Bambini in prigione?

SEGNALAZIONE

Ieri sera [7 ottobre 2009] al tg3 regione Lombardia è stato mandato un servizio riguardante l’allontanamento di due minori dalla famiglia. è stato dato largo spazio al legale della famiglia che ha fornito (senza citare fonti) una sua personale statistica sul numero di bambini allontanati giornalmente e ingiustamente dai servizi tribunali; ha parlato di “detenzione” dei bambini nelle comunità; ha parlato di un business delle comunità stesse che guadagnano 150 euro al giorno etc…c’è probabilmente una causa in corso contro le insegnanti ed il dirigente per aver dichiarato il falso (su disegni che hanno portato mi sembra ad una ipotesi di incesto), nonché contro i colleghi della Tutela Minori (assistente sociale e psicologo del comune). purtroppo è passata una notizia completamente distorta e generalizzata (non contestualizzata al singolo caso in cui possono esserci stati anche degli errori!)rispetto al lavoro dei Servizi Tutela Minori (di cui io personalmente come psicologa faccio parte in un’altra zona della Lombardia), che ricalca il pregiudizio sociale già presente nell’opinione pubblica che la Tutela Minori agisca senza criteri, con abuso di potere, su situazioni “normali”, “rubando” i bambini alle proprie famiglie. sappiamo tutti, noi addetti ai Servizi, quanto sia difficile ottenere un allontamento anche in situazioni croniche in cui da anni si interveniene senza risultati e come anche i Tribunali siano sempre cauti in questo senso. Mi sono indignata, faticando ogni giorno nel pubblico servizio come psicologa della Tutela, che il Tg3 regionale abbia trattato con superficialità tale delicato argomento, tra l’altro intervistando il solo il legale di parte della famiglia e non cercando, almeno per un diritto di replica, i legali del Servizio o un rappresentante delle altre parti colinvolte. vi prego di intervenire su un così importante argomento, in cui anche la nostra professione viene denigrata e svalutata in un ambito così pregnante dei diritti dei bambini di essere tutelati da comportamenti genitoriali inadeguati e pregiudizievoli. grazie.

Silvia Pedretti (psicologa)

ARTICOLI CONNESSI

Purtroppo, la RAI, alla quale abbiamo inviato la richiesta di copia del video segnalato, non ha risposto. Abbiamo tuttavia trovato alcune cronache in internet. Riportiamo la seguente, da Cronacaquimobile, che espone sostanzialmente i temi ai quali la Segnalante fa riferimento (un altro reportage si può vedere in milano.corriere.it/…/fratellini_basiglio_indagati_psicologi_assistente_sociale_lesioni_colpose-150993331678.shtml):

Chiamati in causa la città di Basiglio e il ministero dell’Istruzione nella vicenda dei fratellini portati in comunità.
Bimbi tolti ai genitori: «Colpa del Comune»
MILANO 08/10/2009 – Sono stati allontanati dalla loro casa e dall’affetto di mamma e papà per sessantanove giorni, costretti a vivere in una comunità protetta «in una specie di regime carcerario». E tutto questo perché, sbagliando in pieno, gli assistenti sociali del Comune erano convinti che due fratellini di 13 e 9 anni fossero sottoposti a violenze sessuali.
Ieri l’avvocato Antonello Martinez, legale di fiducia della famiglia vittima di questa odissea giudiziaria, ha chiamato in causa il Comune di Basiglio e il Ministero dell’Istruzione. Tecnicamente si parla di «chiamata in responsabilità civile».
«Il nostro perito – ha chiarito il legale dei genitori, l’avvocato Antonello Martinez – ha parlato di torture tipiche da guerra del Vietnam nei confronti del bambino». Il gup di Milano Maria Grazia Domani dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Marco Ghezzi nei confronti dell’assistente sociale, della psicologa, della preside e delle due maestre coinvolte nel caso. L’udienza preliminare è stata quindi aggiornata al 21 gennaio.
A determinare l’allontanamento da casa dei due bambini, subito affidati a una comunità protetta, fu un disegno “osè”, che ritraeva un maschio e una femmina in atteggiamenti intimi, rinvenuto nella cartella della bimba.
Il disegno in questione risultò poi realizzato da un’altra alunna, una compagna di classe, che l’aveva infilato nella cartelletta della bambina per farle un dispetto.
«Il procedimento che si è concluso nei mesi scorsi davanti al Tribunale dei Minori – ha dichiarato l’avvocato Martinez – ha accertato che non esisteva nulla. Eppure il bambino ha dovuto sopportare 69 giorni di quella che io definisco detenzione e ha perso 9 chili». «Questa vicenda mette in luce – aggiunge il legale – un fenomeno molto più diffuso. Ogni giorno vengono portati via 80 bambini, 30 mila all’anno, e nel 92% dei casi il tutto si risolve con un nulla di fatto. Nel frattempo la durata media della “detenzione” dei bambini è di oltre due anni con un costo per lo Stato che va dai 150 ai 300 euro al giorno. Il problema è di un’applicazione rigorosa della legge».

PARERE DEL PROF. LUIGI FADIGA

Premetto che  non ritengo di poter esprimere un parere sul caso specifico non essendo avvocato esercente e non conoscendo gli atti processuali. Posso solo ribadire, da un punto di vista giuridico generale, che i servizi sociali hanno il dovere giuridico di segnalare all’autorità giudiziaria minorile i minori in situazione di pregiudizio, e che l’omessa segnalazione può costituire reato. La valutazione della fondatezza della segnalazione e ogni provvedimento conseguenziale sono di competenza dell’autorità giudiziaria predetta, e di conseguenza anche la individuazione delle migliori modalità di esecuzione dell’eventuale provvedimento emesso in via provvisoria e urgente, nonché i tempi intercorrenti tra il provvedimednto stesso e la decisione definitiva.
Per quanto concerne gli articoli e l’enfasi data alla notizia, vorrei ricordare che la Carta di Treviso – richiamata dall’art. 7 del Codice deontologico sulla privacy (d. lgs. 2003 nr. 196) – contiene precise disposizioni a tutela della riservatezza della vita privata dei minorenni.

Luigi Fadiga

Già Presidente della Sezione minori della Corte d’Appello di Roma, Docente di Diritto minorile presso l’Università LUMSA di Roma.

COMMENTO REDAZIONALE A CURA DELLA DR.SSA PIERA SERRA E DELLA DR.SSA MANUELA MATERDOMINI

Al di là  della valutazione del fatto in questione, valutazione che, come spiega il professor Fadiga, sarebbe al momento un azzardo,  ben comprendiamo il disappunto della Segnalante:  le metodologie d’intervento in questo settore non possono essere infallibili e comunque, anche nell’ipotesi che la misura presa dai professionisti a tutela dei minori risultasse esito di un eccesso, si ha l’impressione che l’evento giudiziario sia letto arbitrariamente come prova di un supposto malfunzionamento generalizzato della giustizia minorile e dei servizi sociali.

Da sottolineare che non solo sull’operato dei professionisti viene gettata un’ombra, ma, al di là delle intenzioni dell’intervistato,  le sue parole finiscono per svilire e calpestare anche l’impegno di migliaia di volontari profuso a favore di minori ai quali è capitato nascere in una famiglia non sufficiente nell’accudirli.

In generale quando, in caso di maltrattamento (attivo o omissivo), i giudici compiono la scelta di allontanare il minore dalla propria famiglia sanno bene di procurare una sofferenza o forse un trauma: la scelta è sempre quella del male minore.

Si potrebbe obbiettare che nessuno dovrebbe avere la pretesa di saper misurare la sofferenza altrui, la quale è per definizione un’entità soggettiva. Tuttavia, il fatto che il bambino non possa gridare le proprie ferite né reclamare i propri diritti pone inevitabilmente alla società il dovere di vicariarne la soggettività.

Allora, si potrà domandare quali siano i criteri della misura della sofferenza del minore operata dai professionisti.

Ebbene, nei provvedimenti giudiziari le motivazioni dell’allontanamento di un minore sono esplicitate prevalentemente nei termini della prognosi del danno psicologico e in qualche caso anche fisico che il minore potrebbe subire restando in famiglia.

Purtroppo, tale prognosi non è mai una certezza, essendo formulata in base ai criteri scientifici ed empirici disponibili.

Fabio Fareri

Author: Fabio Fareri

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6 Comments

  1. Nulla posso aggiungere ai pareri in termini di procedura legale ed al commento redazionale, che condivido appieno, se non il punto di vista di una altra parte che viene chiamata in causa, la comunità alloggio e le società, come quella in cui lavoro, che le gestiscono.
    L’articolo, e suppostamente il servizio di rai 3, citano un valore di retta giornaliera “sensazionalistico” con la finalità chiara di suscitare con azione demagogica un sentimento di indignazione contro gli sprechi. Le rette in pochi casi superano, di poco, i 100 euro ma ancora una volta la cifra non dice nulla dell’opera professionale di educatori e psicologi che, pur con umana fallibilità, compiono una azione che la famiglia non può più compiere (o è meglio che più non cerchi di compiere) ponendosi sempre come obiettivo primario il recupero della “normalità” attraverso i percorsi definiti con tutti gli attori che tutelano il minore (Tribunale Minori – Servizi Sociali)e mai il “parcheggio” dei soggetti, come forma di produzione di utili. In ultimo richiamo i disinformati giornalisti a documentarsi su quanto di questo supposto “spreco” sia effettivamente sostenuto dalle società stesse, in larghissima parte ONLUS, che gestiscono le comunità alloggio alle volte con bilancio in perdita o percependo le favoleggiate quote anche a 12 mesi di distanza.

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  2. Anche io premetto di non poter commentare situazioni cliniche conosciute “a mezzo stampa”. Lavoro come psicologo in un consultorio familiare in provincia di Bari, quotidianamente affronto la delicata questione del rapporto tra psicologia e giustizia nel contesto della tutela dei minori. Ritengo sia un ambito in cui ci giochiamo molta della nostra credibilità professionale, abbiamo l’opportunita di interfacciarci ad altre professionalità trattando problemi reali e complessi. Come ritagliamo gli spazi ed i metodi dell’azione professionale resta però ancora un punto di discussione aperta nella comunità scientifica.
    Non è il caso di commentare le dichiarazioni che “per dovere professionale” sono strumentali alla tutela dei loro clienti che i legali, sempre più numerosi, tendono ad assumere. Certo è che non abbiamo dei protocolli operativi condivisi per la valutazione di certi reati, o delle capacità genitoriali, e prestiamo facilmente il fianco a chi ha il facile compito di demolire il lavoro di tutela dei minori.
    Mi limito a segnalare però che purtroppo lo stato ha trovato (un sacco di) soldi per finanziare la tutela legale gratuita di tutti i minori e tutti i genitori coinvolti nelle cause civili dei Tribunali per i Minorenni mentre non ne ha mai trovati per finanziare perizie e CTU (riuducendosi ad utilizzare gli operatori dei servizi come dei “periti di fatto”!!!). per non parlare della cronica scarsità di offerta professionale per la cura psicologica di minori e famiglie !!!! Ciò porta facilmente ad avere degli operatori sovraccaricati di lavoro che si confrontano (con grandi responsabilità professionali, checchè il professor Fadiga ne dica!!!) con legali ben pagati ed agguerritissimi, pronti a cogliere in fallo le istituzioni per lamentar danni e risarcimenti. Mi chiedo da chi poi si debbano difendere i minorenni, se poi i difensori sono scelti dagli stessi giudici dei TM, o dai tutori da questi ultimi designati. Alla fine avremo per ogni minore segnalato al TM circa dieci professionalità giuridiche e mezzo operatore psicosociale, che inevitabilmente finiscono per assegnare il compito di cura e reinserimento sociale del nucleo familiare a servizi sempre più esigui e depauperati.
    Sarebbe interessante sapere la percentuale dei soldi spesi a tutela dei minori dallo Stato (dai vari enti pubblici) e dalla società in toto, per spese legali sociali, comunità, interventi psicoterapeutici, ecc.

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  3. Mi rendo conto che il problrma è molto serio e delicato, però come operatrice che spesso mi sono trovata a lavorare come CTP in ambito minorile, sono costretta pero nestà intellettuale a sottolineare che il problema è reale. Se c’è un immaginario sociale per cui “gli psicologi o gli assistenti sociali rubano i bambini”, bisognerebbe davvero guardare su cosa si basa.

    Personalmente mi sono trovata in diversi casi di fronte a CTU davvero vergognose, di fronte ad allontanamenti di minori che non avevano ALCUNA giustificazione, e posso fornire gli atti, secretati!

    In più di un caso ho anche ritenuto di deferire ai rispettivi ordini i Colleghi (assistenti sociali o psicologi), ben magra consolazione per bimbi che erano stati sbattuti (proprio così, purtroppo, proprio così, non mi viene altro termine …) in Comunità e per madri che se l ierano visti “rapire”. Ben magra consolazione per presunti pedofili che si erano fatti mesi e mesi di custodia cautelare …. Ma mi sembrava un minimo atto di giustizia! Invece gli Ordini non hanno mai neanche risposto.
    Credo che qualcosa da approfondire, circa le modalità con cui vengono disposti gli approfondimenti che poi portano agli allontanamenti, ci sia. Penso che un nuon indizio sia la quesitone di un utilizzo eccessivo dei servizi territoriali, spesso troppo coinvolti nei casi. E sopratutto c’è un enorme problema di professionalità.

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    • @Anna Barracco,
      Certo, serio e delicato problema.
      Forse è una delle poche situazioni in cui la categoria degli psicologi è “costretta” a fare atti di rilevanza professionale pubblici che poi passano al vaglio delle altre professioni. E’ una buona occasione di avere un feedback sul nostro stato dell’arte. Per questo lamentavo la scarsa attenzione (non solo degli ordini, collega) della nostra comunità scientifica, ancora troppo scissa tra accademici (e le loro scuole di pensiero) e professionisti che si confrontano con la domanda di intervento che la società pone loro.
      In quanto agli operatori dei servizi territoriali la questione non penso sia solo di “ipercoinvolgimento” quanto di definizione chiara della “mission”.
      A me capita a volte che lo stesso provvedimento del TM chieda sia un intervento di valutazione che, poi, di psicoterapia verso le stesse persone valutate.O capita di avere notizie di reato in contesti di intervento clinico.
      Si tratta di servizi sanitari o di “estensioni” delle Autorità Giudiziarie? Capita a dire il vero anche di CTU che si mettono poi a fare interventi di natura terapeutica.
      Dovremmo iniziare dall’avere chiara una cornice generale degli interventi psicologici nei contesti giudiziari, sono possibili: diversi ruoli, diversi obiettivi, e in certi casi anche diversi strumenti. Ciò che sembra a me necessario, invece, è un comune contesto metodologico che ci permetta di dialogare pur differenziandoci.
      Saluti da Giuseppe Fucilli

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      • @Giuseppe Fucilli,
        E’ vero, differenza di missino e necessità di darsi struimenti condivisi.
        Però a volte penso che anche un poco di espeirenza, un poco di formaizopne personale, e un’idea di etica, possano davvero essere sufficienti ad evitare scivoloni che davvero stupiscono.
        Ripeto, al di là delle questioni più complesse, che riguardano la dotaizone dei servizi e lo stato dell’arte della psicologia e della psicoterapia, penso che un fenomeno sociale-mediatico abbia senmpre un suo contenuto che va preso molto sul serio.
        Liquidare una “vox populi” penso sia sempre imprudente.
        Sarebbe molto interessante, penso organizzare incontri di intervisione su questi temi. Con un gruppo di colleghe di psicologia giuridica, ci formiamo proprio esaminando CTU e CTP controverse.
        Un caro saluto

        Anna Barracco

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  4. IO SONO UNA DELLE TANTISSIME VITTIME DI UN SISTEMA GIUDIZIARIO DA LASCIARCI SBIGOTTITI, pur di togliermi i miei adorati bambini sono stata accusata di scappare dalla mafia, di parlare di mafia, 57 assenze da scuola di mio figlio, che il mio cane era secco, che le assistenti sociali avrebbero preso un appuntamento con il pediatra ma non ci siamo presentati, una marea di falsita, la prima cosa che ho fatto essendo incensuratissimi siamo andati dal generale del arma a ROMA , che ha confermato che siamo incensurati, senza neanche una multa per divieto di sosta, il libretto scolastico parla di 20 assenze da scuola il cane (per fortuna ci sono le foto si da cucciolo che da adulto ) è un pastore maremmano intrecciato a un p.tedesco, il pediatra poi conferma di non conoscere ne l’assistente sociale ne la spicologa , ne di aver preso nessun accordo, e che i bambini nel momento del bisogno erano seguiti da lui, questo mi è successo in emilia romagna , dove ci sono piu comunita per minori che paesi, e di tutto cio ne hanno fatto ormai un business, un giro di soldi senza pari, il governo ad ogni minore tolto paga una retta che in certi casi raggiunge i duecento euri al giorno, (alla faccia della crisi e del cittadino che lavora ) capito il business, tutto cio si è sparso su tutto il territorio nazionale, anche il ministro della famiglia GIOVANARDI ha inaugurato a MODENA comunità per minori, ma dietro a tutto cio una lunga scia di morti, VALENTINA BERNARDINI mamma 26enne di ravenna morta suicida dopo avegli tolto il suo bambino, (riconosciuta innocente dopo la sua morte ) il PICCOLO ANDREA morto suicida nella comunita a carpi, poi il bimbo di crema affidato alla assistente sociale, morto nella piscina di casa della stessa, il caso di padova, carmela morta per gli spicofarmaci che la comunita gli somministrava, troppo lunga la scia di morti per raccontarla tutta, è il business del momento, HITLER A CONFRONTO ERA UN SANTO, non parliamo degli abusi, maltrattamenti che certi minori subiscono in questi lagher, ormai il web è pieno di famiglie distrutte , associazioni, che chiedono il ritorno dei bambini , chiaro che che le comunita vivono di queste problematiche , e se da una parte escono dall’altra devono entrare altri minori, si legge sul verbale di una mamma, le bambine appena arrivate in comunità non volevano scendere dall’auto si stringevano e piangevano volevano tornare dalla mamma, io essendo accusata di mafia, ho rivisto i miei figli dopo 15 giorni con una guardia carceraria, erano seduti su una panca di ferro, tremanti e piangevano, TUTTO QUESTO E UNA GOCCIA NEL MARE, VISITATE NEL WEB , QUELLO CHE STA FACENDO QUESTO GOVERNO , TANTE BELLE COSE A TUTTI

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