Il capitale umano

Regia: Paolo Virzì
Sceneggiatura: Francesco Bruni, Francesco Piccolo, Paolo Virzì
Cast: Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Matilde Gioli
Musiche: Carlo Virzì
Genere: Drammatico
Produzione: Italia/Francia, 2013
Durata: 98′
Data di uscita (Italia): 9 gennaio 2014

Recensione di Erica Volpi

 

In primo piano la storia di due famiglie che appartengono a ceti sociali molto differenti.
Per fortuna nel film di Virzì non ci sono buoni e cattivi schierati gli uni contro gli altri: le miserie umane si equidistribuiscono tra i Bernaschi e gli Ossola, ricchissimi i primi, parvenue i secondi.
La paura, la solitudine, il timore di  perdere l’amore, la mancata realizzazione personale investono indistintamente tutti i personaggi di questo film che fotografa con una macchina altamente sofisticata , il dietro le quinte delle  vite di tutti i protagonisti, al di là dello status sociale.
Un ritratto autentico di una realtà di provincia in cui per una strana coincidenza, per destino o per quello a cui credete voi, un ciclista viene investito da un enorme suv e abbandonato sul ciglio della strada, più per paura che per volontà.
Ritrovato in un fosso dalla polizia , verrà trasportato in ospedale dove da lì a poco morirà.
Da quel momento si intrecceranno ancor più le vite dei personaggi : la polizia concentrerà le indagini su Massimiliano, il figlio unigenito della ricchissima famiglia Bernaschi, proprietari di una villa sfacciatamente lussuosa che domina dalla collina la cittadina in cui si svolge la vicenda.
Inizialmente pare non sussistano dubbi sulla responsabilità del giovane rampollo, che tornando da una festa (in cui ha bevuto più del dovuto)  avrebbe incidentalmente urtato la bicicletta di un povero ciclista, sbalzandolo fuori dalla carreggiata. Si scoprirà poi che l’intrico è più complicato. Massimiliano infatti, assolutamente non in grado di rimettersi alla guida del suo gigante, avrebbe chiamato l’ex fidanzata, Serena, per farsi riaccompagnare a casa. Alla guida del suv invece si trovava il nuovo ragazzo di Serena, un diciottenne provato dalla perdita di entrambi i genitori e sicuramente non benestante. Per provare il brivido di guidare una vettura che avrebbe potuto ammirare solo nelle vetrine delle concessionarie di lusso e con l’incoscienza tipica dell’età , si offre di  riportare il fuoristrada a casa. E’ in quel breve tragitto che a causa di una serata nebbiosa e piovosa , in condizioni di scarsissima visibilità andrà ad urtare il ciclista. A quel punto Serena cercherà in tutti i modi di depistare la polizia per evitare che il suo nuovo amore finisca in carcere. La giustizia farà il suo corso e il colpevole verrà fermato e processato.
Anche l’assicurazione incaricata di occuparsi di risarcire la famiglia del povero ciclista, farà il suo dovere, stabilendo il valore del risarcimento:  poco più di 200,000 euro, la cifra che gli assicuratori definiscono impietosamente “capitale umano”. Un conteggio “disumano” in cui si inseriscono la speranza di vita del soggetto, i legami familiari,che aveva, il tipo di lavoro che svolgeva, quanto avrebbe potuto guadagnare in prospettiva.
Come se le nostre esistenze fossero prevedibili e proseguissero nel tempo su un binario standardizzato. Nel conteggio dell’assicurazione risalta tutto il contrario di ciò che davvero la vita rappresenta: la sorpresa, l’imprevedibilità, il cambiamento. Tutte dimensioni che invece riesce a mettere in evidenza la compagna del signor Ossola (interpretata da Valeria Golino) che di mestiere fa la psicologa. Si rivela nel film , l’unica figura adulta in grado di vedere al di là dell’apparenza, di offrire agli adolescenti che incontra nel Consultorio dove lavora, una reale prospettiva restituendo loro ciò che i “grandi” , trascinandoli nelle loro vite fallimentari, hanno tolto: la speranza.
Il processo terapeutico viene descritto nel film come quel percorso che realmente guarisce: non certo dalla pataologia ma dalla convinzione che il futuro sia scritto e che la nostra condizione sia immutabile.  Allora si riacquista la voglia di immaginare altro e con essa la consapevolezza del poter determinare un esito differente, di poter scegliere qualcosa di diverso pur provenendo da una condizione sociale disagiata, di poter costruire relazioni significative pur non essendo stati amati.

Un film che non può fare a meno di porre interrogativi, senza retorica, sul valore della vita che in alcune circostanze (non solo dalle Assicurazioni!) viene quantificato in denaro lasciando un amaro che è difficile far andar via.

Author: Brian

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