Il QI degli Italiani

SEGNALAZIONE

Un collega inglese, con un commento ironico, mi ha trasmesso questo articolo appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Intelligence (circa 3 punti di Impact Factor).

L’articolo parte dalla famosa, o famigerata, valutazione PISA, converte questa valutazione degli apprendimenti – in un modo per me misterioso – in QI, e correlandola con i parametri bio-antropologici più disparati, deduce che gli Italiani del nord hanno una intelligenza superiore a quella degli Italiani meridionali. Conclude infine che questa inferiorità “può essere attribuita alla mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e del Nord Africa”. Sembra una barzelletta, o una provocazione, ma questo novello Jensen rischia di fornire l’alibi scientifico per l’affossamento definitivo del sud povero perché illetterato, basso di statura e adesso anche stupido.

L’articolo è stato presentato anche da Ferdinando Giugliano su Repubblica (17 Gennaio 2010, p. 29) in modo abbastanza esaustivo ed opportunamente critico.

Credo che bisognerà dare una risposta, magari aprendo un dibattito su questo tema…non si può trattare così l’intelligenza (in tutti i sensi!)

Grazie per l’attenzione e cordiali saluti

Lettera firmata

STRALCIO DELL’ARTICOLO COMPARSO SU REPUBBLICA

DOMENICA, 17 GENNAIO 2010

Pagina 29 – Economia

Scoppia la guerra del QI “Sud Italia più arretrato? Sono meno intelligenti”

Bagarre sulla tesi di una rivista di psicologia: è razzismo

Uno studio “etnico” di Richard Lynn sconcerta il mondo accademico

FERDINANDO GIUGLIANO

MILANO – Ci sono teorie accademiche che escono dalla porta principale delle università per poi rientrare, in maniera silenziosa, da una finestra, magari cento anni più tardi. È questo il caso dell´idea secondo cui, alla base degli importanti divari regionali che caratterizzano l´Italia, ci siano differenze nel quoziente intellettivo degli abitanti delle diverse regioni italiane. La tesi (…) è riapparsa in un articolo appena pubblicato sulla rivista accademica Intelligence da Richard Lynn, Professore Emerito di Psicologia presso l´Università dell´Ulster (…).

La tesi del Prof. Lynn è basata su alcuni dati provenienti dai test PISA (Program for International Student Assessment), che rilevano dati relativi a diversi tipi di apprendimento da parte degli studenti all´età di quindici anni. Incrociando questi dati con quelli sul reddito, Lynn conclude che «differenze nel quoziente intellettivo spiegano l´88% della varianza nel reddito presente nelle regioni italiane». Per Lynn, la spiegazione del più basso quoziente intellettivo nell´Italia meridionale sarebbe da attribuire alla mescolanza delle persone di queste regioni con popolazioni del Vicino Oriente e del Nord Africa che, sempre a detta di Lynn, sono caratterizzate da un quoziente intellettivo più basso.

Il lavoro di Lynn (…) sta incontrando non poco scetticismo all´interno del mondo accademico italiano e non solo. Emanuele Felice, dell´Università di Siena, uno dei maggiori esperti dei divari di sviluppo in Italia, non ha esitazioni a definirsi “sconcertato” dalle tesi di Lynn. (…).Per Brian A´Hearn, docente dell´Università di Oxford e autore di numerosi saggi sul divario fra il Nord e il Sud dell´Italia, i nessi logici dell´argomento presentato da Lynn sono parecchio discutibili. (…) «Prima di tutto – esordisce A´Hearn – il Prof. Lynn sostiene di avere dei dati che misurano le differenze nel quoziente intellettivo, mentre in realtà si tratta di dati che misurano le differenze nei risultati scolastici». Per il Prof. A´Hearn, poi, l´idea che “le differenze genetiche fra le popolazioni possano causare differenze nell´intelligenza media non è assolutamente provata». Intervistato dal nostro giornale, Lynn difende i suoi risultati dicendo che «l´intelligenza e i risultati scolastici sono altamente correlati», anche se si dice pronto ad accettare critiche basate sull´idea che la qualità dell´istruzione al meridione sia inferiore a quella del settentrione. Oltre alla fragilità delle tesi di Lynn, l´aspetto che più sconvolge gli accademici interpellati è che l´articolo sia stato pubblicato in una rivista internazionale, dopo regolare sistema di peer-review, cioè una valutazione dell´articolo fatta da altri accademici.

ALTRI ARTICOLI CORRELATI

http://city.corriere.it/2010/02/17/milano/documenti/uno-studio-inglese-al-sud-italiani-sono-piu-stupidi-20677069339.shtml

ARTICOLO ORIGINALE

Titolo originale: “In Italy, north-south differences in IQ predict differences in income, education, infant mortality, stature, and literacy” (“In Italia, le differenze nel Quoziente Intellettivo fra Nord e Sud predicono le differenze nel reddito, nel livello d´istruzione, nella mortalità infantile e nell´analfabetismo”)

Pubblicato sulla rivista: Intelligence, Vol. 38, n. 1, 2010, pp. 93-100

Autore: Richard Lynn,

Abstract: Regional differences in IQ are presented for 12 regions of Italy showing that IQs are highest in the north and lowest in the south. Regional IQs obtained in 2006 are highly correlated with average incomes at r = 0.937, and with stature, infant mortality, literacy and education. The lower IQ in southern Italy may be attributable to genetic admixture with populations from the Near East and North Africa.

Traduzione: (Dallo studio condotto) emergono delle differenze, nei punteggi di QI, tra 12 regioni italiane. In particolare i punteggi più elevati si registrano nelle regioni del nord e quelli più bassi nel sud. I punteggi di QI per ciascuna regione ottenuti nel 2006 sono altamente correlati con i redditi medi (r = 0.937), con la statura, con la mortalità infantile, con l’alfabetizzazione e con l’istruzione. I punteggi più bassi di QI, registrati nel sud Italia, potrebbero essere attribuibili alla mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e del Nord Africa.

PARERE DEL PROF. SANTO DI NUOVO [*]

Sembravano tramontati i tempi in cui Arthur Jensen1 pretendeva di dimostrare che la variabilità del QI fosse da attribuire per la maggior parte a fattori ereditari legati alla razza, e questo spiegava gli insuccessi dei programmi scolastici mirati ad accrescere il livello di intelligenza dei bambini di razza afro-americana. Si confermava l’ipotesi, già in precedenza avanzata dallo stesso autore, che il livello di intelligenza concettuale risulta superiore nelle razze bianca e asiatica-americana rispetto a quelle messicane e afro-americane.

Sembravano assodate le critiche a questa conclusione “scientifica”, soprattutto sul piano metodologico (legato al modo di misurare l’intelligenza) ma anche su quello etico-politico, per le pesanti ricadute sulle politiche razziali negli Stati Uniti e in altri paesi. La critica più radicale al modo disinvolto di ‘misurare la mente umana’ venne dal famoso libro del biologo evoluzionista Gould, che sarebbe il caso di rileggere con attenzione2.

Invece la controversia sulle relazioni fra razze e intelligenza viene riaperta dall’articolo del nordirlandese Richard Lynn, che non usa però un test intellettivo, ma rielabora i dati della valutazione PISA (Program for International Student Assessment), applicata agli studenti quindicenni di 52 paesi e riguardante la comprensione della lettura, abilità matematiche e scientifiche.

Questa valutazione fu a suo tempo aspramente contestata sul piano metodologico per la carenza di attendibilità e di omogeneità nella  somministrazione, i rischi (provati) di falsificazione, la scarsa validità di costrutto. L’aspetto più sconvolgente è che l’autore assume queste valutazioni degli apprendimenti come “stima del QI”, basandosi sulla procedura di un certo Rindermann3 e sostenendo che “Il test di lettura PISA è una misura della comprensione verbale e la prova di matematica è una misura di ragionamento quantitativo, ed entrambe sono componenti dell’intelligenza generale, mentre la comprensione scientifica è fortemente correlata con l’intelligenza generale … e così pure il grado di istruzione” (Lynn, 2010, pp. 95-96).

Segue una curiosa incursione nella genetica (p. 96): “E’ stato dimostrato che vi è una forte correlazione genetica fra le abilità cognitive misurate dai test di intelligenza e di profitto, gli stessi geni determinano le abilità misurate da entrambe le categorie di test” (sarebbe ben strano il contrario!).

E infine una definizione di ciò che intende per intelligenza: “I termini intelligenza e QI sono usati in questo articolo nel senso della somma di tutte le abilità cognitive e QI globale, come misurati da test di intelligenza quali i Wechsler e Binet. I test PISA misurano una qualche mescolanza di g di Spearman (il fattore generale presente in tutte le abilità cognitive), di gf (intelligenza fluida o abilità di ragionamento) e gc (comprensione / conoscenza) anche se non è possibile quantificare il contributo di questi tre fattori ai punteggi PISA” (p. 96).

Che i test PISA – con le critiche di attendibilità e validità che hanno ricevuto – possano essere considerati indicatori di ‘fattore g’ è davvero strabiliante, e qui  l’autore non cita alcunché se non la propria discutibile opinione, dimostrando peraltro di ignorare anche il dibattito sulla esistenza stessa di questo fattore g che molti contestano da tempo.

Come ciò che Lynn stesso definisce ‘componenti’ e ‘correlati’ possano diventare indicatori essenziali – e esclusivi – di un fenomeno (vecchia illusione di pars pro toto), e come si possa parlare legittimamente di QI così derivato quando esiste un dibattito ormai secolare sui limiti del QI misurato con i test psicometrici ben più attendibili e validi, è un mistero di cui si dovrebbe chiedere conto ai referees si questo articolo che l’hanno giudicato accettabile per la pubblicazione con Impact factor che proprio sull’intelligenza è centrata.

Compiuta questa discutibile operazione di conversione dell’apprendimento dei quindicenni in intelligenza generale della popolazione, Lynn procede a correlare questo cosiddetto QI con i parametri bio-antropologici più disparati, indicando la differenza di origine regionale legata al QI come ‘predittore’ delle altre variabili: basso reddito, alta mortalità infantile, bassa statura (!) e  minore grado di cultura.

Dall’analisi dei dati aggregati per regione deduce che gli Italiani – e qui, sempre nella logica della pars pro toto, la specificità di età dei dati PISA misteriosamente svanisce – al nord hanno un’intelligenza superiore a quella degli Italiani meridionali (la cui media sarebbe tra 89 e 92!).

Cita a conferma la distribuzione delle “figure significative” – che hanno dato contributi rilevanti alla scienza, alla letteratura, alla musica e all’arte fra il 1400 e il 1950 – fortemente squilibrata a favore del Nord.

Infine, con una avventurosa escursione nella storia e nell’antropologia, conclude che questa inferiorità “può essere attribuita alla mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e del Nord Africa”.

Restiamo in attesa che sul piano scientifico rispondano quanti si occupano di valutazione psicometrica, e sono al corrente degli enormi problemi che essa pone, disinvoltamente ignorati da Lynn; quanti sanno che le correlazioni semplici possono essere fuorvianti se esistono fattori sovraordinati che determinano le relazioni stesse; e quanti vorranno ri-analizzare i dati presentati per capire se possono assumere significati diversi da quelli che l’autore ha arditamente dedotto.

Restiamo in attesa (da meridionali non pentiti e non emigrati) che qualcuno ricalcoli i “personaggi significativi” – magari spiegando i criteri con cui vengono ritenuti tali – in modo da riqualificare un po’ il sud, che secondo la hit parade dell’irlandese ne avrebbe prodotti solo 19 in cinque secoli e mezzo.

E speriamo che i mass media, come sono soliti fare, non si impadroniscano delle conclusioni di questo studio (ignorandone ovviamente gli aspetti metodologici) trovandovi l’alibi ‘scientifico’ per sostenere politiche più o meno palesemente razzistiche verso i meridionali che meritano di restare più poveri perché più illetterati, bassi di statura e adesso anche stupidi. O per suggerire che i pochi più intelligenti emigrino al nord, aumentando così il divario e rendendolo definitivo.

Nell’attesa e nella speranza, credo che ogni lettore dovrebbe approfittare di questo articolo – disponibile su internet – per rendersi conto da sé su quanto sia facile nella scienza dimenticare un metodo adeguato per concettualizzare e valutare l’intelligenza, e fors’anche un modo corretto di usarla.

[1] Jensen A. R. (1969) How much can we boost I.Q. and scholastic achievement. Harvard Educational Review, 39, 1-123

2 Gould S.J. (1981), The Mismeasure of Man, Norton, New York-London.

3 Rindermann, H. (2007). The g-factor of international cognitive ability comparisons: The homogeneity of results in PISA, TIMMS, PIRLS and IQ tests across nations. European Journal of Personality, 21, 667-706.

[*]

Ordinario di Psicologia, Università di Catania

Presidente Struttura didattica in Psicologia

Coordinatore Corso di Laurea interateneo Catania-Enna “Kore”

Chiara Santi

Author: Chiara Santi

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4 Comments

  1. Senza entrare nel merito degli aspetti metodologici della ricerca che effettivamente possono essere considerati alquanto curiosi, Lynn ha comunque il merito di essere giunto a conclusioni che, se non vogliamo essere a tutti i costi ipocritamente “politically correct”, beh, un fondo di verità lo hanno, e non è il caso di offendersi, come fa il prof Santo Di Nuovo, perchè i dati storici, riguardo le figure significative che hanno dato contributi rilevanti alla scienza, alla letteratura, alla musica e all’arte fra il 1400 e il 1950, sono una realtà oggettiva assolutamente vera e verificabile. Stop.

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    • @Ludwig, “Senza entrare nel merito degli aspetti metodologici” dice Ludwig. Come a dire senza entrare in argomento… Beh, allora apriamo bocca e gli diamo fiato. Magari faccio un sondaggio nel mercato sotto casa e mi faccio un’idea realistica di come girano le sfere celesti. Ognuno ha i suoi criteri.
      Luigi D’Elia

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  2. Cosa misura il QI. La quantità delle nozioni immagazzinati? La capacità di utilizzare al meglio le nozioni, poche o tante che siano? A beneficio proprio e della collettività. Non c’è intelligenza se non c’è anima, cuore, amore. Esistono questi parametri nella misurazione del QI?

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