REGIA: François Ozon.
ATTORI: Marine Vacth, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Fantin Ravat, Johan Leysen.
PAESE: Francia, 2013
GENERE: drammatico
DURATA: 94 min.
Recensione di Erica Volpi
Lei è giovane e bella (anzi bellissima), ha 17 anni, è una studentessa e si prostituisce chiedendo 300 Euro a prestazione.
Inizia tutto per caso, dopo che un giorno, all’uscita di scuola, viene avvicinata da uno sconosciuto che le lascia il proprio numero di telefono. In un primo momento Isabelle (per i clienti Lea) ignora la cosa ma qualche giorno dopo, ritrovando per caso nella borsa il contatto di quel signore distinto che l’aveva fermata, decide di chiamare.
Isabelle conduce una vita apparentemente normale: vive in un bell’appartamento con la madre, il fratello minore e il patrigno ma dopo un’estate in cui consuma il suo primo rapporto sessuale (insoddisfacente) torna a Parigi profondamente cambiata.
La scoperta del sesso e la delusione provata, portano la ragazza a “staccarsi” con la mente da quella che dovrebbe essere un’esperienza totalizzante e a pensare che vendendo il suo corpo potrà realizzare delle ingenti somme di denaro.
Isabelle comincia così a vedere, rigorosamente nel pomeriggio, un uomo dietro l’altro. Con alcuni vivrà momenti piuttosto spiacevoli ma questo non la farà desistere dal proeguire in questa sua doppia vita nella quale si trasforma anche esteticamente: la grande borsa che porta sempre con sé le serve infatti per tramutarsi da studentessa “acqua e sapone” a femme fatale irresistibile.
Uno dei suoi numerosi clienti, il più anziano, le si affezionerà fino a richiedere la sua presenza con costanza e assiduità. Proprio durante un rapporto sessuale, l’anziano signore muore di infarto. Isabelle/Lea dopo aver tentato invano di rianimarlo, lascerà l’hotel dove erano soliti incontrarsi ma la polizia non impiegherà molto a mettersi sulle sue tracce.
Questo episodio segnerà inesorabilmente la vita della ragazza. Tutti verranno a sapere ciò che Isabelle faceva nei pomeriggi in cui non era dedita allo studio. La sua famiglia borghese sarà costretta ad interrogarsi sugli errori fatti e sulle motivazioni che la spingevano a prostituirsi.
La giovane viene mandata in modo “coatto” da un terapeuta e solo lì, nello studio del professionista, riuscirà ad entrare per la prima volta in contatto con le sue emozioni. Molto toccante la frase che Isabelle pronuncia quasi bisbigliando riferendosi al suo cliente-padre : “Solo lui mi dava quello di cui avevo bisogno, mi toccava , mi accarezzava”.
Un film struggente sulla solitudine che spesso caratterizza i rapporti familiari, sulla distanza siderale che può esserci con una madre che nella sua apparente impeccabilità faceva mancare tutto alla propria figlia perché assente dalla relazione con lei.
Uno sguardo sui bisogni autentici degli adolescenti, prima bambini, che chiedono il nostro sguardo su di loro perché questa richiesta non si trasformi in domanda inappropriata rivolta ad altri.
Un film che ci offre una chiave di lettura sulle motivazioni che spingono insospettabili adolescenti, non ultime quelle che ultimamente sono salite agli onori della cronaca nazionale, per comprendere le ragioni più profonde.
Paradossalmente le più semplici: il bisogno di qualcuno che ci sia e che rimanga in ascolto nonostante apparentemente venga meno la richiesta quando diventiamo grandi.
26 dicembre 2013
complimenti…