L’odore dello schizofrenico
SEGNALAZIONE:
In un articolo di La Repubblica del 24 giugno, nel riportare la notizia di ricerche scientifiche relative alla capacità dell’olfatto dei cani (o di sensori artificiali) di rilevare le sostanze esito di alterazioni del metabolismo rilasciate nell’aria da persone affette da malattie quali cancro o diabete, si giunge a sostenere che esisterebbe un sensore utile nella diagnosi della schizofrenia! Una bufala gigantesca, risibile per qualunque addetto ai lavori. Ma quali inquietudini può suscitare nelle persone schizofreniche l’idea di poter essere “stanati” da un sensore, magari a propria insaputa?
Lettera firmata
TESTO ARTICOLO:
Elena Dusi, “I cani-medico che staneranno le malattie”, La Repubblica 24 giugno 2009, p. 39.
La giornalista riporta la notizia che “in Inghilterra un corso d´addestramento per gli animali insegnerà loro a riconoscere i mali dei padroni: le alterazioni del metabolismo rilasciano sostanze che il sistema olfattivo degli ‘allievi’ sa individuare”. A partire da varie testimonianze di malati di diabete, un laboratorio della Queen’s University di Belfast ha intrapreso una ricerca dalla quale è emerso che il 65% dei 212 pazienti diabetici avevano rilevato nei loro cani comportamenti quali guaire, abbaiare, leccare i padroni subito prima delle crisi di ipoglicemia. Da questo dato l’iniziativa di un corso d´addestramento per 17 cani che insegnerà loro a riconoscere le crisi di ipoglicemia nelle persone con il diabete. “Le doti da ‘medico’ nei cani stanno tutte nel naso”, prosegue la giornalista, “Da anni si era intuito che molte malattie hanno un odore caratteristico, nato dall´alterazione del metabolismo (e il diabete è un caso tipico) o dalle particolari sostanze prodotte dai tessuti tumorali. Fu la rivista medica The Lancet nel 1989 a riferire il caso di un cagnolino che aveva l´abitudine di leccare un neo sulla gamba della sua padrona. Quel neo risultò poi essere un melanoma maligno, la forma più grave di cancro alla pelle. Da quella che sembrava una boutade nacquero studi scientifici in tutto il mondo…. Per superare gli inconvenienti legati all´uso dei cani, all´università di Roma di Tor Vergata si lavora da anni alla messa a punto di un naso artificiale. Si tratta di un sensore capace di captare le sostanze chimiche presenti nell´aria, che offre un aiuto nelle diagnosi di vari tumori (polmone, rene, vescica, melanoma) e perfino in malattie psichiatriche come la schizofrenia. Nel caso del cancro del polmone, per esempio, le cellule malate producono dei derivati del benzene che finiscono nell´aria che viene espirata e vengono captati dallo strumento… Per saperne di più:
www.area.fi.cnr.it/r&f/n21/torvergata.htm“
PARERE A CURA DEL PROF. PAOLO MIGONE:
La notizia che si possano addestrare dei cani per annusare o “stanare” gli schizofrenici potrebbe suscitare ilarità. Il fatto grave però è che questo articolo ha tutta l’aria di non essere un articolo comico ma di divulgazione scientifica. L’autrice pare scordarsi dei pregiudizi tuttora diffusi contro la malattia mentale, e non essere al corrente degli sforzi fatti, sia in Italia che nel mondo, per combattere lo stigma della malattia mentale (si pensi a una recente campagna della Organizzazione Mondiale della Sanità contro lo stigma).
Venendo alla questione specifica dell’ “odore” degli schizofrenici, non è la prima volta che se ne sente parlare. Molti anni fa vi erano dei vecchi clinici che ne parlavano, e non in senso metaforico (cioè non per alludere a una intuizione, una sensazione, una sorta di Praecox Gefühl, come la chiamò un noto clinico tedesco, questione complessa che non è possibile discutere in questa sede), ma in senso letterale, senza rendersi conto che spesso poteva trattarsi – oltre che della inconsapevole razionalizzazione di una antipatia per un paziente difficile – del fatto che alcuni schizofrenici, appunto per la perdita del contatto con la realtà, semplicemente non si lavavano e quindi emanavano un cattivo odore. È inutile ricordare che tanti non schizofrenici non si lavano, e tanti schizofrenici si lavano benissimo, magari di più di non schizofrenici. Un’altra osservazione che qui si può fare è che non esiste “la schizofrenia”, esistono solo “le schizofrenie”, cioè diverse forme di questa malattia, molto diverse le une dalle altre. Tanto è vero che alcuni anni fa il presidente della Associazione Mondiale di Psichiatria propose addirittura di abolire il termine “schizofrenia”, dato che può essere non solo inutile ma confusivo (si pensi al termine “follia”, che può andar bene per contesti letterari o retorici, non certo scientifici).
La notizia quindi secondo la quale forse in futuro si potrà utilizzare l’olfatto dei cani per fare diagnosi “perfino in malattie psichiatriche come la schizofrenia” appartiene a quel tipo di giornalismo non serio che mira ad accattivarsi l’attenzione del lettore a tutti i costi, anche al prezzo di far leva su malcelate forme di stigma e di pregiudizio che purtroppo sono ancora presenti in vasti settori della popolazione.
Paolo Migone
Condirettore di Psicoterapia e Scienze Umane
http://www.psicoterapiaescienzeumane.it
Via Palestro, 14
43123 Parma
Tel./Fax 0521-960595
E-Mail migone@unipr.it
LETTERA ALLA REDAZION DE LA REPUBBLICA:
Gentili Redattori,
il nostro Osservatorio ha ricevuto una segnalazione in merito al vostro articolo “I cani-medico che staneranno le malattie” del 24 giugno 2009, p. 39.
A seguito di questa segnalazione abbiamo proceduto a chiedere il parere del nostro esperto professor Paolo Migone.
Potete rinvenire la relativa documentazione qui: redazione@osservatoriopsicologia.com
Saremo felici di dare visibilità a una vostra eventuale replica.
Sperando di svolgere con il nostro lavoro un servizio per il miglioramento della divulgazione scientifica in psicologia, porgiamo i migliori saluti.
La redazione di OPM