Le finte scoperte ci uccidono
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3/6/2009 – IL DOTTORE-REPORTER BEN GOLDACRE E’ DIVENTATO IL FUSTIGATORE DELLA PSEUDOSCIENZA ASSERVITA AL BUSINESS
“Le finte scoperte ci uccidono”
“Così prof, industrie e media alimentano il boom delle bufale mediche”
GABRIELE BECCARIA
Immaginate una scemenza medica, e ci sarà qualcuno che ci ha pensato prima di voi ed è già pronto a vendervela. Lo sapete che con i massaggi del «brain gym» si ossigena il cervello e si diventa furbi? Che è in vendita la macchinetta per i pediluvi purificanti? Che gli antiossidanti stoppano l’invecchiamento e l’olio di pesce aumenta il quoziente intellettivo? E non fate finta di non aver fatto la coda per la crema che cancella le rughe in 15 giorni e di non esservi convinti di aver vinto il raffreddore con le diluizioni dell’omeopatia. E confessatelo: siete stati tentati di credere che il vaccino trivalente scateni l’autismo, mentre vi ha emozionato l’idea che si distribuiscano pacchi di vitamine ai morenti di Aids del Sud Africa. D’altra parte, forse, avete dei dubbi sui legami tra caffè e leucemia, ma è seducente la pretesa che il curry prevenga il tumore alla prostata.
Se vi siete riconosciuti in almeno un paio di questi casi, allora siete l’individuo-tipo, «una persona intelligente che crede a una cosa stupida». Consolatevi. Con voi ci sono milioni di gonzi, anche loro presi per il naso dalla Cattiva Scienza. Ma ricordatevi che, se a volte fa perdere tempo o buttare via pacchi di euro o dollari, in altri casi uccide.
Ben Goldacre è un trentenne inglese che non vorreste mai avere per nemico: medico per formazione e reporter per passione, vi convincerà che abbiamo ficcato i piedi nel XXI secolo con la testa degli uomini del Medio Evo, in mezzo a ciarlatani da circo e professionisti della manipolazione. «Metà degli articoli scientifici prodotti ogni giorno nel mondo sono legati alla medicina e alla salute – spiega nel suo ufficio di Londra – ma molto di ciò che si legge e si vede è “nonsense”. Vista l’enormità del problema, la salute pubblica, mi sorprende che queste degenerazioni non abbiano ancora ricevuto l’attenzione che meritano».
Lei tiene una rubrica sul «Guardian» e il blog «badscience.net» e ora ha scritto un bestseller, «La cattiva scienza», appena tradotto in Italia, dove smantella le bufale degli pseudoscienziati, le menzogne dell’industria farmaceutica e la disinformazione dei giornalisti, che ci illudono sui modi per salvare la salute e sui rischi di perderla. Ma se c’è così tanta cattiva scienza, perché quella «buona» non reagisce?
«Devo confessare che mi sorprende quanto poco e male reagiscano il mondo medico e scientifico a questo gigantesco problema: così costringono qualcuno insignificante come me ad agire, anche se non sono affatto un’autorità o una celebrità. Quando, sette anni fa, aprii il mio sito ero solo un dottorino alle prime armi».
Lei sfida la gente a informarsi meglio e i giornalisti a essere più seri, ma i camici bianchi? Loro che cosa dovrebbero fare?
«E’ impossibile immaginare un sistema che impedisca ai 200 mila dottori della Gran Bretagna e ai milioni nel mondo di dire cose stupide. Sarebbe ridicolo. E credo anche che non sarebbe desiderabile: è giusto che gli accademici abbiano anche idee stupide e che le condividano dai piani alti delle loro università. Ma sono convinto che chi deve informare, e pretende di farlo in modo distaccato e imparziale, abbia degli obblighi molto chiari sull’attendibilità di ciò che diffonde».
Il circo delle informazioni che escono dai laboratori è sterminato: perché i camici bianchi che si occupano di mettere ordine nel caos sono così pochi?
«I primi ad aver bisogno di ordine sono i medici: ognuno dovrebbe passare 600 ore al mese per leggere le novità del proprio settore. E’ impossibile! Ma c’è la Cochrane Collaboration, organizzazione non profit che raccoglie le “revisioni sistematiche”, vale a dire i progetti di ricerca che valutano le prove disponibili in letteratura riguardo all’efficacia o ai rischi di ciò che riguarda la sanità. Non solo, ma producono sintesi in molte lingue che sono le migliori. Eppure è quasi impossibile vederle sui media, perché non hanno il necessario tocco di sensazionalismo».
La cattiva scienza è medica perché è un business, giusto?
«Certo. In un momento in cui non è mai stata così buona è diventata un’ossessione, come le terapie anticancro. Ecco perché distorcere l’evidenza scientifica permette di fare soldi e di mettere in scena il proprio ego, trasformando se stessi in eroi. Si gioca con le emozioni».
Lei sostiene che, quando c’è di mezzo la salute, anche un individuo ragionevole può credere all’impossibile: perché?
«Abbiamo degli “shortcuts” – dei cortocircuiti – nel modo in cui pensiamo: se l’intuizione è importante in molte situazioni, per esempio se dobbiamo fidarci di chi ci sta di fronte, è pessima quando di mezzo ci sono i numeri. Noi, per esempio, tendiamo a individuare dei modelli in qualsiasi accozzaglia di dati, proprio come vediamo i volti nelle nuvole. Sono tante le dimostrazioni psicologiche della nostra irrazionalità».
E quindi qual è il rimedio?
«Essere motivati e interessati: i dati attendibili ci sono, però bisogna saperli cercare».
Ma cosa può la ragione contro il fatto, che lei denuncia, che il 90% delle ricerche sui farmaci è finanziato dall’industria?
«La colpa è delle società e dei politici, dato che i governi hanno rinunciato a finanziare questo tipo di ricerca. Ora insegno ai futuri medici come capire quando il business li inganna con informazioni alterate. In un’università il corso si chiama “Valutazione critica delle metodologie cliniche utilizzate dall’industria”, in un’altra “Drug company bullshit”: stronzate dell’industria farmaceutica. E’ un modo meno educato per spiegare sempre lo stesso concetto».
Chi è Goldacre Medico e reporter
RUOLO: E’ STATO UN MEDICO DEL SISTEMA SANITARIO INGLESE E ORA E’ IMPEGNATO A SMASCHERARE LE BUFALE E LE MANIPOLAZIONI MEDICHE
IL LIBRO: «LA CATTIVA SCIENZA» BRUNO MONDADORI
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