Non in mio nome

Azzardo e ottimismo “psicologico” a buon mercato nell’epoca della crisi

Luigi D’Elia*

Venti anni dalla legge istitutiva della professione di psicologo non sono stati  evidentemente ancora sufficienti per sedimentare nella cultura italiana questa multiforme professionalità, né per evitare la tentazione dell’utilizzo generico (e per questo stesso motivo fatalmente impreciso) del termine “psicologo” o “psicologico“, adoperati spesso senza la necessaria consapevolezza di cosa significhino e cosa sottendano queste locuzioni.

Due recenti esempi di quanto vado dicendo tratti dalle nostre osservazioni dei media:

  1. Un’azienda che sponsorizza poker online sui cartelloni di tram e autobus a Roma scrive: “Un grande giocatore di poker è un acuto psicologo”
  2. Il nostro Presidente del Consiglio afferma che l’attuale crisi economica dipenderebbe molto da un “fattore psicologico”1, occorrerebbe trasmettere ottimismo nei consumatori impauriti.

Due casi molto diversi in apparenza, questi citati, nel primo si attribuirebbe all’essere psicologo una qualità utile ad un gioco, seppure d’azzardo; nel secondo caso, “psicologico” sta al posto di comportamento irrazionale, o fobico in relazione ai consumi la cui ripresa dovrebbe rilanciare l’economia.

Dunque, due modi opposti per indicare la stessa cosa. Peccato che siano entrambi impropri. E sono impropri non certo perché la Psicologia non c’entri (anzi), ma per l’uso estensivo e disinvolto che si fa di questo riferimento.

Voglio però precisare – a proposito in particolare dell’affermazione del nostro Presidente del Consiglio (a quanto pare non unico tra i leaders mondiali) – che le obiezioni che vado ad argomentare non configurano alcun posizionamento politico di parte del sottoscritto, né dell’Osservatorio Psicologia nei Media, che rimane assolutamente a-partitico e a-confessionale, ma si riferiscono unicamente ai contenuti che solo incidentalmente sono stati espressi da un rappresentante istituzionale (che, in quanto tale, esprime in parte un comune sentire ed è portavoce di posizioni evidentemente accreditate).

Prima obiezione

La prima obiezione alla disinvoltura con la quale si usano i termini della Psicologia riguarda il fatto che la professione di psicologo è una professione etica e quindi in entrambi questi casi ci si trova di fronte ad un forte imbarazzo e disappunto.

– Nel caso del poker online o off-line (come già argomentato nel nostro commento), non è pensabile che la Psicologia e gli psicologi si ritrovino nella doppia posizione di curare le migliaia di persone (dato purtroppo sempre crescente) che soffrono di psicopatologie compulsivo-dipendenti, dette appunto da Gioco d’Azzardo Patologico (GAP), dei poker online, video-poker, lotterie, etc.2, e al contempo nella posizione di aiutare i giocatori di poker a vincere di più e ad azzardare meglio.

Migliaia di persone che quotidianamente si rovinano economicamente e che rovinano le loro famiglie a causa del dilagare di queste nuove dipendenze, con la benedizione e la promozione dello Stato, che ne incassa le perdite e le alte percentuali di tasse sulle rarissime vincite.

Non è certo la prima (né sarà l’ultima) volta che saperi psicologici e psicologi vengano utilizzati non certo per il benessere degli individui. Basti pensare all’uso della psicologia nelle torture o in guerra3, oppure, alla psicologia al servizio dello sfruttamento e della speculazione in aziende con un basso profilo etico.

Su questo però non farei sconti: uno psicologo che si rispetti deve sapere da che parte stare ed assumersi il compito ed il dovere di “leggere” i fenomeni sociali e culturali e di porsi in una posizione etica, comunque sempre e primariamente a favore della salute psicologica dei cittadini a prescindere dalla direzione di deriva, talora dissennata, che prende la società nel complesso o il gruppo per il quale lavora.

E leggere la realtà socio-culturale di questi ultimi anni significa anche notare come essa abbia sdoganato un gioco d’azzardo travestendolo in “sport” ed assistiamo (esattamente come l’altro ieri abbiamo assistito alla moltiplicazione delle agenzie intermediarie del credito e del prestito, con gli esiti che conosciamo tutti) all’esplosione del gioco d’azzardo su internet, in televisione con programmi dedicati, nella pubblicità. Un’efflorescenza a dir poco sospetta.

– Nel secondo caso – la crisi dipende da un fattore psicologico – ebbene tale affermazione potrebbe essere attendibile esattamente in un suo ribaltamento: sono i comportamenti consumistici ed egoistici, motivati dall’insicurezza psicologica, che sono a loro volta causa dell’avidità (che sembra divenuta una moderna virtù) alla base dell’attuale crisi economica. Ma non serve uno psicologo per affermare questo, basta trovare conferma in moltissimi osservatori e studiosi di economia di ogni estrazione.

Seconda obiezione

Seconda e sostanziale obiezione alle due affermazioni in questione è che, oltre ad essere una professione etica, la Psicologia è una scienza e come tale si pone al servizio della qualità di vita dei cittadini (e non del loro raggiro).

Essa ha infatti il dovere di informare della proprie acquisizioni e ricerche.

– Nel caso del comportamento psicopatologico del Gioco d’Azzardo, la Psicologia oltre ad informare i giocatori, compulsivi e non, del fatto che, statistiche alla mano, l’unico modo per vincere è non giocare, aiuta coloro che cadono in questo vortice socialmente favorito e statalmente promosso (come forma creativa di tassazione su base psicopatologica), a comprendere i disagi sottesi e ad uscirne attraverso faticosi (ma efficaci) percorsi terapeutici e/o rieducativi.

– Nel caso del fattore psicologico che sarebbe alla base dell’attuale crisi, è oramai cosa nota quanto il comportamento del consumatore e dell’investitore siano condizionati da aspetti psicologici, come anche le ricerche di Daniel Kahneman (Psicologo, premio Nobel del 2002 per l’Economia) ci insegnano4.

Ma perché spiegare la crisi unicamente come irrazionalità/conservatorismo del consumatore e non piuttosto come fattore psicologico appartenente al decision making istituzionale e dei manager, che delle politiche economiche sono i fautori?

Lo stesso Greenspan l’ex capo della Fed al Congresso Usa ha fatto ammenda  riconoscendo che «la sua teoria del mondo era sbagliata», riferendosi alla convinzione che le banche fossero il soggetto più titolato a proteggere i propri interessi (Sole 24 ore, 24 Maggio 2009).

Perché allora evocare l’irrazionalità del consumatore/investitore di base e non quella che appare ben più nefasta dei gestori dell’economia e delle regole che la sovraordinano?

Cos’è allora più irrazionale: frenare il consumismo o ricominciare a consumare con le stesse regole che hanno prodotto la crisi?

Quale irrazionalità è più infausta in un’ottica di sistema e di lungo termine: il comune cittadino che frena per paura la propria compulsione consumistica o il manager avido che ha concorso all’affondamento della barca per il proprio tornaconto personale?

E come afferma Enrico Rubaltelli, esperto di psicologia degli investimenti dell’Università di Padova, “bisognerebbe fare seguire all’annuncio (a favore dei consumi, ndr) delle concrete politiche economiche in grado di convincere della (presunta) validità dell’annuncio stesso” (Sole 24 Ore 8 Aprile 2009).

Irrazionale, o meglio, disadattivo, ci sembra proseguire in piena crisi riproponendo le medesime regole del recente passato. La Psicologia (e la biologia) c’insegna piuttosto che gli organismi che sopravvivono e si evolvono sono quelli capaci di cambiare adattandosi negli ecosistemi mutevoli in cui vivono. Nel caso dell’uomo, il cambiamento atteso è di ordine culturale.

E dunque, come evidente, la Psicologia come scienza applicata richiederebbe maggiore rigore e meno petizioni di principio astratte o proclami pubblicitari.

Ecco allora qual è il fil rouge tra questi due fatti, apparentemente lontani, citando ancora Kahneman, egli ci suggerisce che il giocatore (l‘investitore, il consumatore, giocatore d’azzardo) continua a giocare pur continuando a perdere.

Ma è veramente utile un simile comportamento per la ripresa dalla crisi?

Sembra piuttosto d’intravedere dietro questa pubblicità “ottimistica” (quella dei poker online e quella a favore del consumismo) la riproposta inerziale di un modello comportamentale psicologicamente immaturo basato sull’oralità, sulla seduzione narcisistica, sull’individualismo, sulla dipendenza-compulsione, sulla subordinazione sistematica del bene comune.

Nel caso del poker l’azzardo si propone come vero e proprio stile di vita e sistema valoriale, come soluzione di problemi, come modalità di relazione (l’acuto psicologo che sconfigge a poker il rivale), ma ciò che si produce è di fatto una psicopatologia, una psicopatologia “socializzata” poiché intrecciata in nuove consuetudini sociali e da esse innescata.

Nel caso dell’irrazionalità/fobia attribuita al consumatore-base, si propone, anche in buona fede, un rilancio del benessere sociale ed economico a partire dalla medesima disregolazione (degli impulsi e delle norme economiche) che appare alla radice dell’attuale crisi.

Da psicologo non mi riconosco nel modello di uomo che attraverso queste campagne pubblicitarie viene veicolato e non desidero che si utilizzino le parole dei miei saperi per affermare questi che per me rappresentano dei dis-valori psicologici e sociali in quanto producono malessere.

Per cui, per cortesia, non si utilizzino in mio nome.

*    Coordinatore Osservatorio Psicologia nei Media

1    http://www.libero-news.it/adnkronos/view/16511

2    http://www.orthos.biz/

3    Vedere a tal proposito la chiara posizione dell’APA American Psychological Association sulle torture di Guantanamo http://www.apa.org/governance/resolutions/work-settings.html

4     D. Kahneman dimostra, grazie ai suoi studi empirici sulla teoria delle decisioni, come in condizioni di rischio i comportamenti degli investitori seguano regole diverse da quelle dell’utilità e della razionalità http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_prospetto

Fabio Fareri

Author: Fabio Fareri

Share This Post On
You are not authorized to see this part
Please, insert a valid App IDotherwise your plugin won't work.

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *