppo e di perdita di ascendente), distribuiscono volantini (causando, fra l’altro, i disordini durante la partita di pallanuoto). A proposito dei manifestini: è da notare che, nel corso della distribuzione notturna nell’istituto scolastico, viene mostrato insistentemente il timore da parte della ragazza per quella che gli spettatori sono indotti a pensare possa essere un’aggressione (da parte di chi? Elementi violenti dell'”Onda”, forse?). Però non si verifica nulla…;

    . nella “lezione” finale il professore, costretto a porre rimedio (…) alla pericolosa deriva presa dai fatti (forse gli attacchi subiti dai “suoi” ragazzi?) espone i risultati dell’esperienza (le riflessioni – peraltro positive, nel senso comune – contenute negli elaborati degli allievi) per poi ‘dimostrare’ le nefaste conseguenze dell'”autocrazia” (ma nell'”Onda” se ne è vista poca, al di là della più che normale ‘pretesa’ a sapersi comportare durante le lezioni ed aiutarsi invece di competere) e della “manipolazione” attraverso un normale e (volutamente, credo) banale discorso da comizio e l’espulsione (inutilmente violenta, probabilmente a causa della scarsa sostanza dei fatti) di un membro in disaccordo… Tutto ciò, non trovando nulla di più grave da dire, in sostanza, che il gruppo era diventato un po’ esclusivo (ma i “gruppi” non sono ‘esclusivi’ per natura? O il problema è il concetto di “gruppo” in sé? Ma in questo caso sarebbe come affermare che il problema degli uomini è dato dal fatto che respirano…);

    . infine, c’è da chiedersi con quale accusa il protagonista viene arrestato, in chiusura.

    Concludendo:

    a) il regista è convinto di qualcosa ma aveva le idee poco chiare in fase di realizzazione dell’opera;

    oppure

    b) il regista è convinto dell’opposto, ed in tal caso ha realizzato un’opera forse persin troppo ‘subdola’…;

    oppure

    c) non ho trovato la chiave di lettura e, per conseguenza, ho capito poco!

    Aggiungo:

    – i ragazzi dell'”Onda” suscitano comunque, direi, simpatia nello spettatore attento: le loro figure escono ‘chiare’ e vincenti dal confronto con gli ‘oppositori’ aggrondati nei loro oscuri, imprecisati ed ingiustificati timori; lo scoramento finale e le lacrime sanno più di dolore per un tentativo di ricostruzione/ricostituzione fallito che non dell’amara presa di coscienza di aver subito una manipolazione maligna (e ciò, nell’economia del film, non può essere visto come la conferma del successo della manipolazione stessa, intendiamoci);

    – dopo i drammatici eventi dell’ultimo incontro nella scuola, il professore, nell’auto della polizia che lo porta via, all’ultimo istante solleva di scatto la testa (prima reclinata in atteggiamento disperato) guardando avanti come con nuova decisione. Risulta difficile immaginare che – nelle intenzioni del regista – il gesto sia dovuto solamente ad un’ulteriore intima conferma di aver sbagliato.

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