Eroi di carta. Il caso Gomorra e altre epopee
EROI DI CARTA
il caso Gomorra e altre epopee
Autore: Alessandro Dal Lago Edizioni: ManifestoLibri Prezzo:18.00 euro Pagine: 158 Anno: 2010di Giuseppe Preziosi
“io non sono un cronista sono un scrittore”
Roberto Saviano
Ho sentito parlare per la prima volta di Roberto Saviano da una mia amica diversi anni fa. Mi parlò di un ragazzo della nostra età conosciuto a Napoli che andava in giro per le periferie del casertano alla ricerca di materiale per scrivere articoli sulla camorra. Era un pò preoccupata per lui.
Poco dopo l’uscita di Gomorra un mio amico mi parlò con profonda ammirazione dello scrittore, del suo libro, del suo successo commerciale nonostante avesse pubblicato un libro “difficile” e del desiderio di invitarlo alla festa di liberazione dell’estate avellinese.
Passato un altro pò di tempo ho visto Roberto Saviano moltiplicato e trasfiguarato in televisione, carta stampata, radio, chiacchiere da bar, petizioni, appelli. (l’ultino è un video del 21 febbraio dove ci informa della sua posizione rispetto alla legge sul testamento biologico e sul fatto che ha tre lauree in legge.http://tv.repubblica.it/copertina/testamento-biologico-l-intervento-di-saviano/62552?video=&ref=HREC1-6)
Ho letto Gomorra più volte e diversi articoli di Saviano. Ho ammirato come moltissimi altri il coraggio e la forza delle sue parole sperando che come lui moltissime altre normali persone, studenti, lavoratori, campani, italiani sentissero l’odore del marcio che troppo spesso si estende dalle mie/sue parti. In poco tempo la sua immagine ormai pubblica ha subito una lenta ma inesorabile trasformazione. Da grido di ribellione a una stato di soffocamento sociale la sua voce mi è sembrata diventare una discorso moralistico e vagamente cosolatorio, una cantilena buona per tutte le occasioni, tutti i contesti; una voce buona per veicolare qualsiasi messaggio, una voce che trae la sua legittimazione da se stessa. Tutto questo non toglie a Gomorra una briciola della sua forza ma Roberto Saviano è Gomorra? Mi chiedo cosa abbia reso ogni sua parola un dogma per una larga parte dei suoi lettori/ascoltatori. E anche per per quelli che non lo hanno mai sentiro o letto. Con questo spirito ho iniziato a leggere il libro di Alessandro Dal Lago. Questo testo non risponde a tutte i miei dubbi o meglio, non mi riconvince in tutte le sue argomentazioni ma sicuramente mi ha fornito alcuni strumenti e riflessioni per analizzare più a fondo questo gigantesco affare mediatico. Natulamnte l’opera di Dal Lago ha creato chiasso e lamentele, ma anche articoli e risposte attente e dettagliate. Mi sembra giusto in campo così complesso e insidioso invitare alla lettura di entrambe le voci http://www.carmillaonline.com/archives/2010/06/003522.html .
Il professor Dal Lago parte una considerazione semplice: la questione Gomorra/Saviano è evidentemente una grossa bolla mediatica che va aldilà del valore reale del libro. Posto questo dato di partenza e liberatosi dall’ idea grossolana seppur molto popolare che criticare Saviano significa stare dalla parte di camorristi l’autore procede con un’analisi attenta di Gomorra prendendo in considerazione però anche altri scritti su e di Saviano.
La prima sottolineatura importante riguarda l’ effetto di verità; il modo stesso in cui è costruito Gomorra, attraverso un io scisso in prima persona letteraria, seconda prima persona (l’autore), terza prima persona (Saviano in carne e ossa) che diventa il garante ultimo della verità del testo scritto; questo a partire dalla natura stessa di ibrido docu/fiction che dal Lago definisce così “narrazione a piega, in cui finzione letteraria e funzione documentaria si implicano, a ogni pagina, direi a ogni riga“. Lentamente nelle pagine scritte da Saviano si delinea la forma del vero protagonista, quella dello scrittore eroe che offre le sue preziose rivelazioni su camorra e suoi funzionamenti interni, l’immenso potere economico che innerva il territorio campano insieme a cancrene, pus, materiali in decomposizione, succhi gastrici, puzze e involtini primavera.
Anche se promessa in quarta di copertina nessuna dcumentazione è fornita in Gomorra; non serve perchè nel territorio ibrido docu/fiction è l’autore stesso carne e sangue ad essere garante della verità, è il procedere stesso del racconto che produce la sua legittimazione. Vengono poi analizzate alcune parti del libro: il ritratto non prorpio edificante di una parte della comunità cinese in Italia (http://www.associna.com/modules.php?file=article&name=News&sid=449), particolari letterari-ammetto che nelle questioni di stule sono un pò pedante-scrive Dal Lago, avvenimenti tragici e reali dove i dettagli sembrano deformati per essere in sintonia con l’ispirazione del narratore.
Le articolazioni elementari del bene e quelle del male portano a strade labirintiche. L’epica è questo. Un contenitore colmo di valori, leggende, miti, orgogli, legislazioni della morale, ordini della coscienza, creature della terra e del sangue in cui chiunque può riflettere se stesso, e a cui chiunque può decidere di accordare il senso del proprio quotidiano trovandovi la malta per sentirsi parte di una comunità. O può opporvisi per sempre…
L’epica si sedimenta e si crea quando è forte il senso di appartenenza a una civiltà e ancor più quando essa si sente minacciata. L’epica la fonda e la difende. In contrapposizione agli altri, ma non può essere che così…
E non sai se sono stati gli effetti speciali, o i racconti che ti hanno formato da bambino, ma alla fine del film ti sale una voglia strana. Ti va di andare da tuo figlio, se ce l’hai. O di raccogliere per strada un ragazzino qualsiasi, prenderlo per un braccio e portarlo in qualche angolo dove l’Italia è ancora Magna Grecia, davanti al tempio di Poseidon a Paestum, o a Pozzuoli al tempio di Serapide, o dinanzi all’orizzonte marino del tempio di Selinunte in Sicilia, e raccontargli delle Termopili e di come 300 spartani, 300 uomini liberi, hanno resistito contro un immensa armata di soldati-schiavi. E ti viene voglia di prendergli la testa fra le mani e urlargli affinché non se ne dimentichi mai le parole di Leonida: “Il mondo saprà che degli uomini liberi si sono opposti a un tiranno, che pochi si sono opposti a molti e che. persino un dio-re può sanguinare”. Con buona pace di Ahmadinejad…
Roberto Saviano http://www.robertosaviano.it/articoli/recensione-al-film-300/
Un eroe ha bisogno del male per definirsi, di un male nero, assoluto, denso, impenetrabile affinchè la figura dell’eroe si stagli ancora più definita, i contorni siano netti, il bianco della purezza risplenda contro il nero della malvagità. Questo aspetto è affrontato nella seconda parte del libro di Dal Lago. È questo che ci serve? Definire il male assoluto del nostro tempo? È una risposta che sentiamo girare spesso nella forma delle invocazioni a interventi straordinari per far fronte alla crimilità, alle calamità naturali, alle emergenze. Protezione civile e miliati schierati per risolvere questioni di fronte alle quali lo Stato si rivela impotente… Così la criminalità organizzata è una questione da eroi. E chi ha avuto il coraggio di affrontali, denunciarli, mettere in gioco la propria vita si pone su di un gradino morale diverso dal quale ci illustra la linea morale da seguire . E non solo nel campo della lotta alla camorra (http://www.robertosaviano.it/articoli/lettera-ai-ragazzi-del-movimento/ , http://www.robertosaviano.it/articoli/vi-racconto-bono-lontano-dal-palco/ , http://www.robertosaviano.it/articoli/addio-pietro-addio-guerriero/ ).
Siamo lettori impegnati, preoccupati, attenti, vigili ma non eroi, a noi non compete scendere negli inferni, è un lavoro da eroi. Ma noi attraverso la lettura siamo lui; siamo tutti Roberto Saviano.
Nell’ultima parte del suo libro il professor Dal Lago inserisce Gomorra nel contesto del New Italian Epic un movimento letteraio lanciato da WuMing 1 e 2 affermando che “sotto la produzione di molti autori italiani degli ultimi dieci-quindici anni vi è un giacimento di immagini e di riferimenti condivisi. Dalle trasformazioni che avvengono là in basso….dipende il futuro della narrativa italiana“.
Il New Italian Epic racchiude autori eterogenei quali Camilleri, Lucarelli, Saviano, Carlotto, DeCataldo, Genna, Evangelisti che secondo Dal Lago condividono “forza autonoma della parola scritta, che da sola sarebbe capace di cambiare il mondo grazie al successo di pubblico dei libri, “responsabilità” dello scrittore spinto da irrefrenabile impulso morale, uno stile che pretende di mettersi al supposto livello dei lettoriper parlare loro in modo più efficace“.
Per Dal Lago una forma di comunicazione immediata e consolatoria che tramite scritture eterogenee e molteplici mezzi mediali mischia strategie editoriali e una idea di civismo in cui è facile identificarsi, inferi e eroi, romanzo e cronaca.
Come ho già scritto il libro di Dal Lago non mi ha convinto del tutto ma sicuramente apre la possibilità di andare oltre i disocrsi ripetitivi e superficiali sull’eroe Saviano. La cosa migliore comunque per farsene una idea precisa e personale è quella di leggere i suoi articoli che trovate raccolti qui:http://www.robertosaviano.it/ . Buona lettura.
30 marzo 2011
Gentile Dimitra
apprezzo il suo articolo, informativo ed equilibrato. Diffido di Dal Lago, autore da tempo sulla braccia per la sua polemica anti Saviano e del quale ho letto le argomentazioni. Trovo che l’atteggiamento di Del Lago sia questione di lana caprina rispetto a Gomorra. Trovo che ciò che emerge è l’invidia e il livore per essere stato bruciato sul filo di lana nella ricerca della notorietà ,non invece della denuncia civile, cosa che peraltro Del Lago si guarda bene dal pronunciare.Dal Lago mi ricorda Sciascia quando attaccò Falcone.Lo stesso dramma di chi vede offuscata la coscienza civile da livori personali.Cordialmente